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  • Immagine del redattoreSara Serenelli

Nota di lettura a "La memoria dei senza nome" di Luca Ariano

La memoria dei senza nome (Il Leggio, 2021) di Luca Ariano è il terzo e ultimo atto di una trilogia iniziata nel 2015 con Ero altrove e seguita nel 2018 da Contratto a termine. Sin dalle prime pagine della raccolta, che Luigi Cannillo ha più volte modo di definire «romanzo in versi» nella bellissima intervista al poeta posta in chiusura del volume, ho avuto l’impressione di trovarmi con i versi di Ariano di fronte a un tangibile esempio di quella che Carlo Bo, con un’espressione divenuta per certi aspetti proverbiale, definiva letteratura come vita. «Rifiutiamo», scriveva Bo, «una letteratura come illustrazione di consuetudine e di costumi comuni, aggiogati al tempo, quando sappiamo che è una strada, e forse la strada più completa, per la conoscenza di noi stessi, per la vita della nostra coscienza. A questo punto è chiaro come non possa esistere - se non su una carta ormai abbandonata di calcoli e di storie letterarie - un’opposizione fra letteratura e vita. Per noi sono tutt’e due, e in ugual misura, strumenti di ricerca e quindi di verità: mezzi per raggiungere l’assoluta necessità di sapere qualcosa di noi, o meglio di continuare ad attendere con dignità, con coscienza una notizia che ci superi e ci soddisfi». E con dignità e con coscienza mi sembra che si muovano i versi di Ariano che mantengono alta la tensione tra questi due poli, da un lato la vita e dall’altro la letteratura che non perde mai il contatto con il reale autentico e non rinuncia però al contempo a una tensione di ricerca verso un assoluto. Tuttavia la vita di cui la raccolta è intrisa non è soltanto una vita personale, un racconto esperienziale, al contrario: la galleria di personaggi (Giggino, Nena, il Fiulin spesso alter ego del poeta per citarne alcuni) è spesso un affresco corale e collettivo. In loro compagnia e in compagnia del poeta compiamo un viaggio o meglio innumerevoli viaggi. Viaggiamo nel tempo, nella storia poiché tanti sono all’interno della raccolta i riferimenti a eventi storici ora più precisi e puntuali ora più generici che fanno da sfondo alle vicende dei personaggi e alle vicende poetiche. Passato, presente, futuro e persino il tempo del sogno si mescolano e ci trasportano avanti e indietro permettendoci grazie alla attenta regia di Ariano di finirci dentro a certe stagioni, a certe atmosfere storiche. Ma non basta: con il poeta finiamo per chiederci cosa ci aspetta e a presagire ciò che sarà, in particolare nell’ultima sezione della raccolta Animae Digitali dove la riflessione poetica si spinge e spinge i lettori al confronto con la potenza della tecnica, della tecnologia, della robotica. Una spinta in avanti e una a riguardare indietro, un invito talvolta al recupero delle radici, della storia comune, di ferite collettive. Un viaggio però che non si esaurisce sul piano temporale ma che ripercorre anche a livello spaziale un numero consistente di geografie, da Milano alla campagna lombarda a quella emiliana per riferirne alcune. Sono luoghi attraverso le storie, storie attraverso i luoghi, l’uomo, l’umano attraverso la poesia. Un itinerario che si arricchisce anche di tante citazioni e di tanti riferimenti letterari, intellettuali fino ai testi cantautorali. Una raccolta dunque che ci invita a porci degli interrogativi profondi e lo fa utilizzando un linguaggio e uno stile riconoscibile, nel quale pennellate liriche si mescidano a un lessico quotidiano e contemporaneo. E se da un lato la concatenazione delle storie e dei piani temporali creano un continuum (che giustifica la definizione di romanzo in versi), dall’altro ogni testo, ogni componimento poetico è paragonabile a una inquadratura cinematografica, a un quadretto. Sono immagini costruite con grande attenzione, che talune volte diventano memorabili e che ci portano oltre il dato visivo, fino a farci immergere in atmosfere, talora in malinconie. Lo «sguardo di crema», «i caffè» che «si riempiono di colazioni», «il treno di nebbia», le «stelle da pregare»: accensioni che intermezzano il racconto poetico tra liriche d’amore e versi dal forte slancio civile. Davvero questa raccolta, come il titolo fa intuire, è una memoria condivisa, un racconto al plurale, il bagaglio di tanti «senza nome», individui comuni, anonimi che condividono il tempo e lo spazio della vita che con la poesia acquisisce significato.



