Nota di lettura a "Peepshow. Poesie 1996-2023" di Giovanni Turra
Il libro Peepshow. Poesie 1996-2023 di Giovanni Turra (Samuele Editore, 2024) è un’opera stratificata, che attraversa quasi tre decenni di produzione poetica, intrecciando riflessioni personali, storiche e quotidiane in un mosaico di straordinaria intensità. La struttura dell’opera si articola in una serie di sezioni che, come tappe di un viaggio, offrono al lettore uno sguardo multiforme sul tempo, la memoria e la condizione umana.
La prima sezione, Planimetrie (1996-1997), introduce il lettore in un mondo osservato con occhio acuto e inquieto. I versi riflettono una tensione tra lo spazio domestico e il paesaggio esterno, tra l’intimità e la frammentazione della percezione. Il poeta, attraverso immagini come la trave storta di casa e la fissità della calcina costruisce un dialogo tra ciò che è stabile e ciò che muta, evocando un senso di precarietà esistenziale.
Si prosegue con La Casa, una sottosezione che amplifica le meditazioni iniziali, approfondendo il rapporto con l’ambiente domestico. Qui, il dettaglio fisico della casa – gli spazi, gli oggetti, i movimenti quotidiani – diventa specchio di un’interiorità attraversata da incertezze e ricordi. La poesia si fa più intima, quasi confessionale, senza mai rinunciare alla tensione evocativa.
Nella seconda sezione, L’Assedio (1998-1999), il senso di pressione e accerchiamento si traduce in immagini potenti, come i «lavori di scavo» e «il crocifisso all’angolo». L’atmosfera si fa più drammatica e i riferimenti storici, come la figura di Bruno Schulz, ampliano il raggio d’azione della poesia verso una riflessione sulla fragilità dell’essere umano e sulla violenza inscritta nella storia.
Con Peepshow (Anni Zero), si apre una fase di maggiore ironia e introspezione. I testi esplorano la dimensione ordinaria e anonima della vita contemporanea, trasformando situazioni quotidiane – il bagno, il tosaerba, la cucina – in spazi di riflessione e straniamento. Questa sezione offre un cambio di ritmo, alternando toni leggeri e graffianti.
La vasta sezione Con fatica di dire fame (1998-2013) si articola a sua volta in sei sottosezioni, ognuna delle quali esplora un tema o un’immagine centrale: dalle Superfici che riflettono una ricerca di equilibrio e profondità nella banalità del quotidiano, a Quando siamo via dove il senso di perdita e disfacimento trova espressione nella descrizione di oggetti abbandonati e gesti interrotti. Condòmini e Il cadavere di Cook offrono invece spaccati di vita collettiva e personale, arricchiti da immagini pungenti e dense di significato. In Manovre per l’addiaccio e Con fatica dire fame la poesia diventa un mezzo per affrontare le contraddizioni dell’esistenza, tra desiderio e rassegnazione.
Infine, Il bosco degli spiriti (2014-2023) rappresenta l’approdo di questo lungo percorso. Qui, la poesia si fa contemplativa e rarefatta, immergendosi in una natura evocata con toni quasi mistici. Le immagini del «bosco» e della «notte» suggeriscono un dialogo con ciò che è al di là della superficie visibile, un tentativo di avvicinarsi a un’essenza sfuggente e universale.

Da un cortile – prima neppure
presupposto – ritira la luce
la sua rete, le sue cose.
Come quando un uomo muore.
Allora bisognerebbe calarsi,
metter mano,
disporre a lato le parole
prese a prestito dai libri.
*
Il c r o c i f i s s o a l l ’ a n g o l o
Il gelo schioda le braccia
al crocifisso all’angolo.
Alle tempie, l’azzurro
inamidato delle vene.
Uno vi accorre
perseguitato da furie.
Si afferra la patta, s’imbestia.
Poi sgasa, fila via.
ne rinviene quell’altra invece,
come per vetro trasparente e terso.
Fin dentro se stessa strofina
tutto quanto la macchia.
*
Riflettere quel poco
com’è dei sottoposti.
Darsi da fare invece, darci
dentro. Ne viene alla vita una lena
che piace. Tant’è:
si affinano i dolori,
la gioia giubila di più.
Come se mai al mondo
sogni fossero esistiti
e baci
e giardini fioriti.

Giovanni Turra è nato a Mestre nel 1973 e vive a Mogliano Veneto. Insegna italiano e latino nei licei ed è cultore della materia presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dal 2017 al 2022, con Igor De Marchi, Maddalena Lotter e Sebastiano Gatto, ha diretto la collana "A27 poesia" di Amos Edizioni. Ha pubblicato i libri di poesia Planimetrie (Book 1998), Condòmini e figure (in Poesia contemporanea. Nono quaderno italiano, Marcos y Marcos 2007), Con fatica dire fame (La Vita Felice 2014). Come studioso, si è occupato di letteratura di viaggio e letterature straniere nella stampa italiana tra le due guerre, della ricezione del mito classico nella poesia italiana recente, della produzione in versi di Dino Buzzati, dell’opera in dialetto e in lingua di Luciano Cecchinel, delle trame reticenti dei romanzi di Francesco Biamonti.
Comentarios