Nota di lettura a "Lessico terrestre" di Vito Giuliana
- Sara Vergari
- 11 apr
- Tempo di lettura: 2 min
In Lessico terrestre (Samuele editore, 2024), Vito Giuliana ci conduce in un viaggio che attraverso la vista e l’attenzione minuziosa ai movimenti del mondo sembra indicarci una via per conoscere, nonché una connessione forte con il Tutto. Attraverso testi brevi e ben calibrati sotto il profilo lessicale, il campo semantico della vista attribuisce parole cariche di significato ai fenomeni che il poeta osserva, permettendoci di fluire in un “tutto scorre” eraclideo. Fin dal primo testo il volo del falco indica l’inizio della stagione della neve, i colori dei fiori svelano l’enigma del giorno ed è inscindibile il legame di causa effetto tra l’occhio di chi osserva, gli eventi della natura e la fattività delle cose e della consapevolezza umana. La Storia stessa procede in tal senso e non è immune dal ciclo biologico della natura, come ben si vede dai seguenti versi in cui il crollo del potere è paragonato al cadere delle foglie: «Crollano i palazzi dell’impero / e sui troni di ruggine / caddero le foglie dei platani». Così gli animali annunciano lo scorrere del tempo e delle stagioni, la natura nutre la Terra nonostante le condizioni impervie e l’uomo, nel suo affanno e nell’incomprensione, prova a vedere oltre i suoi limiti prestando attenzione al ritmo preciso e fluido del mondo: «i mercanti di stoffe giunsero / alle porte d’avorio / di lontane architetture /e ai miseri usci delle stalle /tra le vaste distese dei pascoli».

All'alba
il volo solitario del falco
che s’allontana verso occidente
indica l'inizio
della candida stagione
della neve.
*
Crollarono i palazzi dell’impero
e sui troni di ruggine
caddero le foglie dei platani.
Mosche e formiche assalirono
le sepolture dei principi e dei re
e bruciarono gli abiti sontuosi
fra le mani dei ricchi mercenari.
*
I pastori raccolsero
l’innocenza dei lupi
e la gelida grandine
sui petali dei fiordalisi.
La nebbia cinse
la gaia forma dei colli
e il giorno si smarrì
tra i rami delle betulle.

È nato nel 1952 a Campobello di Licata (Agrigento). Dal 1960 vive a Vigevano, dove ha insegnato Italiano e Storia in un istituto tecnico. È stato redattore di “Anterem” e ha pubblicato testi di poesia e di prosa poetica su varie riviste, tra cui “Alfabeta”, e in antologie. Ha pubblicato diversi libri.
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