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  • Immagine del redattoreSara Serenelli

Poesia & LIS

La poesia

Accadde in quell'età...

La poesia venne a cercarmi.

Non so da dove sia uscita,

da inverno o fiume.

Non so come né quando,

no, non erano voci,

[…]


Pablo Neruda[1]


La poesia è da sempre una delle più alte espressioni dell’animo umano, un mezzo per interpretare e capire il circostante ed essa è, al pari di altre espressioni artistiche, cartina di tornasole non solo dell’animo di chi la scrive ma anche di ciò che l’uomo o meglio tutti gli uomini vivono. È un canto universale. Nel caso della poesia segnata potremo parlare di una danza. Una danza non meno universale. Se la poesia scritta è per noi udenti una modalità di espressione imprescindibile «la poesia in Lingua dei Segni è uno dei più importanti veicoli di espressione artistica per chi appartiene alla comunità dei sordi».[2] Una poesia in carne e ossa, una poesia che si fa corpo, che si dà nello spazio, nei movimenti dei segni per mezzo di un “poetico” intreccio di mani.

Le poesie segnate spesso raccontano dall’interno la condizione di sordità. Tra i maggiori poeti segnanti italiani vanno ricordati sicuramente Giuseppe e Rosaria Giuranna che hanno dato vita tra l’altro a un CD di fondamentale importanza Sette poesie in LIS.[3] Giuseppe Giuranna inoltre è uno dei più noti esponenti del Visual Vernacular ovvero “Vernacolo Visivo”: si tratta di una forma d’arte che può applicarsi a diverse forme di narrazione quali il racconto, la favola o la poesia. Questa tecnica risponde a 9 regole fondamentali che vanno dall’espressione facciale all’uso del 3D (inteso come la capacità di segnare essendo in grado di restituire le 3 dimensioni di un oggetto), dall’uso della tecnica dello zoom all’uso di metafore visive, dall’immedesimazione nella situazione, nell’oggetto o nei protagonisti della narrazione, alla capacità di utilizzare lo spazio. Oltre a questi poeti ricordiamo anche Lucia Daniele un’artista poliedrica molto attiva sui social e sul web. Va infine citato il pregevole lavoro curato da Dario Pasquarella Poesia in movimento, un progetto che «raccoglie 7 poesie di diversi autori direttamente in LIS e ne propone una traduzione in lingua italiana».[4]

I procedimenti che sono alla base sia della produzione poetica in LIS che della produzione poetica in lingua vocale sono molto simili per taluni versi. In entrambe le situazioni il poeta «sembra costruire strutture regolari che si contrappongono alla norma di altri registri tipici del linguaggio non poetico».[5] Questa contrapposizione all’uso comune della lingua si attua soprattutto grazie all’uso marcato e creativo di proprietà intrinseche delle lingue che vengono nel discorso poetico enfatizzate. Queste peculiarità sono di fondamentale importanza tanto nei componimenti poetici in lingua dei segni quanto in quelli in lingua vocale, tra queste vi sono: l’iconicità, la ridondanza, la riflessività e l’indeterminatezza semantica. La congiunzione di queste proprietà, alla base della creatività unica che anima la poesia e la sua essenza, fanno sì che in poesia sia possibile «veicolare contenuti fortemente individuali attingendo all’universalità, o per lo meno accedendo alla possibilità di essere compresi».[6] La poesia parla a tutti di tutti, parla all’uomo dell’uomo. Non dovrà dunque stupirci, quando più avanti affronteremo l’analisi di una poesia in LIS, che anche quando si parla di poesia segnata essa ci saprà “parlare” e comunicare molto, se abbiamo la sensibilità di aprire gli occhi, oltre al cuore. Il fatto che sia possibile sulla base di queste proprietà una comparazione tra il registro poetico delle lingue vocali e quello delle lingue segnate rimarca la piena “linguisticità” del linguaggio dei segni. Il testo poetico inoltre si fonda anche sulla capacità di riflessione metalinguistica: per poter scrivere una poesia c’è bisogno che la lingua sia in grado di pensare se stessa. La poesia gioca sulla ripetitività, sul rimando interno ed esterno, sul ritmo, sulle assonanze, sulle immagini o meglio sull’iconicità, dice e non dice mai del tutto, potremmo in effetto definirla emblematica. Ma per poter dosare bene le proprietà di cui abbiamo accennato in principio la poesia ha bisogno di poter pensare se stessa. «Questa apertura creativa (e, allo stesso tempo, normativa, cioè in grado di costituire nuove regole) è una caratteristica pregnante di tutte le lingue ed evidenzia, dunque, una radice comune a segni e parole».[7] E proprio quando ci concentriamo sulle proprietà che sembrano invece allontanare le parole dai segni, come ad esempio il maggior peso che le strutture iconiche rivestono nelle lingue dei segni, ci rendiamo conto che la poesia si presenta come una sorta di campo neutro. Queste differenze all’interno del testo poetico si affievoliscono, diventano più sfumate «quasi come se questa forma artistica ci svelasse delle caratteristiche essenziali e universali di tutte le lingue, superando anche i vincoli imposti da diverse materie dell’espressione».[8] Ecco allora che proprio lo studio della poesia di entrambe le lingue può essere un terreno di studio atto a rimarcare un originale nucleo filogenetico comune tra esse.

