Gli inediti di Stefano Sottile
- Alessandra Corbetta
- 18 mag 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Il verso può farsi lama e penetrare in profondità. Lo dimostrano questi inediti di Stefano Sottile dove la struttura brachilogica e interrotta abita la forma, chiamata a dire di un senso alto, quale quello della fede, dei limiti umani, delle relazioni. Non è possibile procedere con continuità quando il terreno su cui si cammina è quello della vita; occorre fermarsi e ripartire, per comprendere, per accettare. Occorre confrontarsi con i vuoti e con gli spazi occupati, nella consapevolezza che morte e malattia si annidano nelle nostre adorate abitudini e che le risposte alle domande esistenziali continuano ad affondare le loro radici nel vivere concreto di una torta di compleanno, di un profumo, di un livido.
Sottile costruisce, attraverso questi versi, un ponte solido tra potenza e atto, tra idea e realizzazione dell’idea, aprendosi e aprendoci la strada verso una poesia aptica, che costringe a osservare da vicino il lato nascosto di quello che è e di quello che siamo.
Preserva i corpi che serviranno
La definiamo nostra terra.
Abbiamo alberi che non abbiamo.
Ogni definizione è confine. Tutto
ha nome se ha padrone.
Il Paradiso prende il nome
da chi lo possiede, accessibile
ad ogni ospite, se lo meriterà,
inutile se
a te e nemmeno a me
sembra convenire
un giardino per
sudore.
So di un posto dove
ne ottengo settantadue
e mia moglie ancora me.
Amo la facilità di questo.
Tutti ammessi.
Noi crediamo.
Loro ci garantiscono
le erezioni.
E ciò che
hai chiesto, e ciò che ti è promesso,
Nessuno dirà senza consenso.
Nessuno chiamerà stupro
il premio per
la nostra fede.
Nessuna differenza tra un
devoto e uno schiavo
se perseveriamo a credere
alla felicità come sintomo
alla devozione,
e il desiderio un
sintomo della nostra malattia.
Icaro si sciolse
per provare la sua fede.
Torta di compleanno
Potremmo cadere
su loro
come la luce del giorno, esatta
nei vuoti sulla terra.
Nei vuoti della casa. Pranzi. Cene.
Stesso piatto. Compleanno
dopo compleanno. Stesso piatto.
Rinominavamo, un catalogo di
promesse ammazzate, i nomi dei
fiori li dividiamo per profumo.
L’ombra ad ognuno
correttamente data.
Li attraversiamo come la
luce si muove nel corridoio, indifferente;
alle grida di un padre.
A proposito della libertà, dice;
una mano
alzata in giuramento
è libera
di pronunciarsi in lividi
sulla sua schiena.
definirsi
la mano di lui.
Nel cancro di lei.
le cicatrici di lei erano
I silenzi di lei a chiudere
il sangue con le parole.
Trasloco dopo
trasloco aprono scatole
ognuno ancora al
giusto lato del giuramento.
La mano è
ancora di lui.
Profumo di vodka nella
tazza da tè di lei.
Come una mano cade
Un senso di scala alla storia, al rumore.
Comincia con il livido,
che è una porta chiusa dall’interno,
e chi sia il colpevole non importa, come si
perde
il nome di un cadavere in un
massacro, le mani sono cadute
dentro nel bagnato. Spaccando
la superficie. Altre pozzanghere.
Guardo un amante, lo guardo non per
vedere me, non per vedere uccidere
un uomo. O un altro uomo,
un uomo che avrei potuto essere. Vorrei
che mi uccidessi ora. È il punto della
storia che preferisco quando muoio
tra le tue braccia e da quasi ogni lato
non si capisce chi è fra noi.
Con un tale livello di ricezione
una piccola morte,
annunciata
dal profumo
del fiore lungo il viale. Il dolore può
essere squisito.

Sottile Stefano nasce a Marino (Roma) nel 1984. Suoi inediti di poesia sono presenti in vari siti e Lit-blog italiani. È fondatore e direttore editoriale del Lit -Blog e rivista Crackerspoesia (www.crackerspoesia.it) che si occupa di inediti, di traduzione ed è fortemente legata all’unione tra le comunità poetiche nazionali ed internazionali. Lavora attualmente alla sua prima opera di poesia, la cui uscita è prevista per il 2021.
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