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I Ponti di Alma: Holbourne, Sorhaindo, Chin, Kaur, Arabi

Immagine del redattore: Barbara HerzogBarbara Herzog

Sono morta un milione di volte per la mia libertà – cinque poetesse


Cos’è un retaggio storico? Forse è quella immane presenza – carnale per quanto reale – di ciò che viene ascritto al passato, per comodità pure remoto; confutata, ridimensionata di slancio nella quotidianità corrente. Quella memoria tanto ripetuta in tante anime da diventare ricordo personale ed indelebile del perpetrato e del subìto. Quella cosa per cui a leggi cambiate da decenni, ad atrocità studiate e ripudiate da secoli, ancora la nostra pelle ne porta le vestigia, come le azioni sono smussate dentro ai parametri odierni pur riportando le stesse convinzioni ataviche.

Così può succedere che si possa sentire una stanchezza antica riverberare e cercare parole, esodo, come a richiamarsi ad esperienze che a sentire qualcuno sono già superate, mai successe. Cosicché il lamento è fuori tempo massimo, smisurato, fuori tema. Oggi come prima.

Ecco il retaggio storico. È quella cosa che mai ti permetterà di pronunciare la verità storica perché è troppo invischiata, presente, in tutto ciò che stai nominando. Rendendo suscettibili coloro che sono più occupati a prendere le personali distanze da comportamenti “disumani”, che a tentare di comprendere la vastità del male, e delle sue conseguenze a livello capillare. Elargendo ampio spazio, sotto l’egida della comprensione del figlio dei propri tempi, a comportamenti ed ignoranza fuori tempo massimo.

Poi c’è chi scrive, da poemi epici ad aforismi ad articoli, o li traduce, per gridare,

non è un caso

non è una occasionale

eccezione

 

bambina, alma poesia

 

I died a Million Times for my Freedom (Zita Holbourne)

 

My Freedom was not gained in a day, a month or a year

To achieve it I had to overcome both sorrow and fear

I walked across continents and centuries

Many times stumbling, falling down on my knees


I died a million times for my Freedom


Not a day passed when I wasn't grieving

But I never gave up, never stopped believing

That I would reach the destination called Freedom

Sometimes I cried for my Freedom


Other times I died for my Freedom

My body and soul became my own Queendom

The ground beneath my feet never there long enough to call home

Constantly I ventured to uninviting pastures unknown


I died a million times for my Freedom


Be it one century or one year

I could sense Freedom always near

The scent of sweet liberty permeated my nostrils

I etched songs of Freedom in my mind that became my gospels

Strong and defiant, never forgetting proud roots

Passed through DNA to my womb's precious fruits


I died a million times for my Freedom


Sometimes I was taken, sometimes I was used

Other times I was tortured and abused

My tears of sorrow deepened the sea

Broadening the divide between Freedom and me


Rebellion gave me hope and determination

My resistance knew no boundary or limitation

I bore the scars of my captivity

Like tribal marks of identity


I died a million times for my Freedom


When I was held back physically

I charted the route to Freedom mentally

In order to keep journeying towards my goal

The map of Freedom was imprinted on my soul


Between the stench of bodies decayed

And so many promised loyalties betrayed

I caught fast breaths of sweet fresh air

I could taste Freedom drawing near


I died a million times for my Freedom


When I couldn't run I walked

When I couldn't walk I talked

Promoting the very concept of Freedom to all who would hear

Convinced that Freedom could be reality if only they would dare


To claim it as their right

They could bring it into sight

When I could no longer walk, I rested

Learning that if I invested


In my own physical and mental well being

I would never stop believing

That Freedom could be mine

And when I finally arrived the sensation was divine


I died a million times for my Freedom


Even though I was wearied by centuries of oppression

Aged beyond my years by sadness and depression

Weathered from exposure to extreme elements

Frail from multiple abuses and resentments


I embraced my Freedom like an old lost friend

And refused to release my grasp for fear it would end

I died a million times for my Freedom

I died a million times for my Freedom

I died a million times for my Freedom

 

Sono morta un milione di volte per la mia libertà

 

La mia Libertà non è stata raggiunta in un giorno, un mese o un anno

Per guadagnarla ho dovuto vincere sia paura che affanno

Ho attraversato secoli e continenti

Spesso inciampando in cadute sgomenti

 

Sono morta un milione di volte per la mia Libertà

Non ho passato un giorno senza essere in lutto

Ma mai mi sono arresa ad un morale distrutto

Sempre sapevo che avrei raggiunto la destinazione Libertà

A volte ho pianto per la mia Libertà

 

Altre volte sono morta per la mia Libertà

Corpo e anima mi sono diventati sovranità

La terra mai abbastanza a lungo sotto i miei piedi per chiamarla casa mia

Perennemente mi avventuravo in quella ignota e restia

 

Sono morta un milione di volte per la mia libertà

 

