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Intervista a Gabriel Del Sarto (Industria & Letteratura)

  • Immagine del redattore: Alessia Bronico
    Alessia Bronico
  • 25 mar
  • Tempo di lettura: 4 min

Per l'undicesimo appuntamento con "Le Case di Alma" c'è Gabriel Del Sarto, ovvero Industria & Letteratura, intervistato da Alessia Bronico.


Industria & Letteratura Alma Poesia


Industria & Letteratura nasce nel 2015, ci può raccontare la partenza e il percorso di questa casa editrice il cui nome trae spunto da Vittorini? Quali sono le motivazioni che vi hanno portato ad avventurarvi nel mondo della poesia e chi è un editore?

 

In realtà il 2015 è solo la nascita formale della casa editrice, che quell’anno pubblicò alcuni saggi di storia orale sui partigiani ancora viventi (interviste e fotografie) e un paio di volumi per bambini. La vera nascita è da considerare il 2020. In quell’anno pubblicammo due libri, un romanzo-pastiche di Federico Nobili (Enigma del metodo Erodoto) e la prima raccolta di poesie della collana Poetica, Quanti di Flavio Santi. Una raccolta fortunata, visto che vinse il Premio Viareggio.

Le motivazioni sono molto semplici e legate alla mia biografia. Ho cercato di far continuare, in un nuovo contesto, l’avventura di Nuova Poetica, collana di Transeuropa, che ho contribuito a far nascere ed entro cui mi sono impegnato per diversi anni.

Chi sia un editore, non so. Posso dire che si tratta di un falso imprenditore, che lavora in un settore che non ha le basi per stare in piedi secondo le normali leggi di mercato.


Sul sito di Industria & Letteratura si legge: «Caratteristica essenziale di ogni nostro libro e di ogni nostra iniziativa culturale sarà quella di offrire un punto di vista utile, sul mondo e sull’umanità, per la costruzione di una nuova antropologia», di cosa si tratta, cosa si intende per nuova antropologia?

 

La nuova antropologia è, in parole povere, il tentativo di cogliere, per ricostruirle, le articolazioni dell’esperienza del soggetto, non per farne un esercizio di stile, ma per cercare nuovi strumenti per governare l'incertezza e per provare a costruire, per quanto possibile, un’esistenza più soddisfacente o, perlomeno, più consapevole. Mi pare che un primo livello su cui concentrarci, non solo nel lavoro editoriale, sia costituito dal nutrire il desiderio di approfondire la conoscenza collettiva e individuale, in merito ai processi che ci determinano. Per far questo dobbiamo proseguire nell’intuizione che in molti hanno avuto, e fra questi Adriano Olivetti: tenere insieme la letteratura, l’arte, con la vira pratica, che è anche vita industriosa e professionale. Questa intuizione cercheremo di renderla ancora più evidente in una collana che esordirà nel 2025, La memoria di Adriano, diretta da Alessandra Corbetta. Nelle nostre intenzioni sarà un luogo in cui cercare di utilizzare sguardi diversi (quello tecnicistico, quello onirico, quello analogico ecc.) perché, cozzando, generino scintille in grado di accendere qualcosa.


Dove sta andando la poesia, secondo lei, e dove si orienta la sua casa editrice?

Non so rispondere alla prima domanda. Vedo solo un orizzonte di mescolanza, di forme impure, ma non saprei dire altro.

 

La casa editrice si pone, verso la poesia, un unico compito: cercare di mappare, descrivere e portare alla luce le diverse linee e sensibilità che riteniamo valide. Poetica è da intendersi come un plurale neutro latino.

Industria & Letteratura e la comunicazione, la sua gestione: quanto e in che modo la promozione ricade sull’autore oggi mentre in passato, in assenza di supporti digitali, era demandata interamente alla casa editrice?

 

Se ci si riferisce all’autore di libri di poesia, quasi completamente. La casa editrice offre supporto, un minimo di visibilità social, dei contatti per segnalazioni e recensioni, ma ormai la vita, breve spesso, di un libro è solo sulle spalle dell’autore. Non va bene, ma è così. I tempi sono questi e non vedo cosa possa cambiare nel breve. Io, però, non sono un editore di professione, sono un dilettante. Quindi magari non vedo bene le alternative solo per ignoranza.


Industria & Letteratura e la rete, con tutti gli aspetti ad essa connessi: blog, social media, riviste digitali, per citarne alcuni: sarebbe interessante conoscere l’impatto sui testi, ma anche sulle vendite e sulla diffusione del libro. Quali i vantaggi e quali gli svantaggi?

 

Intendi dire quanto la rete supporta la vendita di poesia? Non ho numeri e dati raffinati a supporto, che mi consentano una risposta seria e ponderata. Sappiamo che la rete è necessaria anche solo per far arrivare le notizia dell’uscita alla piccola bolla. Ma, ad esempio, il libro che ha venduto di più, in questi anni, è stato “Corpo striato”, di Frolloni. All’epoca, nel 2021, penso fosse attiva solo la pagina Facebook, gestita solo da me e da Demetrio Marra, con pochissimi follower.

Il merito della diffusione del libro (si parla comunque di poco più di 500 copie in due ristampe) è quasi esclusivamente da attribuirsi alla notevole capacità di Riccardo di organizzare presentazioni (una decina nel solo primo mese di uscita) e di fare rete con altri poeti e associazioni. So che per altre realtà la rete è decisiva, per noi ancora no. Non sono certo di capire cosa si intenda con “impatto sui testi”. Se si intende quale impatto abbia la rete sulla scrittura, sulla qualità dei testi, non so rispondere, ma ritengo sia una domanda molto interessante.

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