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  • Immagine del redattoreMario Saccomanno

Nota di lettura a "Sillabari dal cortile" di Fernando Della Posta

I versi che compongono la silloge Sillabari dal cortile (Macabor, 2021) di Fernando Della Posta sono crogioli di pulsioni e di umori scaturiti dall’osservazione accurata del presente. Il linguaggio poetico risulta essere l’unico mezzo efficace attraverso cui l’autore può rendere manifesta la sua urgenza di testimoniare i tasselli principali rinvenuti nel fluire repentino della quotidianità. L’universo burrascoso che Della Posta indaga nella sua raccolta è fatto soprattutto di scorci, ricordi e tenui speranze.

La composizione posta in apertura è programmatica. In pochi versi è riassunto il modo di procedere caro all’autore. L’attenzione principale è sempre rivolta al particolare, ai singoli tasselli, alla pronuncia corretta – volendo rifarsi alla terminologia che Della Posta utilizza in un’altra poesia di Sillabari dal cortile – di ogni «vita brevissima», quelle su cui solitamente si scommette «meno che un soldo».

Eppure, non di rado, questo costante interesse sfocia in visioni più ampie, sguardi d’insieme che rifuggono sempre la mera classificazione. Spostarsi dal particolare verso l’universale nel modo siffatto presuppone il mantenimento di un precario equilibrio.

Sta qui la cifra stilistica dell’autore. Per questo motivo, cercare di chiarire al meglio questa modalità d’azione risulta indispensabile. Per farlo, si può prendere come riferimento uno dei poeti più influenti del secolo scorso, Jorge Luis Borges. In particolare, tornano utili alcuni versi della sua pregevole composizione La rosa in cui si legge «la ardiente y ciega rosa que no canto, / la rosa inalcanzable», «l’ardente e cieca rosa che non canto, / la rosa irraggiungibile».

Sono versi emblematici che sottendono il bisogno di macchiarsi nel quotidiano per costruire il proprio sguardo, il proprio sillabario, per dirla con Della Posta. A ben vedere, il tipo di canto poetico espresso nei versi dello scrittore argentino poc’anzi riportati si incontra in diversi punti della raccolta che si sta prendendo in esame. Riportandone un esempio, si può far cenno alla composizione Fase estetica in cui Della Posta scrive: «Rincorreva rose altezzose / e perfette, sperando nella resa. / Vita così non è diversa / da quella dello stercorario / Media sempre mediocritas».

Ecco l’urgenza di agire, il bisogno di macchiarsi nelle dinamiche del presente. Dunque, la poetica di Della Posta rifugge a gran voce la staticità, l’ozio. I versi prendono vita dal bisogno di un eterno movimento che il lettore assapora in descrizioni, immagini che strabordano di vita.

C’è un termine fondamentale, siepe, ovviamente di matrice leopardiana, che nella silloge si incontra in due parti nevralgiche. La prima, nella sezione Sillabari del cortile, in cui si legge: «Il trucco fu la gabbia, la cornice, / ogni cura è selezione, scolpire / una siepe che ha troppo da dire. / Vita bella è gioco di abili maestri»; la seconda, nella sezione Un’affilata lucidità, in particolare nei versi: «La foto è in bianco e nero, fa un effetto simile / alla siepe del Leopardi». Il termine sottende proprio il bisogno di scandagliare il presente, selezionare i tasselli più urgenti, scolpirli avvalendosi dei versi. Questi affreschi poetici, a volte quasi prosastici, non mancano di sfociare in critiche feroci.

Di sicuro, la poesia di Della Posta è fatta di eterne decisioni, scelte da compiere con consapevolezza. In questo, l’autore evidenzia l’importanza di affidarsi a punti fermi intorno cui costruire il proprio percorso. Su tutti, molte volte è l’amore a ricoprire il ruolo principale. Come esempio, si pensi anche soltanto ad alcuni versi che compaiono nella sezione La fame e la sete: «Possono tremare castelli e signorie / allo sfiorarsi di due lingue». Nell’osservanza scrupolosa del presente, nella possibilità di costruire a partire dalla consapevolezza dei propri limiti, Della Posta mostra che è possibile sfociare nella felicità, nella percezione di quella totalità, nel gustare quell’immarcescibile bellezza di cui non si è propensi a cantare se non attraverso le ombre che danno vita al quotidiano.


Fase Estetica

Rincorreva rose altezzose

e perfette, sperando nella resa.

Vita così non è diversa

da quella dello stercorario.

Media semper mediocritas.


Terra di lavoro

Terra fragile, friabile

scivolosa, tanto che l’uomo

ha bisogno di fermarla.

Ma uomini semplici

cuciono punti insicuri,

senza collaudi affidabili,

privi dei casi estremi.

Resteranno saldi per mesi

forse per anni

ma il moto vischioso delle zolle

accelerato dalle acque

prima o poi si scaglierà.

Terra nera che si spoglia

di sé stessa, coincidenza

di veste e sostanza,

fino al mallo della pietra,

nuova creatura.


*


Il lievito madre è oppresso

dallo straripare dei contesti.

Il suo ruscellare purissimo

scorre nell’argine rattoppato.

Stoffe coese nel legarsi della creta

hanno bisogno di radici numerose

per farsi centro. L’urlo che ne filtra

è il più feroce tra i vagiti, difficile

riprenderlo nel grembo. Spesso

il suo miracolo è così grande,

che sembra abbattere i cancelli che rafforza.


Lascito

In queste frasi abbellite

il nostro amore si nasconde

negli spazi fra le parole.

Riempirli devi col tuo immaginare,

farti fare persona è dono che affidiamo al mare,

tante gocce salate mirano a decomporre

il sigillo e la carta ingiallita.

Amore è concedere possibilità.


Fernando Della Posta è nato nel 1984 a Pontecorvo in provincia di Frosinone e vive e lavora a Roma. Tra i tanti riconoscimenti ottenuti in poesia nel 2016 vince a Bologna in Lettere nella sezione B poesia inedita. Nel 2017 vince il Premio Nazionale Poetika nella sezione silloge inedita. Nel 2018 vince il Premio Letterario Zeno nella sezione poesia. Nel 2019 ottiene il terzo posto per il libro edito Gli anelli di Saturno al premio Nabokov. Nel 2020 vince il premio Antica Pyrgos nella sezione poesia inedita. Nel 2011 ha pubblicato la raccolta di poesie L’anno, la notte, il viaggio per Edizioni Progetto Cultura, nel 2015 Gli aloni del vapore d'Inverno per Divinafollia Edizioni, nel 2017 Cronache dall’Armistizio per Onirica Edizioni, nel 2018 Gli anelli di Saturno per Ensemble Edizioni, nel 2019 Voltacielo per Oèdipus Edizioni, nel 2020 Sembianze della luce per Giuliano Ladolfi Editore e nel 2021 Sillabari dal Cortile per Macabor Editore.

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