Nota di lettura ad "Attraversamenti" di Bartolomeo Bellanova
Con Attraversamenti (Puntoacapo Editrice, 2024) Bartolomeo Bellanova realizza un’opera complessa che scandaglia il concetto di attraversamento nelle sue diverse accezioni. La dimensione spazio-tempo si fonde con la consapevolezza del sé trovando piena collocazione nelle varie sezioni.
In Visioni Periferiche emerge il tema del viaggio, destinato non esclusivamente a luoghi fisici reali (Bologna, Catania, Chiaravalle etc..) ma, come l’esergo della sezione anticipa, a “chi ha fame d’occhi è assetato d’anima” (Guido Ceronetti). Bellanova descrive scene quotidiane e marginali, con un realismo freddo che riflette la vita nelle periferie urbane: «Container casuale di pezzi e dettagli: / l’unghia laccata lo strappo il ginocchio / la coscia il cerume e il cavolfiore».
In De Natura, gli attraversamenti appaiono nelle riflessioni sul ciclo della vita e nella rigenerazione, con frequenti riferimenti a elementi naturali e stagionali: «Che cosa fanno i passeri / nella rete a strascico della nebbia / accovacciati nei loro romantici monolocali?». È facile poi shiftare dal tema della rigenerazione a quello dell’amore e dell’eros, dall’amore carnale a un amore che è strumento di comunione e dono spirituale. Si apprezza in Bellanova una energetica influenza dei testi sacri occidentali, dall’esergo tratto dal vangelo di Matteo ai riferimenti frequenti alle culture orientali, come i testi indiani dell’Upanishad.
Bellanova ci traghetta fino alla critica della società consumistica e tecnologica: «la parte più intima di ognuno risiede / nelle nostre animelle micro-SD»; «le foto i selfie gli aperol soda gli specchi del reame».
Questi temi sono esplorati attraverso un linguaggio ibridato, con focus all'importanza della parola e come dice Franca Alaimo nella postfazione al testo «all’attenzione sul peso etico della parola attraverso la quale l’uomo può scegliere l’idea di aderire alla verità e alla libertà o di capovolgerle rispettivamente in menzogna e schiavitù» sottolineando la responsabilità nel giudizio finale.

Madre
L’hai visto bene all’ecografo il profilo
del tuo fagiolo d’amore
che succhia dai tuoi villi
t’assorbe e ti esplora?
L’hai visto galleggiare nel tuo acquario,
rimbalzare sulle pareti del suo mondo – ventretuo?
L’hai vista la fontanella del cranio, lo zampillo del verbo?
Portalo in riva al mare dove l’onda sfinita
gli racconterà che è stato girino, nibbio,
cacciatore di bisonti nella grotta di Lascaux:
Santa Chiara, il marchese De Sade, il Terzo Stato
tutto è già narrato in quei centimetri di carne.
Addormentalo sulle foglie fradicie dei nostri pianti
galopperà con un sonaglio in mano sull’unicorno
più bianco delle tue mammelle di latte.
Fa’ che dorma e sogni
sogni e dorma per venticinquemila anni
[uno sputo nella sputacchiera dell’eternità]
per gioire del decadimento radioattivo del plutonio-239
per raccontare ai suoi figli che in un tempo lontano
tra otto miliardi di ostaggi di bande di assassini
ci fu qualcuno che nascondeva semi sotto la neve.
Molteplice
Nelle mie molteplici nascite
e nelle molteplici morti
ho indossato diversi orientamenti sessuali
in involucri più o meno decenti
ho respirato il respiro di diaframmi ignoti
e la nicotina aspirata dal lampione
nel parco congelato.
Sono stato la formica operaia
che un bambino annoiato ha schiacciato
il guscio a spirale di un fossile marino
la casa del suo verme infreddolito.
Troppo ho dimenticato le voci
i nomi propri
le storie comuni
le nitide visioni
le ombre allungate
e dei troppi miei funerali.
Non c’è stata alba e non ci sarà tramonto già visto,
negli occhi faville di “una luce che brilla al di là di tutte le cose
che sono sulla terra, al di là di noi tutti, al di là dei cieli...
È la stessa luce che brilla nel nostro cuore.2
2 Chandogya Upanishad (3, 13, 7). Le Upanishad sono testi indiani
del periodo compreso tra l’VIII e il V secolo a.C che affrontano
l’interpretazione filosofico-mistica dell’antica parola rivelata.
Cucina internazionale
La crisi dell’umanità, che è allo
stesso tempo tanatologica (perché
porta in sé una minaccia di morte),
ecologica, economica, di civiltà e
storica (…) è una crisi antropologica
che riguarda la natura e il
destino della condizione umana.
(Edgard Morin, Svegliamoci,
Mimesis 2022)
Rovesciare nella gavetta
ovuli sbattuti e sperma sottratto
in ogni dove solo dalle copule d’amore.
Rimescolare con pazienza
in senso orario
in senso antiorario
e contro senso.
Prendere un cucchiaio d’acciaio grossolano
e porgere a tutti un assaggio
di questo unico zigote umano.
Attendere qualche secolo
se questa pasta nuova
lieviterà bene nelle pance
sarà una festa senza fine.

Bartolomeo Bellanova nasce a Bologna; dopo un percorso di studi finanziari si avvicina alla letteratura e pubblica i romanzi La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo 2009) e Ogni lacrima è degna (In.Edit 2012). Partecipa ad antologie poetiche tra cui Sotto il cielo di Lampedusa – Annegati da respingimento (Rayuela 2014), Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela 2015) e Distanze obliterale – Generazioni di poesie sulla rete (puntoacapo 2021). Ha fatto parte della redazione della rivista culturale lamacchinasognante nata nel 2015 e attiva fino al 2023. Ha pubblicato la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus 2015). È uno dei curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi 2016) che contiene gli scritti di 46 autori provenienti da sedici Paesi del mondo, attori in prima persona di fenomeni migratori.Ha pubblicato la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi 2017) e il suo terzo romanzo La storia scartata (Terre d’Ulivi 2018). Ad aprile 2021 è stata pubblicata la raccolta poetica Diramazioni (Ensemble). Perdite (puntoacapo) è il suo ultimo lavoro poetico pubblicato a ottobre 2022. Fa parte dello staff di Bologna in Lettere BIL, spazio di dialogo e condivisione di letteratura contemporanea.
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