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«Un canto che si leva dal cuore»: recensione a «Versi a Dio», a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro, Nicola Crocetti

Immagine del redattore: Alessandro PertosaAlessandro Pertosa

La recente raccolta intitolata Versi a Dio (Crocetti Editore, 2024), a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro e Nicola Crocetti, è molto più di un’antologia di poesia religiosa: è un roveto ardente, una teofania letteraria che attraversa epoche e civiltà diverse per restituire all’uomo la voce della sua anima. Un viaggio che parte dai primordi e si inoltra nei secoli, tra culture e tradizioni differenti, convergendo verso un unico punto focale: la sacralità della parola poetica e il suo potere di elevare l’essere umano verso il cielo.

Papa Francesco, nella lettera introduttiva, sottolinea il ruolo imprescindibile del poeta nella società di ogni tempo: egli è «occhi che guardano e che sognano», voce delle inquietudini umane, capace di sondare le profondità dell’animo e di restituirne il senso attraverso i suoi versi. «La vita senza poesia non funziona», scrive il pontefice, evidenziando come la parola poetica non possa essere ridotta a un semplice strumento di comunicazione, ma sia una dimensione che trascende e che contiene in sé il seme del divino. La parola poetica come squarcio verso l’assoluto che abbacina e non si lascia dire, e che tuttavia il poeta – pazzo e sconsiderato – si perita di pronunciare comunque.

Il libro accoglie testi provenienti da ogni angolo del mondo: dai canti cosmologici dei pigmei dell’Africa equatoriale alle invocazioni sciamaniche delle steppe siberiane, dai versi precolombiani del Guatemala al Prologo del Vangelo di Giovanni, dalle poesie mistiche dell’indiano Tukarama a quelle di Cristina Campo, Yose Ben Yose e Mahmud Darwish. Ogni componimento testimonia una tensione spirituale, un desiderio che trapassa l’uomo-poeta, lo attraversa nella gioia e nella sofferenza, si insinua nel vuoto esistenziale e lo riempie con la speranza e con il tormento dell’attesa.

Antonio Spadaro, nel suo saggio introduttivo, riflette sul sottile confine tra poesia e preghiera, un confine che spesso si sgretola, facendo emergere Dio come «terza presenza» nel dialogo tra il poeta e il lettore. Henri Bremond, nota ancora Spadaro, definisce la poesia al pari di «una preghiera che non prega e che fa pregare», sottolineando come la forza evocativa del linguaggio poetico possa condurre l’animo alla contemplazione, anche quando l’intenzione dell’autore non è esplicitamente religiosa.

Se Dio è «il grande poeta dell’umanità», come afferma il pontefice, allora il poeta è il suo testimone, il profeta capace di dare voce all’ineffabile, di catturare quel divino bagliore di cui parla Pindaro e di restituirlo al mondo sotto forma di parola. Ma qui, quando si mettono le mani nella pasta viva della poesia, è del tutto indifferente che si sia religiosi o meno. Perché l’accesso al divino, allo spirituale – quand’anche non si configuri in un Dio incarnato – è prerogativa dell’artista. È prerogativa di colui che non si accontenta dell’immanenza e che con timore e tremore alza lo sguardo al cielo. Dove magari Dio non c’è. Ma quello sguardo lanciato pur sempre all’assoluto attende comunque un segno, una voce, una parola che possa dirsi o udirsi in qualche modo.

Per tornare a Versi a Dio, la poesia qui raccolta è una lotta, una infinita caccia reale, un corpo a corpo con il mistero simile alla lotta di Giacobbe con l’angelo. Il poeta, così come il patriarca, si scontra con Dio, viene alle mani con lui e lo trattiene, lo interroga, lo costringe a una rivelazione. Ferito, continua a lottare; esausto, non cede alla sua esigenza primigenia: la ricerca del senso. Nella sua ostinazione, nella sua disperata resistenza, il poeta balbettante strappa a Dio la benedizione della parola e la incide nei suoi versi.

Versi a Dio non è solo una raccolta di poesie, ma è un canto d’amore che si leva dal cuore. È un’esperienza spirituale, un cammino attraverso i secoli e le culture, un invito a riscoprire la dimensione sacra della parola e della vita. Un libro necessario per chiunque voglia intraprendere questo viaggio nell’anima dell’umanità, alla ricerca di Dio attraverso la bellezza della voce che tenta di dire ciò che non si può dire.


Versi a Dio, Crocetti, Alma Poesia, Copertina

 

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