Nota di lettura "Cosa resta dei vetri" di Elisa Nanini
Attraverso la raccolta di Elisa Nanini, Cosa resta dei vetri (Corsiero, 2020), si immagina come potrebbe essere un cammino sulla Via Lattea seguendo le coordinate delle tre sezioni, Fili d’acqua piovana, Le diagonali della luna e Le tegole del vento. Fin da subito, si intuisce che ogni spazio reale verrà distorto per effetto della parola come fa il vento che muove l’acqua e deforma il volto di chi vi si specchia. «Negli incroci, / nelle vie incrinate / di luce in luce arenate nel vento / chiamato, scorporato / incapace di riconoscersi». Ecco l’andamento di un percorso poetico che fin dal titolo si pone una domanda che, come sottolinea Bertoni nella nota critica in chiusura, non è affatto retorica, ma affonda le proprie radici in quel continuo interrogare il mondo costitutivo della poesia. Queste piccole onde sismiche che scostano da terra sono rese possibili dal meticoloso uso di una lingua poetica lirica, aeriforme e dettagliata nel restituire gli spicchi di vita che l’occhio di Nanini vede. E si tratta di una visione sospesa tra sogno e realtà, ancora una volta dentro a un movimento, quello che fa l’occhio nella sua fase Rem: «E qualcosa stona bene nell’eco / il rosa tra parentesi / si annebbia e cala / fino a dimenticarsi sui binari», «Fili invisibili scuciti sul vetro / le lettere trapelate dal silenzio: / scavano il tempo, si insidiano sotto pelle». La poesia riporta in vita ricordi, fa muovere ancora «altalene logore di anni», e si insinua nel quotidiano per dargli un respiro che, nel togliere concretezza, dona maggiore consapevolezza. Come nel testo che apre la seconda sezione, “Non ingombra il respiro”, dove il sopraggiungere di un ricordo allontana l’Io dal suo spazio fisico e, mentre «ruota la risacca del tempo», il volo a ritroso permette un punto di osservazione favorevole all’interiorizzazione. Così, quello che resta è la poesia che «si trasforma in alloro», quel lauro sempreverde che mette il sigillo sull’opera poetica.
Sogno di una luna a metà
È un passo sull’acqua addormentata
una luna a metà
la lontananza tesa
fino a sciogliersi in fango
fino all’asma dietro la pioggia.
La scaglia bendata del lago
mi chiede chi viene dall’altra parte.
Ci sono tele spoglie
che la sottrazione ci porta via
riempiendole di vento indisturbato.
Tra le mani a bicchiere accolgo
ninfea
un sorso annegato nel cielo,
il lenzuolo di vite
fuori dal tempo:
lascio blu pietra il segno
dell’ombra
che beve trasparente. Un’arpa
con una corda in meno
suona il suo corpo spezzato
lo sfondo senza fondo di una barca
che al mattino si sveglia
Cosa resta dei vetri
Musiche immobili, scarnificate
di vacanze già respirate
sono qui, ad aspettare che mentano
il clic di un interruttore, i notturni
verdi vetri levigati dalle onde.
Ma lo senti, serio sul viso
una cartolina non destinata
una pietra lanciata troppo avanti
arresa chissà dove
tra gli odori pungenti dell’estate
che si sbriciola nella folla:
le bancarelle brillano agitate
vele incendiate
negli incroci, nelle vie incrinate
di luce in luce arenate nel vento
chiamato, scorporato
incapace di riconoscersi.
Non ingombra il respiro
Se ne va con una parte di me
l’inizio di un ricordo:
la bici lungo i viali
allontana il suo punto
e non so se pedalare avvicini
le parole a ogni tocco diradato.
Ruota la risacca del tempo
fino all’orlo dei raggi
porta con sé tutto quello che può
ma il segnalibro migra sempre
preciso nel puntare la luna
dentro l’azzurro del mattino.
Non ingombra il respiro
attraverso il pavimento e il soffitto,
eppure un nodo riverbera l’ombra
estesa sull’asfalto:
quanto ci siamo sconosciuti
per non riconoscerci botole
funambole, quanto ci siamo persi
nelle pozzanghere schivando l’orma,
mentre le nuvole
basse e bianche riaffiorano
come boe nel mare.
Elisa Nanini (8 marzo 1994) è nata e vive a Modena. Laureata in Lettere moderne, prosegue attualmente gli studi umanistici in Italianistica presso l’Università di Bologna. I suoi versi sono stati selezionati nello spazio La bottega di Poesia de «La Repubblica» (Bologna, maggio 2019), nei concorsi poetici Mosse di Seppia Cafè Vol. V (2019), Rimalmezzo (2020), In memoria di Don Carlo Lamecchi (2021), Premio Pordenonelegge Poesia “I poeti di vent’anni” (2021), Biennale di Poesia “Sui Muri di Lavacchio” (2021) e nelle riviste on line «Il Visionario» (2021), «Spine Produzione» (2021) e «L’Altrove» (2021). Ha partecipato al Poesia Festival (ed. 2019, 2020, 2021) e al San Marino International Arts Festival (ed. 2021). Ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie Cosa resta dei vetri (Corsiero Editore 2020), con nota critica di Alberto Bertoni. È stata ospite del salotto digitale «Carta Vetrata» (2020) e di «Hermes Magazine» (2021), testata giornalistica con cui ora collabora.
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