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  • Immagine del redattoreValentina Demuro

Nota di lettura a "La sete della sera" di Agnese Coppola

Come una necessità e un sentimento sempre acceso, la poesia di Agnese Coppola (La sete della sera, La vita felice, 2021) guarda alla vita e ne coglie l’esigenza istintiva. Ci sono bocche, mani, occhi, una ricca semantica del corpo che esprime l’amore nel suo essere fisico, carnale e pienamente vivo. C’è uno slancio che si fa anche corale e si declina attraverso i luoghi e le figure a cui numerosi testi sono dedicati o ispirati, come Lilith, Eva, Frida Kahlo, Ulisse, la Dama con l’ermellino, Cristina Campo, Madame Bovary e tante altre; sembra quasi di avere una chiave che apre porte nei diversi modi di sentire con la poesia, in un dialogo esplorativo che non si esaurisce mai. Paesaggio e linguaggio collaborano alla ricerca esperienziale: ci sono tantissime allitterazioni e onomatopee ( «pazzia di piazza», «bubbola», «discreti secreti sereni») che vivificano la lettura colorata anche da una intensa e partecipe sensibilità naturalistica («[…] L’anima / la tenevo tra le mani, / in qualche germoglio / l’ho vista aver paura / della neve. A dicembre / le foglie sono fiocchi / le parole acqua / gelano nella sera». Viene posta una grande attenzione ai poeti del passato, la cui lezione si può cogliere in molti versi (ad esempio, ci sono atmosfere leopardiane, dantesche o richiami, come per il verso di Quasimodo: «stai solo / sul cuor della terra» ) L’energia vitale che ci mostra Agnese Coppola, però, può conoscere una caduta: verso la metà della silloge, inizia una seconda sezione, Fratture, forse già anticipata dalle sensazioni del testo che immediatamente la precede: «Ho saputo raccontare / il legno fradicio che muore / le curve di una mela / marcita di paura / e quel sorriso perso / dietro un cespuglio / di more amare». Siamo immersi in un altro clima che si fa ombroso e silenzioso, la vita non è più in fermento e ogni movimento rallenta. Appare più volte la parola morte. Non può non aprirsi, così, un pensiero di ampio respiro che ci riscopre protagonisti di stagioni umane. Questa poesia rivela ciò che siamo, si conosce la delicatezza del germogliare dell’infanzia e la voluttà dell’estate, talvolta coinvolti in un nuovo ritorno alla vita, con quella luminosa impellenza che sveglia i giorni nelle primavere, ma si conosce anche l’inverno del dolore e del raccoglimento, della durezza che ci rende fragili. Siamo creature in divenire nell’altalena dei tempi.



L’ombra stesa sul viso è la perdita del giorno. L’aria strimpella gli ultimi girasoli L’estate dimentica il giallo del grano i ciclamini riposano su un letto di luci. Gemmano lontano sorrisi.


*


Al di sopra di ogni parola la rabbia è lana sul cuore e il vuoto aria. Al di sopra occhi cadano a rubarmi l’anima. Nel campo la paglia muore. Non è stagione. Proserpina giace felice tra le fiamme dell’Inferno. Un albero si staglia lontano. Ho le spalle coperte di vento.


*


Abbiamo pareti screpolate e vernici di silenzio muri stretti dal respiro e dalle colature di paura alici fuori dal mare viaggiano vicine sono già altrove addosso s’assettano voci le ho invitate a ballare e s’aprono occhi e sordi sorrisi alle tombe l’inchino dei fiori alle altalene il vuoto lontano il vocio dei bambini alla morte mancano mani. Chi si ferma, ricorda, chi ricorda, si ferma e il cielo si è steso tra me e la strada le spalle strette in tasca spiccioli: ero io ed era la vita.


Agnese Coppola nasce a Nola (NA) e si laurea in Lettere classiche nel 2004. Vive in provincia di Milano dal 2006 dove insegna presso l’Istituto Alessandrini di Abbiategrasso. A seguito del corso di scrittura con lo scrittore e giornalista Luca Doninelli, pubblica il suo primo racconto. Curiosa, appassionata e vorace lettrice scopre, attraverso le poete arabe, il mito di Lilith che determina un’esplosione poetica e il coinvolgimento dei suoi studenti nel progetto “Io sono Lilith”. È co-fondatrice della Rivista internazionale «Tam tam bum bum» e attiva promotrice/organizzatrice di eventi culturali – poetici e artistici –, spesso in collaborazione con lo Spazio Alda Merini di Milano e con diversi Comuni. Fra i progetti realizzati: NaviglioInVersi, manifestazione poetica e artistica sulle sponde del Naviglio a Gaggiano e Ric-amati, progetto fotografico-poetico con la fotografa Romina Pilotti. Suoi testi poetici sono presenti in numerosi raccolte antologiche. Pubblicazioni: Mario in vacanze milanesi (racconto) (Guerini e Associati, 2012); Nella terra di mezzo (poesia) (Miolibro.it-Feltrinelli, 2012); Ho sciolto i capelli, abbracciami Frida (poesia) (La ruota edizioni, 2^ ed., 2018); Specchi (dialogo poetico) con Gianni Bombaci (Raccolto, 2019).

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