Le Contaminazioni di Alma: "Quaternarium" di Gianluca Furnari
Quaternarium (Interno libri, 2024), la nuova raccolta di Gianluca Furnari, è un’opera curiosa e ambiziosa che si colloca in un territorio raramente esplorato dalla poesia italiana: quello della fantascienza. La raccolta, frutto di una lunga gestazione, oscilla tra il rigore scientifico e la speculazione sul futuro dell’umanità, spingendosi fino all’estinzione della nostra specie e del pianeta stesso.
La struttura del libro richiama il modello narrativo della fantascienza "dura", attenta alla plausibilità scientifica, in linea con l'influenza di Arthur C. Clarke, citato in epigrafe. La raccolta si articola in tre sezioni, tracciando il viaggio del protagonista, Z. (parente di un altro celebre Z.?), attraverso un universo in mutamento.
Suddivisa in tre sezioni, dal pianeta Terra in frantumi della sezione Ipersonno, Z. esce fuori dal tempo e dallo spazio per ritrovarsi su Marte, con la seconda sezione dal titolo Calendario marziano. Lì Z. e gli altri sapiens troveranno una nuova casa umana da terraformare e di cui il protagonista appena arrivato si troverà a festeggiare l’indipendenza.
Giunti pure alla fine della vita della vita sul pianeta rosso, nell’ultima sezione Nova quantum si arriva alla fine del Quaternario, l’era geologica in cui viviamo, con l’estinzione di tutte le forme fisiche come le conosciamo, oltre che del protagonista stesso e di «questa lingua terrestre / […] con i morfemi nell’ambra / e le elitre nel pensiero».
Come anche per il titolo dell’intera raccolta, il nome di quest’ultima sezione è esemplificativo dell’interessante pastiche arcaico-tecnico che troviamo nel testo. Ibridazione tra lessico tecnico (della biologia, della astrofisica, della fantascienza) e struttura del verso classica, con anastrofi e una metrica tendente all’endecasillabo e al settenario petrarchesco. Si assiste così a un riuscito mix di prolusioni fantascientifiche e ancoraggio alla tradizione poetica, istanze tenute assieme da un topos, quello della navigazione, del viaggio, che in questa raccolta viene sapientemente amalgamato.
Fine del tempo e della storia, fine della fisica e della biologia come noi le conosciamo, nella raccolta di Furnari c’è sicuramente questo. In certi passaggi però i versi divergono, si avverte un’incertezza, una scollatura del soggetto con la storia e gli spazi, catapultando il protagonista della raccolta in una dimensione che oscilla tra l’esplorazione interstellare e quella onirica. L’io poetico si trova, infatti, “ora dall’altra parte […]” in un luogo che “forse è la terra del 3000” o forse è “uscito dal tempo, scomparendo”.
In bilico tra tensione lirica e respiro narrativo, lo zero esistenziale del protagonista Z. registra così con lucidità il declino della civiltà e dell’esistenza, “con un libro di Petrarca in mano […]/ segno che forse ero dentro la storia,/vivo, benché solissimo”. Non c’è nessun monito, nessun messaggio di bottiglia che arriva dal futuro, ma solo l’asciutta considerazione che si è ibernata la carta.
Nessuno spazio per la tensione, quindi, quanto piuttosto una forma di ovattato disincanto in questo libro che si ferma alle soglie del post-umano, sospeso tra a-temporalità e apocalissi.

Proemio funebre
I.
Ultima notte sulla Terra. Amici
rimasti, finalmente
trovo il tempo di scrivervi qualcosa
dal nuovo modulo spaziale:
solo, evaso dalla camera, a lungo
fraintendendo la rotta,
sono approdato alle sei del mattino
qui, sul Mare Vaporum.
sto cercando di dirvi
che non sono più chi credevo di essere
e che vorrei disfare tutto
a cominciare da queste lenzuola.
Amici, avevo una gran fretta
di popolare anch’io la favola
e stavo a un passo dalla vita come
voi, che standomi accanto siete altrove.
*
Biblis Patera, ultima settimana di gennaio.
Mentre si celebra l’indipendenza di Marte, le notti di Z. sono turbate da sonni inquieti e fantasie di disgregazione, in cui immagine di essere la luce di una lampada al plasma o di vedere il suo doppio defunto nel cimitero di Biblis; nel frattempo la Terra cade a pezzi.
I.
Intento, come tutti, all’opera del mondo
nuovo, sotto i fanali
di navi cargo, di autocarri silos
sogno che ero io la luce
dove scrivevo questi versi:
«eccomi in una storia
d’onde e di plasma» mi dicevo; e intanto
dalla foga di splendere franavo
in uno sciame di fotoni
giù fra abitacoli, cantieri, serre d’alghe.
Ero giunto alla fine del mio corso luminale
e ora lambivo questo foglio
con un ultimo alito
e mi svegliavo.
*
Ovunque. 25 dicembre.
Un martemoto segna la fine della vita sul pianeta rosso.
I.
Io, Marte, avrei voluto
un po’ più a lungo rimanere sveglio
mentre con te morivo –
persi l’uno nell’altro, uomo e pianeta
come un bambino e la sua trottola
girare al buio, non vedere
più che eri un sogno nato sulla Terra
e che finivi in questi versi;
d’accordo, ora è per tutti
tempo di prendere congedo – mano
nella mano, sfollando
dai fiumi in secca, dalle volte di aerogel
tornano a casa, Marte, i tuoi marziani
su convogli di vapore;
guardali, è stato un attimo
essere i vivi del futuro.

Gianluca Furnari (Catania, 1993) è poeta, docente e studioso di letteratura rinascimentale. Ha esordito con la raccolta poetica Vangelo elementare (Raffaelli, 2015), finalista al Premio Rimini 2015 e vincitrice dei Premi Violani Landi 2016, Fiumicino 2016 e Solstizio 2018. Suoi testi sono apparsi sulle antologie Post 900 Lirici e narrativi (Ladolfi, 2015), Abitare la parola (Ladolfi, 2019), Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90 (Interno Poesia, 2020) e Poesie dell’Italia contemporanea (Il Saggiatore, 2023) e sono stati tradotti in inglese e galego. Formatosi tra l’Università di Catania e l’Accademia Vivarium Novum di Frascati, nonché – come dottorando in Filologia – presso l’Università di Firenze, ha al suo attivo contributi scientifici sulla letteratura latina moderna e contemporanea. Tra le sue poesie latine a tema fantascientifico si segnalano l’ecloga Leonardus et Saladinus («Renascens», 3, 2021) e Sepulchrum lunare («MediumPoesia», 24 gennaio 2023). Per lay0ut magazine cura la rubrica di traduzioni Neolatina e ha organizzato il Certamen Poeticum Nubicentauricum, gara di poesia latina a tema fantastico.
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