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  • Immagine del redattoreAlessandro Pertosa

Nota di lettura a "Nuova canzone felice" di Marco Melillo

Nella Nuova canzone felice di Marco Melillo (Marco Saya Edizioni 2021) il canto si fa tensione al cielo e si dispera, sperando oltre ogni ragionevole speranza. C’è tanta filosofia insieme a bella poesia in questa raccolta che canta la morte e la vita in quattro sezioni.

Nella prima sezione del libro, Mediterraneo, sono condensate quelle che potremmo definire tematiche di fondo: il mare, i giardini, le piante, gli animali e l’uomo che si trova in mezzo ad essi non come regnante dispotico, ma compagno, curatore del mondo, gestore di un tesoro immenso. Questa ambientazione si intreccia ad altre liriche sui migranti e sui morti in mare ammazzati o lasciati morire. Visioni che contrastano con le splendide primavere che si affacciano su un mondo reso inospitale dalla prepotenza di alcuni pochi sui tanti.

Nella seconda sezione, Disperanza, la poesia viene chiamata «moneta inutile» capace di delineare un mondo, uno spazio abitato da persone di vario tipo: dall’eroinomane agli uomini chiusi in casa per la pandemia paragonati ai topi; dalla pioggia alla vecchiaia umana, dalla poesia alla metapoesia, che poi diventa argomento centrale della terza sezione, Dalle case d’altri, in cui l’autore affronta il tema della sterilità della produzione letteraria contemporanea, finendo per esaltare alcuni autori che Melillo considera suoi maestri sempre vivi, come Whitman, Neruda, Caproni, Pasolini e Montale.

La quarta, ed ultima, sezione, Invisibile mondo, chiude un cerchio iniziato con Mediterraneo al cospetto del mare e della mera osservazione dei fenomeni. Qui la protagonista è l’anima, lo spirito, o meglio il non visibile che emerge dal fondo e si imprime sulla nostra coscienza.




Continuum, primavera


Api in volo come magiche operaie

a piccoli salti suoni d’ambra di una pala

docilmente dimenata nel giardino

lidi vuoti posidonie rinsecchite

che attraversano a brandelli il litorale

scogli chiari melarance vieni qui

e qui pure scopri che non si può mai vedere

tutto fermo se non nella tua sembianza

e senza specchio: solo le parole

che nemmeno tu risparmi e pensi in volo

perché in volo ti vorresti insieme ai frutti

dentro i segni di quest’opera

ma neanche questo è tuo.


Viaggia sopra e accanto

l’orologio tempestoso della terra

con i suoi giorni a scadenza

da che le facciamo guerra.


Circondate amici se potete

il fortunale, non c’è più nessuno

che protegga il mare.


La bambina di Civitella in Val di Chiana


Arrivi un giorno d’estate, i girasoli

affacciati sulla provinciale,

i nuovi ulivi che masticano

le colline, le vigne al giorno scosceso

che brucia feroce il silenzio.

Le piante muovono grida ti pare

dall’alto di rocche sbiadite.

Ma a Civitella si viene per farlo

il silenzio

di una gioventù senza scuse,

senza doverlo stanare.

Il 29 di giugno la vestono con le bandiere

perfino i tedeschi mi dice una vecchia

ci vengono e più di qualcuno – mi dice

non ce li vuole anche dopo

questo muro d’anni in cui tutto

– o quasi tutto viene mescolato al perdono

tacendo un uccello sciacallo.

Pare sia meglio guardar le colline

aspettare non venga nessuno.


È strano arrivino in pochi mi dico,

tra questi anch’io.

Ma forse l’uomo non vive

nel suo tempo esatto.

La sala delle memorie

è una vecchia bambina

che adesso si scioglie le mani

alle tempie rinchiuse

per più non sentire gli spari,

è una conferma al passaggio

campestre d’estate

sullo sguardo aperto.


Marco Melillo (Napoli, 1979), appassionato lettore fin dalla tenera età, ha poi iniziato a scrivere in prosa e poesia. Da amante della letteratura, del cinema e più in generale delle arti e dei fenomeni sociali, ha scritto articoli su questi temi per varie testate senza mai diventare un giornalista. Come autore è presente in alcune antologie nazionali e riviste. Ha vinto il Premio “Iguana – Anna Maria Ortese” per la poesia inedita (2017); finalista del Premio “Poesia a Napoli” (Guida editore, 2018) e pubblicato nella relativa antologia; ha avuto un riconoscimento al “Premio Città di Conza” (2019, sempre per la poesia inedita). Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati delle riviste cartacee. Sta lavorando a un testo dal titolo La guerra delle campane dal 2019.

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