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  • Immagine del redattoreAlessandro Pertosa

«Poesia a quattro mani»: recensione a "Tra i tempi tecnici" di Francesco Lorusso e Mauro Pierno

Come due sperimentatori in laboratorio, Francesco Lorusso e Mauro Pierno firmano a quattro mani Tra i tempi tecnici (Spagine, 2021), un volume di poesia che smonta il concetto di creatività intesa come una operazione individuale e solitaria. La raccolta, ideata inizialmente per un fascicolo di «incroci» dedicato al lavoro (n. 38, dicembre 2018), va segnalata sia per il valore poetico che mostra, sia per l’azzardo culturale, o direi meglio, la provocazione che cova.

Se consideriamo la struttura e il valore poetico, i testi privi di titoli si susseguono per scene, in successione numerata. Pagina dopo pagina, gli ambienti e le persone nominate si presentano agli occhi del lettore come incastonati in una serie di scatti fotografici. Ogni elemento, ogni gesto viene fissato sulla pagina. È un gesto serializzato, quotidiano, talvolta persino ripetuto in un grigio e mesto ambiente impiegatizio, che viene però nominato (e quindi riportato a vita nuova) da una lingua plastica, capace di segnalarsi come continua provocazione. E la provocazione poetica è sia svelata dal contenuto, dal pensiero che la vivifica, e sia dalla modalità con cui il contenuto viene espresso.

Quanto al contenuto, Lorusso e Pierno compiono la straordinaria impresa di trasformare il quotidiano, l’ordinaria routine di burocrati, in orizzonte poetico. E l’operazione di trasformazione accade, pagina dopo pagina, grazie a un continuo slittamento semantico, che sublima il gesto rituale e tecnico dell’amministrazione in metafora viva, pulsante. Tra i tempi tecnici rappresenta quindi il tentativo – ben riuscito – di trasformare la tecnocrazia in poesia, grazie a una parola che significa al di là di ciò che dice, e che si percepisce come liberata dalle gabbie del presente.

Ma non è tutto. Perché come ho appena accennato poco fa, la raccolta mostra il suo lato più originario nella modalità espressiva in cui la voce autoriale presenta il suo canto. Lorusso e Pierno firmano questo volume a quattro mani, senza specificare a chi appartengano i singoli testi. Due autori in uno. Il due che si fonde e che fondendosi si moltiplica. «Sedimentiamo nei corridoi di un’altra epoca – scrivono – e i visi pure si sovrappongono. / Nelle sequenze piani organici traballanti. / I soffitti sono sempre troppo alti / e la nostra storia è puntellata male».

I visi si sovrappongono. L’io e il tu diventano un noi. Un noi artistico, dal momento che l’autorialità poetica non necessita di un’identità individuale.

E questa proposta appare ancor più rivoluzionaria oggi, in tempi di marcata personalizzazione di ogni gesto artistico. L’io ipertrofico dell’uomo moderno non trova spazio in queste pagine, che spingono invece in primo piano il «noi» creativo. L’obiettivo artistico e la provocazione culturale consistono nel produrre un’opera appartenente allo stesso tempo a ognuno degli autori e a entrambi, compiendo una sintesi che permette di cooperare e produrre un’opera strutturalmente con-divisa.



Francesco Lorusso, musicista e poeta barese, è nato nel 1968. Sue poesie e letture critiche sono apparse sulle riviste “Poesia”, “Atelier”, “Anterem”, “incroci”, “Il Segnale” e, online, su siti quali, tra gli altri, “Sulla Letteratura (On Literature)”, “La Recherche”, “Poetarum Silva”, “Cartesensibili” e “Imperfetta Ellisse”. Dopo una densa raccolta di liriche pubblicata sulla rivista “incroci” dal titolo Nelle Nove Lune e altre poesie (Bari, Adda Editore, 2005), in volume ha pubblicato: Decodifiche (Verona, Cierre Grafica 2007) con prefazione di Flavio Ermini, L’Ufficio del Personale (Milano, La Vita Felice 2014), con prefazione di Daniele Maria Pegorari, Il secchio e Lo Specchio (Lecce, Manni Editore 2018) con nota introduttiva di Guido Oldani, Maceria (Osimo (An), Arcipelago itaca Edizioni, 2020), prefato da Giacomo Leronni.

Sonda campi sperimentali e di contaminazione tra musica acusmatica e poesia con il compositore Franco Degrassi.


Mauro Pierno, nato a Bari, vive a Ruvo di Puglia. Autore di testi teatrali dei quali ha curato anche la regia. Vincitore della terza edizione del premio di poesia organizzata dall’A.I.C.S. “G. Falcone” di Bari, è presente nell’antologia – Il sole nella città - 2006 La Vallisa (Besa editrice) curata da Daniele Giancane. In poesia ha pubblicato in volume Ramon (Terra d’ulivi edizioni, Lecce 2017) e Compostaggi (Edizioni Progetto Cultura, Roma 2020) con una prefazione di Gino Rago. Le sue poesie si possono leggere in rete su “Poetarum Silva”, “Critica Impura”, “Poetrydream” di Antonio Spagnuolo, “Pi-Greco Aperiodico di conversazioni poetiche” e in particolar modo, dal 2017, sulle pagine innovative del gruppo NOE di Roma, all’interno della Rivista Letteraria Internazionale on-line “L’Ombra delle Parole” diretta da Giorgio Linguaglossa. Suoi scritti sono presenti anche su riviste cartacee tra le quali “incroci” di Bari, “Periferie” di Roma e “Il Mangiaparole” di Roma. Promuove in rete il blog personale “Ridondanze”.

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