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Immagine del redattoreEmanuele Andrea Spano

«Sente il tempo della nascita»: recensione a "Mappe del grande mare" di Massimiliano Mandorlo

Leggendo le poesie di Mappe del grande mare, l’ultimo libro di Massimiliano Mandorlo, uscito per MC edizioni nel 2023, si ha immediatamente la sensazione di trovarsi al cospetto di un poeta di grande spessore che certo possiede un universo culturale che si spinge ben al di là della parola stessa, di un poeta colto, nel senso migliore e più alto del termine, che certo non interpreta la scrittura come una mera esibizione del proprio io e del proprio vissuto, ma che sa che quell’io e quel vissuto sono figli di una tradizione umana, culturale e artistica che affonda oltre e prima di noi e che sa, soprattutto, che la parola, la nostra, arriva dopo tutto questo e che il poeta un qualche dovere lo ha, verso il lettore, verso chi lo ha preceduto e verso se stesso. Leggendo Mandorlo le tracce di quell’universo sono dispiegate ovunque, affiorano nei titoli, nelle epigrafi, nei toponimi, dispiegate eppure dissolte dentro la parola stessa, nel ritmo trascinante e lieve dei versi, metabolizzate, digerite, assunte come pietre miliari di un percorso, di un tracciato che solo la poesia può svolgere, inghiottendo quelle tracce e tramutandole in un alfabeto di luce.

L’intera parabola di questo libro, pur nelle sue tante e diverse sezioni che annodano trame all’apparenza così distanti tra loro, si regge sulle due parole chiave evocate già nel titolo: le “mappe” e il “mare”. Il mare come elemento archetipico che richiama l’acqua, che non a caso ritorna in tante forme in queste pagine attivando una catena ininterrotta di significati e di simboli – la pioggia, il diluvio, il naufragio, la salvezza – e che ricuce il tutto del mondo con l’io del poeta, da quell’Adriatico che lo ha visto nascere fino al mare che lambisce la Sicilia delle sue origini, con l’apparizione di Catania che quasi traduce quel mare lucente in un “mare nero”, fatto di lava e di pietra.


Massimiliano Mandorlo, Alma Poesia, Copertina

Il mare con le sue terre sommerse, e si pensi alla leggenda della città di Conca affondata nell’Adriatico, e con quelle emerse su cui ci muoviamo e in cui stanno le nostre radici, come quelle leggendarie di Mussomeli, il paese del padre, il mare che attraversiamo alla ricerca di qualcosa e che minaccia di sommergerci, come nelle vicende dell’esploratore James Cook, sopravvissuto al naufragio.

Le mappe, poi, di questo libro ci raccontano di percorsi che si sovrappongono e si intrecciano: sono le mappe labili di quel mare che, al di là delle carte nautiche, delle rotte tracciate o da tracciare, non è possibile sondare fin nel profondo, sono le mappe fragili del nostro mondo quotidiano, delle nostre città in cui gli autobus ci appaiono come «velieri in fiamme», in cui da una finestra d’improvviso si può sentire il canto di un uccello o assistere al miracolo delle foglie che prendono colore.

Il miracolo, l’idea di una rivelazione possibile, di una salvezza, appunto, pare essere sempre in agguato tra le pagine di questo libro, tanto che assuma i connotati di una preghiera laica, francescana, nell’alluvione di vocativi delle prime pagine, consolati dalla presenza della notte che ci assiste e ci inoltra in quel regno di mistero che non conosciamo, o che sia la luce che guida i re Magi nel loro viaggio, o che ci liberi dal naufragio e ci faccia trovare la terra. La «gioia», come titola il poeta una sezione, nel riscoprirci una fibra dell’universo, nonostante tutto, nel riuscire ad afferrare «l’invisibile luce delle cose».

Sì perché c’è una luce che pervade ogni pagina di questo libro, una luce nascosta, sotterranea, che non risiede solo nella limpidezza adamantina della sua parola, che rifugge ogni facile tecnicismo, ogni rigurgito ipercolto e artificioso, una luce che si riscopre anche nel naufragio, nell’affogamento, quando dal fondo di quel mare «sente il tempo della nascita / battere in lui / risorgere / lentamente» e torna a respirare.



Massimiliano Mandorlo, Alma Poesia

Massimiliano Mandorlo è nato a Cattolica nel 1983. Ha esordito con il libro di poesia Mareoltre (Alla chiara fonte 2009) seguito da Luce evento (Raffaelli 2012) e Nella pietra (Moretti & Vitali 2017, Premio Camposampiero). Collabora con le pagine culturali di vari quotidiani e riviste e ha tradotto alcuni poeti australiani per “Poesia” e “Nuovi Argomenti”. È bibliotecario presso l’Università Cattolica di Milano.

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