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Le foche parlanti

Immagine del redattore: Alessandra CorbettaAlessandra Corbetta

Alma Poesia dà oggi voce, mediante questa intervista, a Le foche parlanti, collettivo milanese impegnato nella diffusione della poesia e nella sua contaminazione con altre arti.

A rispondere Alice Bertolasi, Francesca Ferraro e Açelya Yonac, ovvero "le foche".


Le Foche Parlanti. Raccontate ai lettori di Alma Poesia chi siete, da dove venite e come mai la scelta di questo nome?


Le Foche Parlanti Poetry Club è un’iniziativa nata nel 2016 a Milano con lo scopo di fare e diffondere la poesia – e tutte le arti che abbiano una voce – attraverso eventi e performance. Ci siamo incontrate a un poetry slam all’Ostello bello (Alice e Francesca si conoscevano già dal liceo) e ci siamo piaciute subito: esibirci e lavorare insieme è stato un processo naturale. Abbiamo iniziato ad organizzare serate al Manatì, un piccolo quanto delizioso locale milanese nel quartiere Conca del Naviglio, e da lì è venuto anche lo spunto per il nome del club: La Foca Parlante è la compagna (in maniera giocosa) del manatee, che in inglese significa lamantino. In realtà, il nome proviene dalla Foca-donna, che nella mitologia nordica è simbolo di forza nei suoi aspetti più selvaggi e lontani dalla civiltà, scoperta di un risveglio della volontà e della possibilità di esprimere appieno la propria natura e la complessità delle proprie caratteristiche. La donna che si trasforma in foca è uno dei miti nordici più diffusi. Propone un’immagine femminile libera, indipendente, che conquista uno spazio diverso da quello che le viene assegnato per tradizione, che vive il suo ruolo di femmina, amante e madre solo per amore, ma senza mai rinunciare a se stessa e al suo mare (la sua libertà, il suo potere personale). Per noi questo mare è l’arte, la poesia, la musica, la nostra ricchezza interiore, la nostra voce. Per questo non ci siamo limitate a chiamarlo Poesia, ma Parlare, per non dare un limite alla voce.

Parlando poi al singolare:


Alice Bertolasi: sono nata a Milano e ho incentrato, malgrado tutto, il mio percorso scolastico negli studi classici prima ed artistici poi. Nel 2014 ho scritto quasi per gioco il manifesto Immersionista, che sta ancora oggi orientando la mia ricerca umana ed artistica ed ha influenzato positivamente anche l’esperienza delle Foche Parlanti.


Açelya Yonaç: sono di Istanbul, cresciuta tra Milano e gli Stati Uniti. Scrivo e vivo, altro non c’è da dire!


Francesca Ferraro: sono nata a Milano e sono cresciuta con la danza, la scrittura e il disegno, da sempre le mie grandi passioni. Ho frequentato il liceo classico e poi, all’università, ho studiato lingue – inglese e russo – e ho fatto un assurdo Erasmus in Siberia, un’esperienza che ha lasciato il segno e mi ha dato anche molti spunti per scrivere.


Il vostro collettivo, che nasce e si muove sul territorio milanese, parte da un’idea aperta e inclusiva di poesia e da un’adozione della contaminazione come strada principale per comunicarla.

Credete che, in effetti, l’ibridazione possa essere uno dei possibili strumenti per una diffusione più estesa dell’arte poetica?


Francesca: Io credo di sì, credo che l’arte e la cultura siano un respiro unico, una boccata d’aria rispetto agli ostacoli che la vita ci pone di fronte e che, quindi, tentare di lavorare sulla contaminazione possa rendere l’esperienza artistica più sfaccettata e ricca. Con questo non intendo dire che ogni arte singolarmente sia manchevole o monca, ma che l’ibridazione possa smuovere con più forza le persone, possa creare più ponti e, quindi, un tessuto sociale più resistente: l’ibridazione, in definitiva, secondo me aiuta a creare una collettività.


Alice: Sinceramente credo che l'ibridazione sia parte stessa dell'arte poetica nell'accezione più classica e multiforme del termine; poesia come fare performativo totale: non soltanto parola scritta, ma voce e corpo che la crescono vita.

