Anteprima editoriale: "Laboratori critici N°8. Piume su uno scrìmolo: oltre Montale"
- Alessandra Corbetta

- 13 nov
- Tempo di lettura: 4 min
Proponiamo in anteprima, su gentile concessione di Samuele Editore, uno degli articoli contenuti nell'ultimo numero della rivista, in uscita il prossimo 15 novembre.
Il pezzo in oggetto si intitola Scrivere sempre e ancora su Montale: scorci critici per il centenario degli Ossi ed è stato realizzato da Sara Vergari.

Su un autore canonico e canonizzato quale Montale si è detto molto; molteplici sono stati negli anni gli approcci critici e numerosi i lati indagati di una personalità al centro della cultura del Novecento. E tuttavia molto ci sarà sempre da dire, d’accordo con la celebre definizione di classico data da Calvino: «Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire». Certamente è il caso di Ossi di seppia, di cui ricorre il centenario (esce nel 1925 per Gobetti), occasione che ha dato il pretesto per nuove pubblicazioni e studi critici. Rinnovate vesti grafiche negli Oscar Mondadori e nuove edizioni commentate nella collana “Lo Specchio” dimostrano la volontà di riproporre e rileggere, oltre che omaggiare, un autore che non ha mai smesso di essere chiamato in causa. Dagli studi scolastici fino a chi scrive non è possibile non attraversare Montale – così come egli stesso diceva per D’Annunzio agli inizi del Novecento –, ossia in qualche modo bisogna farci i conti, che sia per prenderlo a modello o per prenderne le distanze. Continuano anche i convegni, come il Biennale organizzato dall’Università Cattolica di Milano, le ricerche, le monografie e riviste dedicate, di cui qui se ne recensiscono alcune significative per dar conto dello stato dell’arte in merito alle recenti pubblicazioni su Montale.
“Col rovescio del binocolo”. Montale e il sublime del comico
Con questo volume edito da Carocci (2022) Elena Santagata propone un’incursione analitica in quella che è la quarta raccolta poetica di Montale, Satura (1971). Questa rappresenta un vero e proprio ponte fra le prime tre raccolte (Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro) e le ultime tre (Diario del ’71 e del ’72, Quaderno di quattro anni, Altri versi). Santagata si sofferma in particolare sul fatto che in Satura coesistano elementi tipici della poesia montaliana più classica – l’«orizzonte sublime» – con elementi nuovi, segnati dal comico, ironia, prosaicità. La natura dicotomica della raccolta viene messa ben in evidenza nel corso del saggio, generando una sensazione di spaesamento nel lettore e costituendo altresì il punto di svolta della produzione montaliana. Per esprimere tale cambio di registro è Montale stesso ad utilizzare diverse immagini, tra cui quella ripresa da Santagata nel titolo, «rovescio del binocolo». Questa sta a significare un cambio di prospettiva, come guardando attraverso un binocolo messo al contrario. Da qui la tesi centrale del volume, quella di sublime del comico. Come sottolinea l’autrice nella premessa, Satura è un testo poco studiato negli ultimi anni e che necessita di un aggiornamento dal punto di vista del commento, di cui questo libro rappresenta solo una prima tappa.
Dai “Quaderni montaliani” di Interlinea a “Poesia” di Crocetti
Poiché, come ricordato in precedenza, si festeggiano i cento anni dalla pubblicazione di Ossi di seppia, diverse riviste hanno dedicato dei numeri monografici a tale ricorrenza, come quelle che seguono. Interlinea gli ha consacrato l’ultimo numero dei “Quaderni montaliani” (5-2025). La rivista contiene l’edizione completa, curata da Gianfranca Lavezzi, delle lettere di Montale a Enzo Ferrieri, direttore del “Convegno”, uno dei pochi periodici su cui apparvero in anteprima testi poi raccolti in volume nel 1925. Segue un ampio saggio di Stefano Carrai che ricostruisce la genesi della prima edizione, offrendo un quadro comparativo della situazione poetica del tempo in cui il libro esce e presentandoci i molteplici riscontri di lettura nei primi anni successivi alla pubblicazione. Nicholas Adams propone un’interpretazione politica di Caffè a Rapallo ed Epigramma attraverso alcune immagini cruciali, inserite perfettamente nel clima del primo tempo fascista. Andrea Aveto analizza il disegno-mappa delle Cinque Terre tracciato da Montale per Bonsanti, avanzando una proposta di datazione. Infine, i ricordi di Silvio Ramat ci offrono interessanti notizie inedite sulla propria consuetudine di poeta e critico con Montale. In appendice si trovano i nuovi aggiornamenti bibliografici curati da Paolo Senna.
Anche la principale rivista in materia, “Poesia” di Crocetti editore, ha dedicato il volume 32 a Montale (luglio 2025) con un interessante scritto di Silvio Ramat dal titolo Per il centenario di un capolavoro. Dai ricordi biografici di studente a lavoro su una tesi di laurea su Montale ai corsi monografici tenuti da Ramat sullo stesso, si ripercorre un quarantennio in cui generazioni di lettori si sono succedute, diverse certamente, ma accomunate da uno stesso entusiasmo per Ossi di seppia. Per gli studenti degli anni ’60, non più figli della guerra come i padri, questo libro diventa il simbolo di una «corsa del poeta davanti a un mondo che lo attrae ma che a ogni passo intralcia e frusta le sue speranze». Estraneo ai fatti di cronaca, Ossi di seppia interpreta un disagio esistenziale compatibile con quello dell’adolescenza di tanti ragazzi che lo studiano a scuola. Un libro così inscritto nella tradizione eppure così unico, che ha segnato e segna le generazioni – riflette Ramat – sottolineando il suo essere straripante di idee, di messaggi forti, memorabili. Da l’«odore dei limoni» ai «poeti laureati», dallo «scordato strumento, / cuore» al «male di vivere» fino a «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo», Montale colleziona una serie di testi capolavori destinati all’immortalità. Infine Ramat ricorda il poemetto Mediterraneo che, in nove tempi, svolge il mito di una perduta simbiosi tra il perenne e il transeunte, tra il mare e l’affanno dell’uomo. D’altronde, il mare è protagonista di Ossi di seppia come i paesaggi liguri delle Cinque Terre, dove trascorre l’adolescenza. Rottami doveva essere il titolo originario, rottami chiamati per nome, di un’elegia umana tragica e consapevole.




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