Che fosse un secolo o un anno

Sempre della vicina Libertà sentivo l’affanno

Il sentore della dolce indipendenza inondava le mie narici

Incidevo nella mente come miei vangeli canzoni di Libertà

Forte e spavalda, senza mai scordare le fiere radici

Passate ai preziosi frutti del mio grembo attraverso il DNA

 

Sono morta un milione di volte per la mia libertà

 

Talvolta sono stata presa, talvolta usata

Altre volte sono stata torturata e abusata

Le lacrime della mia pena hanno reso il mare più profondo

Il divarico tra la libertà e me allargando

 

Ribellarmi mi ha dato speranza e determinazione

La mia resistenza non ha conosciuto confine né limitazione

Ho portato le cicatrici della mia cattività

Come segni tribali d’identità

 

Sono morta un milione di volte per la mia libertà

 

Quando mi trattenevano fisicamente

Tracciavo la rotta per la libertà mentalmente

Per continuare il viaggio verso la mia meta

La mappa della libertà fu impressa nella mia anima

 

Tra l’olezzo di carne decomposta

E così tante promesse e tradite fedeltà

Ho tratto veloci respiri di dolce aria fresca

Riuscivo a sentire l’avvicinarsi della libertà

 

Sono morta un milione di volte per la mia libertà

 

Quando non riuscivo a correre camminavo

Quando non riuscivo a camminare parlavo

Promuovendo il concetto stesso di libertà con coloro che avrebbero ascoltato

Convinta che la libertà poteva essere realtà se solo avessero osato

 

Reclamandola come loro di diritto

L’avrebbero palesato

Quando non riuscivo più a camminare, riposavo

Imparando che se investivo

 

Nel mio fisico e mentale benessere

Non avrei mai smesso di credere

Che la libertà poteva essere mia

E quando finalmente ci sono arrivata la sensazione è stata divina

 

Sono morta un milione di volte per la mia libertà

 

Nonostante sia stata sfiancata da secoli di oppressione

Invecchiata oltre la mia età da tristezza e depressione

Consumata dall’estrema esposizione agli elementi

Fragile a causa di multipli abusi e risentimenti

 

Ho abbracciato la mia libertà come una vecchia amica perduta

E non ho allentato la mia stretta per paura potesse essere di nuovo finita

Sono morta un milione di volte per la mia libertà

Sono morta un milione di volte per la mia libertà

Sono morta un milione di volte per la mia libertà

 

Creation (Celia Sorhaindo)

 

Sometimes the only babies

us women subconsciously choose

to birth are our words.


Always a late developer,

mine scratched

on pregnant pause:


And forced their

way out of

tight lips.


Wayward, untidy, they

crawled naked into

the world;


I tried to catch

and tie them in

pink bows


but they wriggled out

to play,

confident, carefree,


and I smiled when Kahlil

and others whispered

they did not belong to me.


At night they crept

into my bed

and covered


my nakedness

with their awkward

limbs.


In muted nightmares-

neglected, bullied

they disappeared;


Today I wake

relieved

and know

even in silence

words will

always be

tightly wrapped

around me.

 

Creazione

 

A volte gli unici bambini

che noi donne inconsciamente scegliamo

di mettere al mondo sono le nostre parole.

 

Sempre di sviluppo tardivo,

le mie si sono inceppate

su pausa incinta;

 

E hanno forzato il loro

ingresso alla vita

da labbra strette.

 

Strane, disordinate, sono

sgambettate nude a

questo mondo;

 

ho provato a intercettarle

e infiocchettarle

di rosa

 

ma sono guizzate fuori

a giocare,

fiduciose, senza pensieri,

 

e ho sorriso quando Khalil

e altri hanno bisbigliato

che non mi appartenevano.

 

Di notte s’infilavano

nel mio letto

e coprivano

 

la mia nudità

con i loro goffi

membri.

 

In incubi trasformati –

trascurate, bullizzate –

scomparivano;

 

Oggi mi sveglio

sollevata

e so

pure nel silenzio

le parole

saranno sempre

strettamente avvolte

attorno a me.

 

 

Words like rape (Staceyann Chin)


1.


Words like rape, he said

are best omitted

from a carefully crafted poem


without meter or much matter for serious scansion

the accusatory imagery

runs inflammatory

prejudicial


in short

good verse cannot survive the violence

of a named horror


if you do not say it

the terror grows

exponentially-


rendering the occurrence

a contained operatic

beauty


2.