Anche per la LIS, come per la lingua italiana, si può parlare di una tradizione poetica. La poesia è inoltre una delle testimonianze più dirette e profonde che abbiamo a nostra disposizione sulla comunità sorda. Attraverso il linguaggio poetico i sordi esprimono spontaneamente il modo che hanno di concepire se stessi e il loro sentimento identitario, narrano le loro passioni, i soprusi subiti, manifestano il senso di inadeguatezza e di emarginazione che hanno provato. Purtroppo è raro poter partecipare e avere l’occasione di godere di alcune performances di poesia in lingua dei segni. Tuttavia, grazie alla sempre maggior diffusione delle tecnologie, oggi è possibile poter fruire della visione di alcune interpretazioni anche su Youtube. Segnaliamo ad esempio la poesia La fiaccola di Lorenzo Laudo, visionabile al link https://www.youtube.com/watch?v=qMZ0ts6SfKQ&t=59s o la poesia Il sentire di Rosaria Giuranna visionabile al link https://www.youtube.com/watch?v=t8q6TE7qZ7w. Aldilà di questi video però la poesia in LIS è più di consueto legata alla particolare situazione nella quale viene segnata ed è affidata alla memoria dei presenti. Esse vivono hic et nunc. Questo avviene soprattutto perché la LIS non ha una vera e propria forma di scrittura, anche se si stanno diffondendo sempre di più metodi di trascrizione e notazione dei segni tra i quali va certamente citato il Sign Writing. A differenza dei poeti delle lingue orali che spesso affidano in circostanze pubbliche la lettura dei loro testi a terzi, i poeti di poesia in LIS sono al contempo autori ed esecutori dei loro componimenti. «I poeti sordi non ammettono deleghe, non chiedono in prestito mani, ma preferiscono e vogliono aggiungere alle composizioni l’espressione del proprio corpo, che è materia prima della creazione e della comunicazione dell’opera».[9] Nella poesia in LIS, quale che sia la tematica trattata dall’autore o dall’autrice, «sono sempre le percezioni visive a essere messe in scena e a comunicare».[10] Essa condivide con quella delle lingue vocali oltre alle proprietà sopra viste anche alcuni elementi fondanti del testo poetico tout court quali la rima i versi e il ritmo, anche se percepibili e riscontrabili non a livello fonico ma a livello visivo-gestuale.

