Commento a "Quanti" di Flavio Santi
Nella prefazione Niccolò Scaffai dice al lettore che esiste in Quanti una «relazione tra parole e cose che dà forma concettuale e retorica all’intera raccolta» in cui «ogni serie o blocco di testi trasferisce nell’insieme del libro un ‘quanto’ di materia poetica circoscritto». Ancora, nella prefazione, il libro viene definito un «canzoniere scanzonato» per la sua ironia che fornisce la chiave di lettura della realtà, tra versi brevi e accostamenti inusuali che alleggeriscono senza mai banalizzare gli eventi, gli oggetti, la poesia nel suo farsi. Flavio Santi ci consegna piccoli quanti di luce, una poesia dal linguaggio semplice e dagli accostamenti imprevedibili eppure reali.

Che i tramonti assomiglino a quelli
giapponesi dei cartoni
mai avuto dubbi,
tu lo sai, quando dicevo:
«Capita ormai che gli orizzonti
siano rossi di neon laggiù,
tramonti neuronali (o forse reali?),
capita spesso passando in treni veloci
e insensibili a quella massa laggiù.
Sembrano atomiche esplose, sembrano
dirci che non c’è tregua per uomini e
cose di buona volontà».
da Quanti (Truciolature, scie, onde, 1999-2019), Industria & Letteratura, 2020
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