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Immagine del redattoreSara Vergari

Nota di lettura ad "Anime elementari" di Simone Biundo

Si entra nel libro di Simone Biundo, Le anime elementari (Interno Poesia 2020), con l’andamento di una ritualità che descrive racconti come azioni che continuano a ripetersi dopo e nonostante noi. Dal finestrino di un autobus la tratta Milano-Serravalle con le sue e geografie illusorie sembra un’abitudine, alla Coltelleria Guala si affilano i coltelli ogni giorno anche se non c’è rimasto più nessuno, la falciatrice falcia da sola scandendo i ritmi delle stagioni. Sono anime quelle che popolano i versi di Biundo, hanno ormai trapassato la vita ma la loro presenza, in forma solitaria e trasparente, continua a riempire il tempo dei vivi. Con la seconda sezione si delineano i contorni di una geografia precisa, la Liguria, immersa ancora nel folklore anti-urbano, nelle storie tramandate, nella natura che insegna: «la prestazione dell’agricoltore / è staffetta al vento, all’incostanza», «salvia, Silvia, la cara / certamente la più saggia / suggerisce alle altre / di non sporgersi troppo / di sole ce n’è per tutte», «vita della natura / perenne, anche più, alta / più degli occhi e cadùca / di foglie, aromi e di dolori». In questo libro emergono voci diverse a volte presenti anche in uno stesso testo, che pongono l’attenzione sulle minuzie del reale: dalla voce cronachistica da narratore straniato (Lamisider, Valle Gesso) ad una lirico-autobiografica, fino ad una voce in cui a parlare sembra una tradizione spersonalizzata, o meglio in cui tutto può assumere le parti dell’Io. Ciò rende esplicito il senso delle continue mutazioni del mondo, per cui accade che talvolta le piante si personifichino, l’uomo e l’animale si confondano e tutta la natura entri in contatto: «Daria / la pianta d’aria / s’accontenta dell’aria / le dita come stecchi / i nutrimenti secchi», «Stanotte sei diventata una cerva», «A Sofia un uomo ripeteva / e all’uomo una donna e / alla donna un daino e / persino a un cane e / a un uccello l’onda / rispondeva.». La vita si mostra per occasioni, quelle montaliane a cui Biundo sembra rifarsi, si manifesta nei vicoli, in zone isolate come Monte Marsicano o Valle Gesso, o ancora nei luoghi della spiritualità come Madonna della Guardia, passa soltanto senza fermarsi per poi ricomparire altrove in altre forme. In questo percorso che è un incontro con la caducità del mondo, in cui tutto si può solo sfiorare prima che si perda per sempre nel suo metamorfico movimento, il soggetto è accompagnato da una figura femminile positiva, pronta a sorreggerlo e a prenderlo per mano e con cui condivide degli attimi che potrebbero valere l’insperato fermo immagine del tempo. E invece i versi brevi di Biundo vanno dritti al vero senza alcuna patina illusoria, restituendoci però la dissoluzione del reale con pennellate di delicatezza.



La falciatrice falcia

cadono i fiori

e fiorisce il vetro e la plastica.

Luccicano resti di bottiglie spezzate

imballaggi, cartoni e accendini

sacchetti di patatine

prendono il volo. Tutti gli scarti

mischiati all’odore dell’erba recisa.

Lei cerca qualcosa

da portare a casa


*


Stanotte sei diventata una cerva.

Hai lasciato la tenda sotto la luna

e sei salita sul monte.

Hai incontrato la rana temporaria

e i tuoi amici invertebrati.

Non mi ha stupito la trasformazione.

Hai sempre avuto il muso a punta

e ai piedi portavi gli zoccoli.

Ho provato a seguirti

recalcitravi

poi ti ho detto

sali

con quattro zampe

ti posso portare

dove non siamo

mai arrivati

lassù

sulle cime più alte

del Gran Paradiso.


*


Asfalto, mulattiera, guidovia

e poi la stele a chi è morto costruendo.

Sotto, la città

è coperta

da una nebbia nera

in questa stagione e il mare non si vede.

Il passo è sfasciato, non è difficile perdersi.

Nella cappella della sosta

il cero di plastica rossa

rischiara l’immagine.


Madonna della Guardia

a un uomo, in un giorno come questo

apparve la madonna.

Gli uccelli si alzano in volo.

È vivo il capriolo, le sue froge

che balzano avanti, all’improvviso.

Le dita sono dure come rami.

Ci sono tante tracce

e non ne riconosco nessuna.


Simone Biundo (Genova, 1990) insegna lettere in una scuola secondaria ed è redattore della rivista «VP Plus», il quindicinale online dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Con Damiano Sinfonico e Sara Sorrentino cura la rassegna di poesia contemporanea, poet. – alla libreria falso Demetrio di Genova. Con Paola Fossa ha tradotto una selezione di poesie di Louis Brauquier raccolte in Approdi. Vivremo fino al mattino (Festa mobile 2020). Le anime elementari (Interno poesia 2020) è il suo libro d’esordio.

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