Nota di lettura a "Qui un amore e l’altro" di Luca Minola
Quello che Luca Minola sembra voler comunicare in Qui un amore e l’altro (TAUT, 2022) con il linguaggio della poesia è una sensazione, un sentimento, uno stare nel mondo che corre come un filo sottile tra le cose e le persone avvolgendo tutto il creato. Quasi in un canto che si concretizza attraverso forme ritmiche variegate – dal verso lungo, alla poesia in prosa ma sempre in componimenti brevi – e che sembra sfuggire via dalla bocca di chi lo pronuncia ad alta voce o lo legge interiormente, la poesia di Minola ci lascia davanti a un paesaggio geografico e dell’anima tutto da interpretare. Ci sono le stagioni, il giorno e la notte che scandiscono il ritmo, il cielo nelle sue variazioni metereologiche, gli odori e i colori della natura che sono associati alle sensazioni. Si tratta certamente di una poesia che, per le scelte semantiche e per un certo allegorismo, rimanda a una lirica classicheggiante. Anche il tema amoroso, collocato come termine di paragone a fiori, uccelli ed elementi naturali, si inserisce in una tradizione lirica che va da Petrarca a Leopardi a Pascoli. Nomi inavvicinabili e da cui Minola riprende solo l’estetica del verso, senza volere la profondità, il dolore, il senso. Qui si cerca piuttosto uno stato di leggerezza, di innamoramento felice, di attesa speranzosa: «Uno sguardo, colombe in attesa / di un fischio», «Il merlo una volta sostenuto / scaverà e racconterà / che bisogna amare», «Non c’è tremore, solo colombe». La positività di fondo che orienta i versi e il loro tono è interessante e segno di un lavoro che vuole porsi come maturo, frutto di tempo, studio e ragionamento. L’esito è talvolta un po’ scontato nelle immagini ricreate, mentre risultano più incisivi gli accostamenti delle ultime due sezioni, “Qui” e “Incendi”: «Prima di ogni musica i nervi sentono le rocce, i tetti il sentimento / dei lampi nel cadere», «Il lago è profondo, è tutto lì. Questo corpo a corpo, / senza sconfitta. Piante e fuoco stellare». Il filo sottile che scorreva accarezzando il mondo e condotto dal poeta sembra infine avvolgersi intorno al sé, come a scaldarlo e a invitarlo a non guardare lontano ma proprio qui dove si può ascoltare un respiro: «È questa la tua pena, stella a stella / richiamate a te».
Nessun sapore nei paraggi. Un altro fiore asseconda tutto questo
verde, replicandosi. Gli alberi crescono con te, sempre di
più. Con le figure nulla è più femminile e armonioso. Passa
un rumore limpido, così desiderio e cielo si uniscono. La parte
sinistra della strada porta oltre, ogni causa può fiorire.
*
Vorrai tutti i colori di un primo dipinto e l’ala piegata del
paesaggio. La nebbia avvolgerà la vita immobile. Anche i fogli,
come ogni cosa, ripiegheranno verso l’interno.
*
L’amore per volontà moltiplicato in primizie
può battere il centro
o apparire in tempi d’edera,
sceglierà l’anno che viene.
Gli orologi placano il sapore delle costruzioni,
pieghe di vento.
Luca Minola è nato a Bergamo nel 1985. Ha pubblicato con F. M. Tipaldi la raccolta Il sentimento dei vitelli (EDB, 2012; Premio Maconi Giovani 2013). Alcuni suoi testi sono contenuti nel Quadernario Almanacco di Poesia a cura di Maurizio Cucchi (Faloppio, LietoColle, 2014), in Smerilliana n° 18 nella sezione “Poesia italiana, sulle tracce di una generazione “ a cura di Franca Mancinelli, 2015; nel Bisestile di poesia, a cura di Alberto Pellegatta (EDB Edizioni, 2016). Le sue poesie sono pubblicate sui blog Interno poesia e Nuovi Argomenti-Officina poesia.
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