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Nota di lettura a "Cinema Persefone" di Marilena Renda

  • Immagine del redattore: Valentina Demuro
    Valentina Demuro
  • 29 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Tornare al mito è un’operazione archetipica che richiede l’eterno confronto tra il paradigma originario e la nostra declinazione sociale e identitaria. Non è mai un lavoro semplice, il rischio sarebbe quello di tentare un avamposto con la retorica, una replica, quindi, e una contraddizione. Oppure, ricalcare il modello con altre rivisitazioni di significato potrebbe portare a una visione troppo estrema, indebolendo la scelta del modello mitologico ai fini della sua resa contemporanea. Ma Marilena Renda in Cinema Persefone, edito da Arcipelago Itaca e finalista al Premio Strega Poesia 2025, si smarca dal pericolo proponendo una Persefone che non pretende di essere il significante di un particolare femminile e, nel rispetto dei parametri essenziali, semplicemente offre se stessa, attraverso altre storie. Persefone di Renda vive piccoli episodi narrativi come una costellazione di eventi senza però tirare una linea netta sul suo percorso. Sua madre e Ade sono una madre e un Ade che interagiscono con lei nelle vicende compiendo azioni che, più che creare una storia, li rendono tipizzati. Nelle azioni di Ade ci sono le bassezze relazionali, o quantomeno le incongruenze (≪porta la fanciulla a casa sua malvolentieri / ma gli piace, di quelle che resuscitano i morti≫) non di rado toccano la violenza o la prevaricazione intorno all’immobilità di Persefone (≪la parola di Persefone / era una parola di rottura, scendere o salire / gridare o stare zitti / una parola che non ha detto≫) personaggio principalmente agito più che agente (≪vi prego / se dite la mia storia / non trascurate la violenza / che non è stata raccontata / ma che pure c’è stata≫).

Nella madre, si subodora qualcosa di oscuro e disturbante, una figura psicologicamente tossica, un affetto distorto che sfocia nella prevaricazione. Tutti, infine, si muovono per opposti, ora dalla parte della vita, ora della morte, dal bene al male, dall’amore alla violenza (≪nell’amore il buio è più potente di ogni altra cosa≫; ≪non è un male, dice, sognare il sangue / non necessariamente, non sempre≫; ≪superato un confine l’amore è odio paura che-ne-vuoi-sapere / e poi di nuovo luce bambino di luce luce che si apre≫). Lo stesso sentimento della fanciulla non ha una sua netta definizione e non capiamo pienamente che cosa la leghi ad Ade, se affetto, attrazione, risentimento.

I riferimenti simultanei al mito e alla contemporaneità, infine, ci trasportano in un non luogo a sua volta indefinito, sembra di fruire la storia attraverso un’operazione teatrale o - come sembra suggerire anche il titolo - cinematografica, in cui tutto è vero ma allo stesso tempo non lo è. La sfumatura di significato, pertanto, è tutta nell’occhio di chi legge.

Senza una personalità predominante, ma comunque non figure da canovaccio, i personaggi di Cinema Persefone, dunque, si rendono unici e universali, lasciano spazio al lettore che può accogliere i testi dell’autrice, oppure leggerli secondo il proprio sentire interpretativo, costruendo, a sua volta, una, due, altre cento storie.


Marilena Renda Copertina Premio Strega Poesia Alma Poesia

 

 

mentre fanno l’amore

sua madre entra nella stanza

è la regina del Carnevale

è un’anima piccola

tutte lo sono

lo vuole truccare

lo vuole morire

sono tua figlia

dice chiocciando

fammi partorire

 

*


superato un confine l’amore è odio paura che-ne-vuoi-sapere

e poi di nuovo luce bambino di luce luce che si apre

nasce qui sul fondo

dove non sappiamo che succede

e siccome mi chiamo follia

ti accompagnerò anche lì

nel punto dove finisce


Marilena Renda Alma Poesia

L’autrice, Marilena Renda, vive a Bologna dove insegna inglese. I suoi libri sono: Bassani, Giorgio. Un ebreo italiano (Gaffi 2010), Ruggine (dot.com press 2012), Arrenditi Dorothy (L’orma 2015), La sottrazione (Transeuropa 2015), Regali ai fantasmi (Mesogea 2017), Fate morgane (L’Arcolaio 2020) e Fuoco degli occhi (Aragno 2022). Con il poema Ruggine è stata finalista al premio Delfini 2009 e al premio Carducci 2013, mentre La sottrazione ha vinto il premio Bologna in Lettere 2019.  Fuoco degli occhi è stato finalista al Premio Fortini 2023 e al Premio Napoli 2023.

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