Nota di lettura ad "Amigdala" di Riccardo Frolloni
Come già Corpo striato (Industria & Letteratura, 2021), anche quest’ultimo lavoro di Frolloni, Amigdala (Aragno, 2024), porta nel titolo un riferimento a una parte del cervello, quella relativa alla sfera emotiva, in relazione con i ricordi. La storia raccontata in questi testi infatti si compone di frammenti che attingono alla memoria dell’autore e della sua famiglia e, tra verità e finzione, richiamano però a una precisa condizione storica. Le ambientazioni dei testi e delle foto che si alternano rimandano alla provincia degli anni Novanta e alla Romania del dopo dittatura comunista, ma soprattutto a un comune sentimento di ingenua speranza ed euforia che si tramuta in prigionia e rovina. Un viaggio in macchina verso la frontiera rumena liberata, un istinto di fortuna, è l’emotività dell’amigdala che agisce prima che il tutto venga processato a livello di coscienza. Qualcosa, una forma di sopraffazione, rapisce i personaggi prima che possano pensare a uno stadio più profondo e questo, sembra dirci Frolloni, è una condizione dettata dalla Storia. Altre forme di manipolazione vengono raccontate nei testi, come le psicosette e vari episodi che ruotano sotto l’ombra nera del capitalismo, che tutto attrae, mangia, mastica e risputa in mille pezzi. Di fatti le atmosfere dei testi di Frolloni, così come delle foto dall’estetica fredda e in bianco e nero, sono ricercatamente pesanti e lucide, hanno a che fare con una dittatura che dagli anni Novanta ad oggi si ripete, se pur in forme diverse, dalla politica al pensiero.

La guardavano male. Nessuno lì portava sciarpe, o almeno, negli anni del dopo dittatura Ceausescu le donne avevano solo colbacchi, collo alto e pelliccia.
All’aeroporto sbagliato di Bucarest, Bucuresti in rumeno, mia madre aspettava una macchina che non la stava aspettando, e ha avuto paura.
Era necessariamente l’anno più gelido degli ultimi ricordi, lo sarebbe stato comunque per chi come noi non ha mai ascoltato storie di sangue gelato, e non poteva
uscire e poi rientrare, non poteva chiedere aiuto, non sa la lingua e poi cosa chiedere, forse sono proprio le facce che incutono mutismo, dipingono fuggiaschi,
traditori, ladri – la provincia sempre presente, il diverso come mostro, il sospetto e di nuovo la paura, la paura ti salva la vita, stai attenta – cercava un cenno, un sorriso, il nome Alina
nei lineamenti, nome comune, un numero di telefono fisso, di casa sua, forse, cerca una cabina telefonica, ma prima: il cambio valuta, mille lei, cartaccia che non vale niente,
aveva appena venticinque anni, e la fuga e la vita era un tutt’uno.
*
Fiorenzo, Rachele, Martina, Lorena, mio padre, mia madre, Bice e Ideale, si siedono, mangiano, parlano solo di circostanze,
delle abitudini dei rumeni, delle libertà sessuali, i controlli dittatoriali alla frontiera, la strada gelata tutt’intorno Bucuresti, che quasi fanno un incidente mortale.
Alina tiene d’occhio l’orologio, falce e martello sul quadrante, sono le tre, l’ora del lupo, una cappa di fumo espansa per le stanze dell’appartamento, e vanno tutti a dormire.
Brandine separate per Pina e Peppe, nella stanza insieme a Dorian e Alina, pareti bianche senza quadri, un grosso armadio in compensato, una plafoniera trasparente.
Il comunismo, pensa mia madre, o non pensa a niente.
Nella diffrazione dei pensieri tornava, prendeva sempre nuove forme, la puzza di chiuso, l’umido della muffa, lo scartocciare dei soldi, neri come un tumore.

Riccardo Frolloni nasce nel ’93 a Macerata. Laureato in Italianistica, pubblica la plaquette Languide istantanee Polaroid (Affinità Elettive 2014) e Corpo striato (Industria & Letteratura 2021). Insieme all’artista Giulio Zanet ha pubblicato il libro d’arte Claustro (Edizioni Gei 2021). Ha tradotto Sul non perdere le ceneri di mio padre nell’alluvione di Richard Harrison ('roundmidnight edizioni 2018), Non praticare il cannibalismo, antologia dell’opera di Ron Padgett (Del Vecchio Editore 2021). È stato direttore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna e ha lavorato per la School of Continuing Studies dell’Università di Toronto come lettore e assistente. Scrive per la rivista musicale «Impatto Sonoro» e ha fondato il progetto Lo Spazio Letterario. Insegna italiano e latino nei licei.
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