Da qui, dunque, la ricerca immersionista empatica e attuale, contrapposta alla virtualità omologata di cui siamo attori sociali ogni giorno.

Ibrid-azione come volontà di osare sempre una partecipazione sinestetica, emotiva e trasparente in compresenza con l'altr*.


Açelya: Non saprei se tutto è contaminato o ibridazione, bisogna partire dalla tradizione e dal rispetto delle forme per poi arrivare a fare poesia libera. E bisogna stare molto attenti a non fare danni a tutte le arti coinvolte. Un lavoro di sensibilità enorme, a volte riesce, in molti casi no.


Quali sono concretamente gli eventi e le iniziative che create per portare avanti il vostro progetto? Come hanno influito i vari lockdown sulla vostra attività? Come avete cercato di porre rimedio?


Presso gli amici della LibrOsteria organizzavamo, finché la pandemia non ha sospeso tutto, eventi su base mensile articolati in due momenti principali: la nostra esibizione come Foche Parlanti, con l’eventuale intervento di nostri ospiti, e poi il microfono aperto, che dava alle persone l’opportunità di esibirsi leggendo un proprio testo, suonando, cantando o performando. Tenendo come base questi eventi alla LibrOsteria, ci siamo lanciate anche in progetti paralleli: nel 2018 abbiamo organizzato l’evento Poetraits, bellissimo momento performativo che ha unito la poesia al ritratto presso La Triennale di Milano. Nel 2019, invece, abbiamo organizzato presso Verso libri – una libreria che è crocevia di giornalisti, scrittori e intellettuali – una rassegna di tre incontri, Poesia illegale: attraverso i tre momenti – Before, Between e After Poetry Party – abbiamo accompagnato il pubblico in un viaggio che ha unito la poesia alla performance artistica, con una chiusura esplosiva, l’After Poetry Party, che ha coinvolto tutti gli spazi della libreria con più performance in contemporanea. Un incontro fortuito ci ha poi permesso di entrare in contatto nel 2019 con Milano AllNews, redazione milanese presso cui abbiamo organizzato diverse performance e per cui contribuiamo dal 2020 attraverso videoletture di poesia. Le videoletture e le dirette Instagram che abbiamo iniziato a organizzare da qualche mese ci hanno permesso di proseguire con il nostro progetto: cercare nuovi media attraverso cui performare è stato sicuramente uno stimolo alla nostra creatività. Speriamo, comunque, di poter tornare presto ai nostri amati eventi live: il contatto umano ci dà una carica e un entusiasmo difficili da descrivere.


Dove possiamo seguire il vostro lavoro e rimanere aggiornati sui vostri eventi?


Promuoviamo i nostri eventi tramite i nostri profili Instagram (@alice_bertolasi; @milanesepoet; @fffralenuvole), tramite Facebook e la nostra mail lefocheparlanti@gmail.com; su Instagram utilizziamo l’hashtag #lefocheparlanti. Seguiteci per non perdervi le novità!



Alice Bertolasi (Milano, 1995) si forma all'Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) e al National College of Art & Design (Dublino) dove studia Pittura.

Coltiva parallelamente un forte interesse verso la mediazione artistica e l’educazione. Attualmente è coinvolta nel progetto di ricerca European Artists & Instructors City4Care promosso dal CRAMS di Lecco.


Francesca Ferraro (Milano, 1994) si è laureata in Scienze linguistiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e ha frequentato l’Università Statale Pedagogica di Novosibirsk nell’ambito del programma Erasmus. Ha collaborato alla traduzione di un catalogo d’arte e attualmente sta ultimando la traduzione di un libro per bambini. Scrive prosa e poesia.


Açelya Yonac, nata a Istanbul, cresciuta a Milano e negli Stati Uniti, laureata alla NYU con un Master in Studi Francofoni, e un BA in Relazioni Internazionali, lavora prima nel cinema e poi come giornalista di moda, per poi gestire la comunicazione digitale e video di brand importanti. Da sempre scrive, pubblica racconti in America e Turchia, al momento studia alla Scuola Belleville di Scrittura Creativa di Milano.

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Founder: Alessandra Corbetta

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