È stato chiarito che un conto è l’uso corrente della LIS un conto è il suo uso poetico. La poesia segnata in LIS è un atto performativo che risulta chiaramente distinguibile ai sordi rispetto alle ordinarie strutture comunicative: anche in virtù di questo dato possiamo a ragione definire la poesia in LIS una vera e propria forma di avanguardia letteraria. Per costruire una trama poetica segnata è necessario che vi sia una solida consapevolezza linguistica. Al poeta tocca manipolare i segni ed essere in grado di commisurare sapientemente significanti e significati, che vuol dire in pratica conoscere a fondo gli strumenti che il codice segnato gli offre. Nella poesia segnata, come avviene in quella scritta, il significato viene rideterminato e messo in rilievo grazie all’evidenziazione della struttura del significante (simmetria, parallelismi, rime…). «Questo tipo di uso produttivo delle caratteristiche del significante (che può dare come può non dare luogo ad innovazioni semantiche che si trasferiscono nella lingua) è stato evidenziato dalla letteratura sui testi poetici in lingua vocale e caratterizza anche quelli in lingua dei segni».[11] A dare un contributo essenziale per lo studio e la comprensione delle trame strutturali del testo poetico in lingua dei segni sono stati Edward Klima e Ursula Bellugi nel 1979. In quell’anno uscì difatti il loro volume The signs of language: questo volume straordinario si concludeva con un saggio proprio dedicato alla poesia segnata dal titolo Poetry and Song in a Language without Sound. Le loro ricerche e i loro studi erano ovviamente concentrati su le composizioni poetiche in ASL (American Sign Language). Molte però, se non tutte le osservazioni che propongono possono essere declinate anche per la poesia in LIS. I due studiosi sono stati i primi a svolgere una sistematica trattazione sul linguaggio poetico e anche i primi a evidenziare alcuni tratti caratteristici di questi componimenti. Le regolarità tipiche del testo poetico segnato coinvolgono soprattutto le scelte riguardanti il lessico, il modo in cui vengono disposti i segni e le caratteristiche articolatorie. Caratteristiche queste «che possono essere utilizzate in poesia per creare pattern simmetrici e per costruire rimandi regolari tra le forme e i significati dei segni».[12] Così come nelle poesie delle lingue vocali rileviamo quale tratto distintivo tra gli altri, quello della ritmicità spesso coadiuvato dall’inserimento di rime, al medesimo modo anche la poesia segnata ricorre alla riproposizione di alcuni segni o di loro sequenze in determinate posizioni che condividono lo stesso parametro. Ci si serve della figurazione per riproporre i principi poetici nella tradizione, come ad esempio la reiterazione di configurazioni manuali che ineriscono armonia e simmetria alla struttura dell’esposizione (l’equivalente dell’allitterazione). A omogeneizzare il dettato poetico che in questo caso si configura come sequenza di gesti c’è un altro elemento fondamentale: la ricerca di simmetria «che coinvolge il modo in cui i segni sono articolati nello spazio».[13] A contribuire alla resa euritmica vi è infatti un bilanciamento, del tutto inedito, della mano destra e della mano sinistra mentre segnano. Inoltre nelle poesie segnate troviamo una ricerca della fluidità dei gesti: vengono limitate di molto le transizioni tra un segno precedente e un segno successivo per non intaccare la agilità e la scioltezza del componimento poetico.


