I Ponti di Alma: Holbourne, Sorhaindo, Chin, Kaur, Arabi
Sono morta un milione di volte per la mia libertà – cinque poetesse
Cos’è un retaggio storico? Forse è quella immane presenza – carnale per quanto reale – di ciò che viene ascritto al passato, per comodità pure remoto; confutata, ridimensionata di slancio nella quotidianità corrente. Quella memoria tanto ripetuta in tante anime da diventare ricordo personale ed indelebile del perpetrato e del subìto. Quella cosa per cui a leggi cambiate da decenni, ad atrocità studiate e ripudiate da secoli, ancora la nostra pelle ne porta le vestigia, come le azioni sono smussate dentro ai parametri odierni pur riportando le stesse convinzioni ataviche.
Così può succedere che si possa sentire una stanchezza antica riverberare e cercare parole, esodo, come a richiamarsi ad esperienze che a sentire qualcuno sono già superate, mai successe. Cosicché il lamento è fuori tempo massimo, smisurato, fuori tema. Oggi come prima.
Ecco il retaggio storico. È quella cosa che mai ti permetterà di pronunciare la verità storica perché è troppo invischiata, presente, in tutto ciò che stai nominando. Rendendo suscettibili coloro che sono più occupati a prendere le personali distanze da comportamenti “disumani”, che a tentare di comprendere la vastità del male, e delle sue conseguenze a livello capillare. Elargendo ampio spazio, sotto l’egida della comprensione del figlio dei propri tempi, a comportamenti ed ignoranza fuori tempo massimo.
Poi c’è chi scrive, da poemi epici ad aforismi ad articoli, o li traduce, per gridare,
non è un caso
non è una occasionale
eccezione

I died a Million Times for my Freedom (Zita Holbourne)
My Freedom was not gained in a day, a month or a year
To achieve it I had to overcome both sorrow and fear
I walked across continents and centuries
Many times stumbling, falling down on my knees
I died a million times for my Freedom
Not a day passed when I wasn't grieving
But I never gave up, never stopped believing
That I would reach the destination called Freedom
Sometimes I cried for my Freedom
Other times I died for my Freedom
My body and soul became my own Queendom
The ground beneath my feet never there long enough to call home
Constantly I ventured to uninviting pastures unknown
I died a million times for my Freedom
Be it one century or one year
I could sense Freedom always near
The scent of sweet liberty permeated my nostrils
I etched songs of Freedom in my mind that became my gospels
Strong and defiant, never forgetting proud roots
Passed through DNA to my womb's precious fruits
I died a million times for my Freedom
Sometimes I was taken, sometimes I was used
Other times I was tortured and abused
My tears of sorrow deepened the sea
Broadening the divide between Freedom and me
Rebellion gave me hope and determination
My resistance knew no boundary or limitation
I bore the scars of my captivity
Like tribal marks of identity
I died a million times for my Freedom
When I was held back physically
I charted the route to Freedom mentally
In order to keep journeying towards my goal
The map of Freedom was imprinted on my soul
Between the stench of bodies decayed
And so many promised loyalties betrayed
I caught fast breaths of sweet fresh air
I could taste Freedom drawing near
I died a million times for my Freedom
When I couldn't run I walked
When I couldn't walk I talked
Promoting the very concept of Freedom to all who would hear
Convinced that Freedom could be reality if only they would dare
To claim it as their right
They could bring it into sight
When I could no longer walk, I rested
Learning that if I invested
In my own physical and mental well being
I would never stop believing
That Freedom could be mine
And when I finally arrived the sensation was divine
I died a million times for my Freedom
Even though I was wearied by centuries of oppression
Aged beyond my years by sadness and depression
Weathered from exposure to extreme elements
Frail from multiple abuses and resentments
I embraced my Freedom like an old lost friend
And refused to release my grasp for fear it would end
I died a million times for my Freedom
I died a million times for my Freedom
I died a million times for my Freedom
Sono morta un milione di volte per la mia libertà
La mia Libertà non è stata raggiunta in un giorno, un mese o un anno
Per guadagnarla ho dovuto vincere sia paura che affanno
Ho attraversato secoli e continenti
Spesso inciampando in cadute sgomenti
Sono morta un milione di volte per la mia Libertà
