Nota di lettura a "La vita là fuori" di Mariapia Crisafulli
I versi di Mariapia L. Crisafulli (La vita là fuori, Macabor Editore, 2021) hanno la capacità di dire semplicemente, con chiarezza, spesso con ironia, dove risieda, per sua natura, l’enorme complessità della vita. Già a partire dalla prima sezione della silloge, La misura delle cose, si vede come venga rovesciato il senso stesso del titolo: versi come «Immagino ma non so», «Sono qui ma non ora», vengono posti a chiusura delle poesie in netta antitesi con il vano tentativo della misura, del circondare di razionalità i vari flussi in perpetuo divenire che attraversano l’esistenza. Il tempo è uno di questi, guardato attraverso i suoi calibrati tentativi di circoscrizione, si rivela scandito dal battito del proprio sentire, fuori dalle logiche cronometriche. Dice l’autrice: «Ci vediamo domani. / Ma domani è già ieri / da parecchi giorni» e non si può non pensare alle parole di Alda Merini : «tu che continui a dirmi / che verrai domani / e non capisci che per me / il domani è già passato». Questo è il tempo vero che si sviluppa nella dimensione dell’io e non trova corrispondenza con la corruzione del tempo materiale (si eredita e declina qui la lezione di Pasolini, autore che ritroviamo citato all’inizio della raccolta).
L’io è anche il luogo in cui essere precisamente l’insieme identitario delle proprie sfumature (interessante il parallelismo con i colori degli artisti, pag.22) che vive una dicotomia con l’esterno e il grande ventaglio di esiti di vita. Anche la poesia e l’essere poeta vengono coinvolti in questa riflessione; da un lato sentendo l’imbarazzo del dirsi poeta, «come Gozzano», dall’altro dedicando al tema un’intera parte del libro e dichiarando un legame vero e profondissimo.
A questo punto, nel lettore nascono delle domande sul capovolgimento costante di punti di vista: «La vita là fuori» (verso che dà il titolo alla raccolta e che compare più volte nelle poesie) quali vita include o esclude? Che cosa regola i suoi andamenti e stabilisce, dunque, la sua autenticità?
Nella sezione Generazioni Contrarie entriamo ancora di più nella questione, vedendo come l’insieme delle possibilità sia una realtà “in potenza”, immanente nelle creature e assolutamente individuale, tale da sancire differenze assolute in percorsi di vita apparentemente simili tra loro: «Abbiamo la stessa età / ma non gli stessi anni / Viviamo in stagioni diverse / che scavano rughe / a tentoni / Ricordi l’estate? Io no. / Hai sempre avuto / il viso più disteso del mio».
L’influenza di Gozzano è sentita anche nella ripresa di quella che Sanguineti chiama “poetica degli oggetti”. In La casa della nonna, l’autrice pone l’attenzione anche su determinati elementi e sul loro significare (il mosto, le cornici, la lampada, il setaccio). Se per Gozzano si tratta di invecchiamento e testimonianza di superamento temporale, in Crisafulli c’è un recupero del passato che parla al futuro e mantiene l’identità viva, non come marchio statico e definito ma come eredità di sentimenti, che vive anche nell’appartenenza ai gesti minimi, al ritmo di stagione interiori, agli oggetti che raccontano la propria storia e in cui ancora, in altre forme e con altre luci, riverbera la vita.
Vaticinio in febbraio
In attesa là fuori
un cielo gocciante
e luci di sirene che non parlano
[come chi non ha respiro
e riposa nella sera
mentre qui ripasso i giorni
che non passano
un rosario /senza perle da scandire /solletica le dita
e mi accorgo di tremare
come foglie
che passiscono sui rami
Testimoni
Questo male di vivere
lo conosci anche tu:
gli dai un altro nome
ma è lo stesso del mio
C’è la vita là fuori di tanti anni fa
Noi la vediamo sorridere ancora
[noi che non la viviamo
e imparammo a bramarla
Tutti ci dissero che non era la nostra
Tutti ci dissero che era la loro
Ma loro tu pensi la vissero mai?
Gli infinti specchi
Pensavi che la vita collimasse
con un’esistenza
sola
Che si esaurisse
E poi tua figlia spalancava occhi
uguali ai tuoi,
gli stessi di tuo padre
che sospese il proprio esistere
mentre iniziavi a camminare
e tua madre ti diceva
che quei passi erano i suoi:
eri un ricordo che inciampava
sul futuro,
la morte che impara a vivere
attraverso
E sei la goccia che germoglia
in una stretta,
il riflesso
di infiniti specchi
che da lì verranno
Mariapia L. Crisafulli (Messina, 1996) vive a Santa Teresa di Riva, nel messinese. Ha pubblicato tre raccolte di poesie: Un’altra notte d’emozioni (Kimerik, 2012), Come un’Odissea. Appunti di viaggio (Macabor, 2019), opera, ancora inedita, seconda classificata al Premio Casinò di Sanremo A. Semeria 2018, La vita là fuori (Macabor, 2021). E un libro di racconti: Odòs. Storie di Strade (Cavinato, 2017). Si occupa di letteratura e critica, collaborando a diverse iniziative editoriali, tra cui Sud. I poeti – opera in volume –. Suoi testi e contributi sono stati ospitati, tra gli altri, su «Repubblica», «Libreriamo», «Critica impura», «InStoria», «Il sarto di Ulm»; nelle antologie Il segreto delle fragole (Lietocolle), Dalla Strage di Bologna. Quindici Su Quaranta. (Siciliano Editore), Bellezza senza vanità. Poesie d’amore per gli animali, Secolo Donna 2018 – Almanacco di poesia italiana e Italia Insulare I Poeti (Macabor).
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