Orologio: Analisi di una poesia in LIS


Orologio è un testo poetico in LIS della poetessa sorda siciliana Rosaria Giuranna. Le composizioni poetiche di Giuranna sono «dense di parallelismi e di rimandi interni tra le forme dei segni».[14] È possibile visionare la performance di Orologio anche su Youtube al link https://www.youtube.com/watch?v=i9TW4-jC6cE. La visione di questa poesia lascia a bocca aperta: seppur in silenzio sembra quasi di sentire il ticchettare dell’orologio, percepire il trascorrere del tempo, intuire la fugacità e l’inafferrabilità degli attimi. Anche chi non conosce la LIS e non ha rudimenti linguistici nei segni, potrà tuttavia godere di questo spettacolo e intuire, come si accennava prima, il nucleo tematico fondamentale e i cambiamenti ritmici. La tematica affrontata, come suggerisce il titolo della composizione, è il passare del tempo. A interrompere il flusso costante del tempo “accade” un incontro che modifica la percezione di questo scorrere incessante delle lancette. L’incontro spezza la monotonia e per un momento rompe quel susseguirsi sempre uguale di mattine, pomeriggi, sere. Il dialogo con la persona incontrata sospende tutto, ma la sospensione ha breve durata: il tempo e il muoversi delle lancette sull’orologio non può essere fermato. Lo scambio termina prima che ci possa essere una vera e propria condivisione di sentimenti ed emozioni. Non c’è tempo per conoscersi davvero. E infatti le lancette tornano a far “sentire” il loro ticchettio: siamo di nuovo immersi nella giornata scandita da azioni quotidiane che non si possono fermare. La poesia ha dei cambi ritmici, un tempo scandito e sostenuto che si distende nel momento dell’incontro, e torna poi subito dopo al suo ritmo abituale. La struttura del componimento a livello formale ripropone questi passaggi di ritmi e il susseguirsi delle differenti dimensioni temporali. Il testo è difatti diviso in 4 sezioni che corrispondono a 4 diverse fasi ritmiche. «Le scelte lessicali e grammaticali, infine, sottolineano le varie modalità temporali delle azioni: la ripetitività, la ciclicità, l’improvviso irrompere di un evento nuovo e la rapidità incontrollabile del tempo che scandisce il coinvolgimento comunicativo, prima che tutto torni alla dimensione usuale».[15] Una delle proprietà centrali riscontrabili all’interno di questo componimento è certamente la ridondanza: ovvero possiamo notare la presenza di strutture ripetute e ripetitive tanto a livello lessicale, che ritmico e tematico. A livello lessicale ad esempio «più della metà dei segni impiegati nella poesia è correlata all’area semantica del tempo e del passaggio del tempo».[16] La poesia inizia con l’immagine dell’orologio che scandisce il tempo e seguendo un andamento ciclico termina con la stessa immagine nella chiusa. La strutturazione in 4 sezioni della poesia serve sia a sottolineare un differente ritmo che un tema differente all’interno del macro tema tempo. I rimandi interni sono poi sottolineati dai movimenti delle configurazioni che stabiliscono dei forti parallelismi. Le prime due sezioni ad esempio sono caratterizzate da movimenti circolari e semicircolari che contribuiscono ad ampliare ed arricchire anche il lato semantico del componimento. Tra l’altro va notato che il movimento semicircolare in grammatica LIS è legato a un’idea di tempo che ha un inizio e una fine, mentre quello circolare si lega alla ciclicità. Ecco che allora riscontriamo grazie a questi movimenti la presenza all’interno della poesia di due concezioni e modi di intendere il tempo: uno lineare e uno ciclico. Di seguito riportiamo una traduzione della poesia Orologio fornita da Virginia Volterra e Tommaso Russo Cardona all’interno del volume Le Lingue dei segni. Storia e semiotica:


Sezione I


L’unaledueletrelequattrolecinquelesei

Lancetta scatta scatta scatta scatta scatta scatta (dall’una alle sei del mattino)

alzarsi vestirsi uscire, chi va a lavorare chi a fare affari e chi a studiare


Lesetteleottolenovelediecileundiciledodici

Lancetta scatta scatta scatta scatta scatta scatta

mangiare dormire rilassarsi, uscire starecongliamici dormire


Lancetta scatta scatta scatta scatta (dall’una alle tre, dalle quattro alle sei, dalle sette alle nove, [dalle dieci alle dodici)