Non ho passato un giorno senza essere in lutto
Ma mai mi sono arresa ad un morale distrutto
Sempre sapevo che avrei raggiunto la destinazione Libertà
A volte ho pianto per la mia Libertà
Altre volte sono morta per la mia Libertà
Corpo e anima mi sono diventati sovranità
La terra mai abbastanza a lungo sotto i miei piedi per chiamarla casa mia
Perennemente mi avventuravo in quella ignota e restia
Sono morta un milione di volte per la mia libertà
Che fosse un secolo o un anno
Sempre della vicina Libertà sentivo l’affanno
Il sentore della dolce indipendenza inondava le mie narici
Incidevo nella mente come miei vangeli canzoni di Libertà
Forte e spavalda, senza mai scordare le fiere radici
Passate ai preziosi frutti del mio grembo attraverso il DNA
Sono morta un milione di volte per la mia libertà
Talvolta sono stata presa, talvolta usata
Altre volte sono stata torturata e abusata
Le lacrime della mia pena hanno reso il mare più profondo
Il divarico tra la libertà e me allargando
Ribellarmi mi ha dato speranza e determinazione
La mia resistenza non ha conosciuto confine né limitazione
Ho portato le cicatrici della mia cattività
Come segni tribali d’identità
Sono morta un milione di volte per la mia libertà
Quando mi trattenevano fisicamente
Tracciavo la rotta per la libertà mentalmente
Per continuare il viaggio verso la mia meta
La mappa della libertà fu impressa nella mia anima
Tra l’olezzo di carne decomposta
E così tante promesse e tradite fedeltà
Ho tratto veloci respiri di dolce aria fresca
Riuscivo a sentire l’avvicinarsi della libertà
Sono morta un milione di volte per la mia libertà
Quando non riuscivo a correre camminavo
Quando non riuscivo a camminare parlavo
Promuovendo il concetto stesso di libertà con coloro che avrebbero ascoltato
Convinta che la libertà poteva essere realtà se solo avessero osato
Reclamandola come loro di diritto
L’avrebbero palesato
Quando non riuscivo più a camminare, riposavo
Imparando che se investivo
Nel mio fisico e mentale benessere
Non avrei mai smesso di credere
Che la libertà poteva essere mia
E quando finalmente ci sono arrivata la sensazione è stata divina
Sono morta un milione di volte per la mia libertà
Nonostante sia stata sfiancata da secoli di oppressione
Invecchiata oltre la mia età da tristezza e depressione
Consumata dall’estrema esposizione agli elementi
Fragile a causa di multipli abusi e risentimenti
Ho abbracciato la mia libertà come una vecchia amica perduta
E non ho allentato la mia stretta per paura potesse essere di nuovo finita
Sono morta un milione di volte per la mia libertà
Sono morta un milione di volte per la mia libertà
Sono morta un milione di volte per la mia libertà
Creation (Celia Sorhaindo)
Sometimes the only babies
us women subconsciously choose
to birth are our words.
Always a late developer,
mine scratched
on pregnant pause:
And forced their
way out of
tight lips.
Wayward, untidy, they
crawled naked into
the world;
I tried to catch
and tie them in
pink bows
but they wriggled out
to play,
confident, carefree,
and I smiled when Kahlil
and others whispered
they did not belong to me.
At night they crept
into my bed
and covered
my nakedness
with their awkward
limbs.
In muted nightmares-
neglected, bullied
they disappeared;
Today I wake
relieved
and know
even in silence
words will
always be
tightly wrapped
around me.
Creazione
A volte gli unici bambini
che noi donne inconsciamente scegliamo
di mettere al mondo sono le nostre parole.
Sempre di sviluppo tardivo,
le mie si sono inceppate
su pausa incinta;
E hanno forzato il loro
ingresso alla vita
da labbra strette.
Strane, disordinate, sono
sgambettate nude a
questo mondo;
ho provato a intercettarle
e infiocchettarle
di rosa
ma sono guizzate fuori
a giocare,
fiduciose, senza pensieri,
e ho sorriso quando Khalil
e altri hanno bisbigliato
che non mi appartenevano.
Di notte s’infilavano
nel mio letto
e coprivano
la mia nudità
con i loro goffi
membri.
In incubi trasformati –
trascurate, bullizzate –
scomparivano;
Oggi mi sveglio
sollevata
e so
pure nel silenzio
le parole
saranno sempre
strettamente avvolte
attorno a me.
Words like rape (Staceyann Chin)
1.
Words like rape, he said
are best omitted
from a carefully crafted poem
without meter or much matter for serious scansion
the accusatory imagery
runs inflammatory
prejudicial
in short
good verse cannot survive the violence
of a named horror
if you do not say it
the terror grows
exponentially-
rendering the occurrence
a contained operatic
beauty
2.
