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Nota di lettura a "Alla terra i miei occhi" di Mauro Liggi

Immagine del redattore: Elena VerzìElena Verzì

Alla terra i miei occhi è la terza raccolta poetica scritta da Mauro Liggi e pubblicata per la casa editrice Interno Libri nel 2024.

Nella delicatissima prefazione curata da Anna Segre, veniamo introdotti al testo con sguardo proteso verso l’ineluttabilità della vita, apparentemente incapaci di lottare contro gli eventi avversi del percorso umano e dell’inesorabile esperienza della morte. Segre dice: “la morte ti obbliga, non la puoi evitare. […] E Liggi cerca di tenere gli occhi aperti su questo buio”.

Il volume poetico si compone di 62 testi, eterogenei nell’affrontare temi che convergono verso la circolarità della vita e il suo mistero. Nei componimenti non mancano riferimenti biblici, a Dio, ad Abramo e ad Isacco, al tema relazionale come nel rapporto padre-figlio, e i riferimenti al mito come nei versi: «nostalgico Sisifo / trascino massi di mollica / che ricadono a sbarrare il sentiero / dove portare a passeggio il mio bene».

«Circondato di deserto» l’autore dice: «non mi sono mai preso per mano», versi che fanno riflettere sull’intransigenza ricevuta e data; la durezza di questi versi fa trasparire fragilità, nostalgia e desiderio di calore.  Liggi non si arrende al buio citato anche nell’esergo di Edith Bruck, e la chiave per affrontare questo viaggio è l’amore; un amore tangibile, da quello carnale «i tuoi capezzoli / grani di rosario / li stuzzico con le dita» a quello accudente «amarsi è accadere», «l’amore è pettinare il nostro albero di olive.» 

C’è una poesia che più di ogni altra fa comprendere la voglia di combattere l’infelicità, e le ferite dell’anima:

 

«L’amore è guerra

scontro trincee caduti

attacchi e ritirate

scudi e bandiera bianca.

L’amore è battaglia

da cui si esce malamente vivi

apparentemente morti

è propaganda, armistizio

tavoli di pace

confini da conquistare

posizioni da tenere.

L’amore è un corpo a corpo

che non ti basta mai.

Per quante siano le macerie

le perdite sul campo

è il riscatto dalle tue miserie

l’insopprimibile attrazione

della pienezza che chiama.»

 

La necessità di combattere prima e di scendere a compromessi dopo, per far funzionare le cose, mantenendoci in vita. Nel dolore Liggi si mostra nudo e felice, libero da vergogna.

Usare le parole correttamente è la combinazione perfetta per la comprensione delle relazioni con sé nella solitudine e con gli altri: «capirò / prima che alzi gli occhi», «Torneranno / le parole […] / saranno gustose, profumate».

Alla terra i miei occhi è anche l’ultimo verso della raccolta e Liggi con gli occhi vuole sigillare il riflesso, l’incanto, il mondo, offrendo tutto di se stesso: «Mangiami».

 

Mauro Liggi, Copertina, Alma Poesia

Toglimi il peso

di non averti mentito

al tuo sto morendo sussurrato

il peso dell’omogenizzato sul cucchiaino

del sistemarti il cuscino

dopo l’ultima cannuccia.

Solleva il macigno

dell’averti dovuto accudire

mentre iniziavi a morire

dei piatti di patatine

per un mio chilo in più

e tu ogni giorno qualcuno di meno.

Allevia l’oppressione

di averti già scelto il vestito

mentre il cuore rallentava

pompando aria

da ventricoli stanchi.

Mi benedica

questa lacrima definitiva

dalle ciglia socchiuse

al mio capo chino

avvolti dall’odore di rosmarino.

 

*

 

Cielo indigesto

notte fredda di rimpianti

l’alito disegna nuvole di pietra

mi avete rubato l’alba

saccheggiato il mattino

scassinato il tempo.

Se apro appena gli occhi

come dopo un’eclissi

vedo un bagliore

in questo inverno

di gelate orfane di sole.

Solo uno squarcio di luce

solo, vi prego,

un domani qualsiasi.

 

*

 

Imparare a morire

è salire in quella bicicletta

custodita in mansarda

aggrappato al manubrio

pedali in equilibrio.

Ti abbandoni

al tuo corpo che muta

ai tuoi sensi intontiti

al sonno che rapisce

il tuo ultimo sguardo.

Vita e morte

non si conoscono

ma si inseguono su quel sellino

e vicino al traguardo

si abbracciano

per varcare l’orizzonte verticale

e tagliare l’infinito.

 

 

*

 

Scavo con le palpebre

nella terra umida

sciolgo il perdono.

Allatto un germoglio

di pianto

le mani a coppa.

Calati pure tu

sotterra ora

anche ciò

che è vita

la mia inquietudine

vuole farsi albero.

Alla terra i miei occhi.



Mauro Liggi, Alma Poesia

Mauro Liggi, medico, poeta e fotografo di Cagliari. Dall’inizio del suo percorso artistico si è focalizzato sulla street photography, il reportage, la fotografia documentaria, partecipando a numerosi corsi e workshop con i più importanti autori italiani nel settore (Francesco Cito, Valerio Bispuri, Valentina Tamborra). Nel 2021 pubblica la prima raccolta poetica “Anima scalza. Le orme della poesia”. Ad Aprile 2022 è uscita la raccolta poetica dal titolo "Segnali di Fumo" per Altromondo Editore. Nel marzo 2024 pubblica "Alla terra i miei occhi" edito da Interno Poesia, con prefazione di Anna Segre. Continua l'attivita reportagistica. In uscita l'ultimo lavoro durato 5 anni.

 

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