“Ha inizio il settembre, mese

di contenuti,

dove possiamo rifugiarci, o abbandonato?”


Pier Luigi Bacchini



Finalmente vedesti

la casa del poeta... il tavolo

di marmo dove scrisse versi.

Passeggi chiacchierando verso

quel cerro secolare:

anche tu abbracceresti Rosa

prima di vedere orme di cinghiali...

Lupi? Volpi?

Giochi con quella bambina...

«Annina!»

- «Ti vedo bene padre!» -

Lo sguardo ai cavalli sulle colline:

forse fantasmi di cavalieri?

Domani un temporale porterà

un segnale d’autunno ma poi perderai

la testa per le sue gambe...

per baci lunghi stagioni

sapendo che mai parteciperai alla festa.


*


Non sei un avatar Nena,

non hai un’anima digitale:

albeggia presto e sentite

odore di campi calpestati,

di stagioni tardive.

Quell’automobile il vostro regno,

un albergo a quattro stelle

mentre stringete i vostri corpi.

Fuori genti verso lavori precari,

di ritorno da notti troppo lunghe

mentre carezzi i suoi seni timido.

L’impaccio di un passo improvviso

baciando turgidi sogni,

amplessi mancati, celati da vetri

appannati ai primi chiarori.

Non chattare, non scrivere messaggi

ma lasciami il tuo sapore, labbra

di occhi caldi mentre il treno parte

e i caffè si riempiono di colazioni,

tintinnio di cucchiaini.


*


“Dipingere per me è un atto di vita,

un trovare una ragione ai miei giorni.”


Goliardo Padova


Le voci dei bambini

ti svegliano all’alba:

mentre li veste per l’asilo

prepari la colazione.

Pensate gite domenicali

o vacanze estive...

Nonno Giggino li porterà

al parco, racconterà storie

di un altro secolo.

Combatteranno coi robot?

Perderanno il lavoro per loro?

I soldi non bastano mai,

sempre nuove spese

ma il suo abbraccio mattutino,

baci sul binario e dimentichi tutto.

Solo una reclame da Mulino Bianco,

una commedia mai vista al cinema,

Fantastichi sui tetti imbiancati

di Atanasio Soldati.

Goliardo in quella baracca

- màgher ‘me ‘n ciod -

Pensava al suo fiume... le rive

che non avrebbe più dipinto

durante quella guerra infinita.


*


Perché ti volti indietro

a cercare i tuoi cari?

Non sei Orfeo...

non sono Euridice

e anche tuo padre direbbe:

«Vai avanti! Guarda avanti!»

Quei film in bianco e nero

con il Grande Fiume...

Peppone, Don Camillo

- la loro giovinezza -

questa sera lì con lei,

il tramonto su pioppi e barche,

il desiderio di averla tra i cespugli.

Domani un matrimonio di fine estate,

così diverso dal suo:

anche tu ci pensi? Anche tu vorresti?

Piume di pavone si mescolano

a passi... voglia di volare lontano,

quella casa, il letto

e l’odore di un temporale

non muterà la vostra stagione.


Luca Ariano (Ph. Elisa Magarotto)

Luca Ariano (Mortara – PV 1979) vive a Parma. Di poesia ha pubblicato: Bagliori crepuscolari nel buio (Cardano 1999), Bitume d’intorno (Edizioni del Bradipo 2005), Contratto a termine (Farepoesia 2010, Qudu 2018) e Nel 2012 per le Edizioni d’If è uscito il poemetto I Resistenti, scritto con Carmine De Falco, tra i vincitori del Premio Russo – Mazzacurati. Nel 2014 per Prospero Editore ha pubblicato l’e-book La Renault di Aldo Moro con una prefazione di Guido Mattia Gallerani. Nel 2015 per Dot.com.Press-Le Voci della Luna ha dato alle stampe Ero altrove, finalista al Premio Gozzano 2015. Nel 2016 presso la Collana Versante Ripido / LaRecherche.it è uscito l’e-book di Bitume d’intorno con una nota di Enea Roversi. Nel 2018 per Qudu è uscita una nuova edizione di Contratto a termine con la prefazione di Luca Mozzachiodi. È redattore di Atelier e de Le Voci della luna. Sue poesie sono tradotte in francese, spagnolo e rumeno.

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