Nota di lettura a "Nella lingua del fuoco" di Lina Salvi
- Alessandra Corbetta
- 31 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Nella lingua del fuoco (Il Leggio Libreria Editrice, 2024), ultima pubblicazione di Lina Salvi, continua le opere precedenti dell’autrice, espandendo la sua ricerca sul significato dell’esistenza in riferimento, soprattutto, al senso del tempo che, nel suo scorrere, produce incessantemente ricordi e ripropone di continuo il tema della memoria e dello spazio che ad essa spetta.
Questo processo di allargamento è da intendersi sia come ampliamento dei punti di osservazione – si pensi, ad esempio, all’ultima sezione, Fotogrammi. Tra sogno e cinema, dove il linguaggio poetico si mescola a quello del cinema in quanto forma altra di invenzione – sia come affondo verso una terminologia più asciutta e precisa, sintomo di un’urgenza ormai ineliminabile di chiamare le cose nel modo più chiaro possibile.
Nelle prime due sezioni, invece, quella eponima e Appunti selvatici, diventa manifesto l’altro elemento essenziale della raccolta e cioè il rapporto tra la dimensione cronologica e la natura, usata da Salvi come specchio di mutamenti identitari e relazionali a cui nessun uomo è in grado di sottrarsi e a cui la poeta guarda con occhio nostalgico e malinconico.
C’è uno spazio di irrecuperabilità, sembra dirci Salvi, capace di abitare solo nelle immagini della nostra mente che, per essere tenute vivide, necessitano di qualcosa che non smetta di nominarle; e, questo qualcosa prende ancora una volta il nome di poesia.

Ora cerco un’altra stagione,
quella in cui salgo in Erna*
e penso,
alle schegge nel corpo,
alle case ancora mute, guida sodàle
a quella poesia che non vive
nella corrente fluida del tempo
che deraglia
dalla sua materia benigna.
*
I fiori risplendono nel giardino estivo,
inseguono l’acqua, il loro persecutorio oggetto,
del temporale sanno l’abbandono, invocano
il ritmo delle stagioni.
Ci si affida alla luna, sogno perenne degli uomini,
ma poi lassù il nostro astro lontano
che conosce la pietà,
ci accompagna nella sera pigra,
nel nostro essere recisi, eppure nonostante
nell’universo.
MODERATO CANTABILE
a Marguerite Duras
Troverei illuminanti questi film
che copiano romanzi, così mentre perdo
una parola e l’altra pure
il lento scorre in un moderato suo cantabile
in sussurri osceni di dialoghi:
qualcuno ha ucciso qui, per amore
nel Cafè de La Gironde
uno squarcio sulla piazza
un vino caldo ai quasi due amanti
un amore che non nasce,
che muore senza sangue

Lina Salvi è nata a Torre Annunziata (Napoli), vive a Lecco. Ha pubblicato le plaquettes: Negarsi ad una stella (Dialogolibri, Olgiate 2003, prefazione di Giampiero Neri); due poesie da Socialità (Sagittario, Genova 2004); Epifania (Copertine di M.me Webb, Domodossola 2006). Singoli scritti di poesia e di critica sono apparsi sulle riviste letterarie: «La Clessidra», «La Mosca di Milano», «Il Segnale», «Gradiva», «Il Monte Analogo», «Arte Incontro», «Il Foglio Clandestino», e in antologie, tra cui Luoghi del desiderio; Segreto delle Fragole; L'amore, la guerra; Officina della Percezione II e Milano in versi. Ha conseguito diversi riconoscimenti a premi, tra cui "Festival delle Arti 2004", "Lorenzo Montano 2005", "Nosside 2005", "Giancarlo Mazzacurati e Vittorio Russo 2006". La sua poesia è stata ospite in alcune rassegne tra cui il Festival per Giovani autori Milano 2001, e Veronapoesia 2006. Sta lavorando alla nuova raccolta Socialità.
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