Lancetta compie un giro intero, un giro intero, un giro intero


Sezione II


Mattinasera mattinasera

Giornonotte giornonotte

Albatramonto albatramonto albatramonto

Lavita continua,

Lavitasempruguale,

ungiorno unincontro,

uno sguardo


Sezione III


Uno sguardo che continua, lancettadiseguitocammina

segnare insieme, lancetta giraveloce

divertirsi, giravelocissima


manca mezz’ora

la vacanza è alla fine

lancetta scatta (meno venticinque minuti)


domandarsi dirsi esprimersi è difficile

lancetta scatta (meno venti)


Parlare di un incontro è difficile

lancetta scatta (meno quindici)

vedersi incontrarsi scambiarsi indirizzo è difficile

lancetta scatta (meno dieci)


uno sguardo

lancetta scatta (meno cinque)


abbraccio abbraccio abbraccio

e lasciarsi sparire


lancetta scatta e scatta

aspetta ferma almeno un minuto!

scatta: impossibile!


Sezione IV


Lancetta scatta scatta scatta

alzarsi vestirsi uscire

continua

sempre ancora così…

[1] P. Neruda, La poesia in Poesie 1924-1964, a cura di R. Paoli, Edizione digitale BUR, 2013, p. 121. [2] M. Rizzi, Il ragno e la tela, in «Studi di Glottodidattica», n. 3 (3), 2009, pp. 106-117, p. 107. [3] R. Giuranna e G. Giuranna, Sette poesie in Lingua dei Segni Italiana (LIS), CD-Rom, Tirrenia, Edizioni del Cerro, 2002. [4] V. Volterra, M. Roccaforte, A. Di Renzo, S. Fontana, Descrivere la lingua dei segni italiana, cit., p. 75. [5] T. Russo Cardona, V. Volterra, Le lingue dei segni. Storia e semiotica, cit., p. 115. [6] T. Russo Cardona, V. Volterra, Le lingue dei segni. Storia e semiotica, cit., p. 115. [7] Ivi, p. 116. [8]Ibidem. [9] M. Rizzi, Il ragno e la tela, cit., 107. [10] T. Russo Cardona, V. Volterra, Le lingue dei segni. Storia e semiotica, cit., p. 96. [11] T. Russo, La mappa poggiata sull’isola. Iconicità e metafore nelle lingue dei segni e nelle lingue vocali, Cosenza, Centro Editoriale e Librario, 2004, p. 285. [12] T. Russo Cardona, V. Volterra, Le lingue dei segni. Storia e semiotica, cit., p. 101. [13] T. Russo Cardona, V. Volterra, Le lingue dei segni. Storia e semiotica, cit., p. 101. [14] T. Russo Cardona, V. Volterra, Le lingue dei segni. Storia e semiotica, cit., p. 104. [15] T. Russo Cardona, V. Volterra, Le lingue dei segni. Storia e semiotica, cit., p. 105. [16] T. Russo Cardona, V. Volterra, Le lingue dei segni. Storia e semiotica, cit., p. 107.


Roberta Ascani nasce a Loreto il 31 agosto 1989. Si laurea in lingue e letterature straniere con una tesi sulla linguistica della lingua spagnola, e prosegue il suo percorso magistrale laureandosi in Scienze del linguaggio presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi sperimentale sulla comunicazione in caso di sordocecità. Inizia a studiare la LIS – Lingua dei Segni Italiana - nel 2012 e si diploma come interprete nel 2019. È iscritta al registro nazionale degli interpreti dell’associazione ANIMU (Associazione nazionale interpreti di Lingua dei Segni) e collabora con la Lega del Filo d’Oro di Osimo (AN). All’attività di interprete Roberta affianca quella di docente specializzata di sostegno nella scuola secondaria di I grado: in servizio presso l’Istituto Comprensivo “Camerano – Giovanni Paolo II – Sirolo” in provincia di Ancona ha precedentemente insegnato per diversi anni lingua spagnola. Attualmente sta frequentando un corso nazionale abilitante alla professione di docente di Lingua dei Segni Italiana.

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