She wanted to write down

names

place body parts at particular angles

to better depict the terror


the scream she swallowed with his saliva

his soft tongue like raw fish

forcing open her unwilling mouth.


he must have broken skin with his insistence

his rough fingers sliding under surfaces

he had no right to feed on her like she wasn't flesh


she bled like a motherfucker when he entered


red and semen

making metaphors of her innocence


rape

was the one word that sufficed


rape

contained the shame of his weight

his pubic hairs bruising the delicate center of her clit

the trunk of him

driving back and forth-the unnamed horror splitting her open

like an unripened fruit


the crisp finality of that sound

rape

made him into a thing she might breathe through


the word rape

gave meaning to the grunting

the gargantuan heave of him spilling all he could into her


rape

was a word she could say out loud


when the disconnected details would not be vomited up

she could retch the word

rape


every time she uttered the word

rape-


yes that man right there
he raped me
-she grew
every time she said it, he
raped me
her terror abated
exponentially
rendering her survival
an uncontained operatic beauty

 

Parole come stupro

 

1.

 

Parole come stupro, diceva lui

è meglio ometterle

da una poesia creata con cura

 

senza metrica né sostanza per una scansione di valore

l’immagine accusatoria

si espande in modo incendiario

prevenuto

 

in breve

la buona versificazione non sopravvive alla violenza

di un orrore nominato

 

se non lo dici

il terrore cresce

esponenzialmente –

 

rendendo l’avvenimento

una contenuta opera

di bellezza

 

2.

 

Lei voleva mettere per iscritto

nomi

porre parti di corpo ad angolazioni particolari

per meglio ritrarre il terrore

 

l’urlo che aveva inghiottito con la saliva di lui

la lingua morbida come pesce crudo

che forzava aperta la sua bocca riluttante.

 

doveva aver rotto della pelle con la sua insistenza

le sue dita ruvide che si infilavano sotto superfici

non aveva alcun diritto di cibarsi di lei come se non fosse carne umana

 

sanguinò come una bestia quando lui entrò

 

rosso e seme

a fare metafore della sua innocenza

 

stupro

era quella parola unica che bastava

 

stupro

conteneva la vergogna del suo peso

il suo pelo pubico che illividiva il delicato clitoride

il torso di lui

che spingeva avanti e indietro – l’innominato orrore che la lacerava

come un frutto non maturato

 

la frizzante finalità di quel suono

stupro

trasformava lui in qualcosa al cui fine poteva arrivare col respiro

 

la parola stupro

dava un significato al grugnire

al suo gigantesco sforzo nel riversare tutto ciò che poteva dentro di lei

 

stupro

era una parola che poteva dire a voce alta

 

quando i dettagli sconnessi non si facevano vomitare fuori

poteva rimettere la parola

stupro

 

ogni volta che proferiva la parola

stupro –

 

sì proprio quell’uomo là
mi ha stuprata
 
-lei cresceva
ogni volta che la diceva, lui
mi ha stuprata
 
il suo terrore si attenuava
esponenzialmente
 
rendendo la sua sopravvivenza
una incontenibile opera di bellezza

 

There are whole blackouts (Rupi Kaur)

 

There are whole blackouts

in some of the years I have lived

my therapist says our minds erase trauma

to help us move on

but every experience I've had

is memorized in my flesh

even if my mind forgets

my body remembers

my body is the map of my life

my body wears what it's been through

my body signals the alarms when

it thinks danger is coming

and suddenly

the hungry little demons from my past

come raging out of my flesh

screaming

don't you forget us

don't you ever try to

leave us behind again

 

Ci sono frangenti di oscuramento totale

 

Ci sono frangenti di oscuramento totale

in alcuni anni della mia vita

la mia terapista dice che la nostra mente cancella traumi

per aiutarci ad andare avanti

ma ogni esperienza che ho vissuto

è memorizzata nella mia carne

anche se la mia mente dimentica

il mio corpo ricorda

il mio corpo è la mappa della mia vita

il mio corpo indossa ciò che ha passato

il mio corpo suona gli allarmi quando

pensa ci sia pericolo in arrivo

e tutto d’un tratto

i piccoli demoni affamati del mio passato

impazzano fuori dalla mia carne

urlando

non ti dimenticare di noi

non provare mai più

a lasciarci indietro

 

Prince Charming (Shahida Arabi)


I became accustomed to the cruelty and

the raging storms

the silent glare followed by teasing eyes

the sweet nothings and the callous words

bruising the soul and battering the mind

carefully evaluating how far I could go

I recoiled in

the hard grip of his hands

delicately tying my stomach into knots

like a tailor making me a dress that

would beautifully hug my thighs

and squeeze my throat at the same time

 

Principe Azzurro

 

Mi ero abituata alla crudeltà e

gli assalti furibondi

lo sguardo silenzioso seguito da occhi canzonatori

le dolci paroline e le parole spietate

che ferivano l’anima e percuotevano la mente

valutando minuziosamente quanto avrei retto

mi sono ritratta nella

dura presa delle sue mani

che delicatamente annodavano le mie viscere

come se fosse un sarto a farmi un abito che

mi avrebbe accarezzato meravigliosamente le cosce

e stretto la gola allo stesso tempo

 

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