She wanted to write down
names
place body parts at particular angles
to better depict the terror
the scream she swallowed with his saliva
his soft tongue like raw fish
forcing open her unwilling mouth.
he must have broken skin with his insistence
his rough fingers sliding under surfaces
he had no right to feed on her like she wasn't flesh
she bled like a motherfucker when he entered
red and semen
making metaphors of her innocence
rape
was the one word that sufficed
rape
contained the shame of his weight
his pubic hairs bruising the delicate center of her clit
the trunk of him
driving back and forth-the unnamed horror splitting her open
like an unripened fruit
the crisp finality of that sound
rape
made him into a thing she might breathe through
the word rape
gave meaning to the grunting
the gargantuan heave of him spilling all he could into her
rape
was a word she could say out loud
when the disconnected details would not be vomited up
she could retch the word
rape
every time she uttered the word
rape-
yes that man right there
he raped me
-she grew
every time she said it, he
raped me
her terror abated
exponentially
rendering her survival
an uncontained operatic beauty
Parole come stupro
1.
Parole come stupro, diceva lui
è meglio ometterle
da una poesia creata con cura
senza metrica né sostanza per una scansione di valore
l’immagine accusatoria
si espande in modo incendiario
prevenuto
in breve
la buona versificazione non sopravvive alla violenza
di un orrore nominato
se non lo dici
il terrore cresce
esponenzialmente –
rendendo l’avvenimento
una contenuta opera
di bellezza
2.
Lei voleva mettere per iscritto
nomi
porre parti di corpo ad angolazioni particolari
per meglio ritrarre il terrore
l’urlo che aveva inghiottito con la saliva di lui
la lingua morbida come pesce crudo
che forzava aperta la sua bocca riluttante.
doveva aver rotto della pelle con la sua insistenza
le sue dita ruvide che si infilavano sotto superfici
non aveva alcun diritto di cibarsi di lei come se non fosse carne umana
sanguinò come una bestia quando lui entrò
rosso e seme
a fare metafore della sua innocenza
stupro
era quella parola unica che bastava
stupro
conteneva la vergogna del suo peso
il suo pelo pubico che illividiva il delicato clitoride
il torso di lui
che spingeva avanti e indietro – l’innominato orrore che la lacerava
come un frutto non maturato
la frizzante finalità di quel suono
stupro
trasformava lui in qualcosa al cui fine poteva arrivare col respiro
la parola stupro
dava un significato al grugnire
al suo gigantesco sforzo nel riversare tutto ciò che poteva dentro di lei
stupro
era una parola che poteva dire a voce alta
quando i dettagli sconnessi non si facevano vomitare fuori
poteva rimettere la parola
stupro
ogni volta che proferiva la parola
stupro –
sì proprio quell’uomo là
mi ha stuprata
-lei cresceva
ogni volta che la diceva, lui
mi ha stuprata
il suo terrore si attenuava
esponenzialmente
rendendo la sua sopravvivenza
una incontenibile opera di bellezza
There are whole blackouts (Rupi Kaur)
There are whole blackouts
in some of the years I have lived
my therapist says our minds erase trauma
to help us move on
but every experience I've had
is memorized in my flesh
even if my mind forgets
my body remembers
my body is the map of my life
my body wears what it's been through
my body signals the alarms when
it thinks danger is coming
and suddenly
the hungry little demons from my past
come raging out of my flesh
screaming
don't you forget us
don't you ever try to
leave us behind again
Ci sono frangenti di oscuramento totale
Ci sono frangenti di oscuramento totale
in alcuni anni della mia vita
la mia terapista dice che la nostra mente cancella traumi
per aiutarci ad andare avanti
ma ogni esperienza che ho vissuto
è memorizzata nella mia carne
anche se la mia mente dimentica
il mio corpo ricorda
il mio corpo è la mappa della mia vita
il mio corpo indossa ciò che ha passato
il mio corpo suona gli allarmi quando
pensa ci sia pericolo in arrivo
e tutto d’un tratto
i piccoli demoni affamati del mio passato
impazzano fuori dalla mia carne
urlando
non ti dimenticare di noi
non provare mai più
a lasciarci indietro
Prince Charming (Shahida Arabi)
I became accustomed to the cruelty and
the raging storms
the silent glare followed by teasing eyes
the sweet nothings and the callous words
bruising the soul and battering the mind
carefully evaluating how far I could go
I recoiled in
the hard grip of his hands
delicately tying my stomach into knots
like a tailor making me a dress that
would beautifully hug my thighs
and squeeze my throat at the same time
Principe Azzurro
Mi ero abituata alla crudeltà e
gli assalti furibondi
lo sguardo silenzioso seguito da occhi canzonatori
le dolci paroline e le parole spietate
che ferivano l’anima e percuotevano la mente
valutando minuziosamente quanto avrei retto
mi sono ritratta nella
dura presa delle sue mani
che delicatamente annodavano le mie viscere
come se fosse un sarto a farmi un abito che
mi avrebbe accarezzato meravigliosamente le cosce
e stretto la gola allo stesso tempo
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