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Immagine del redattoreGiuseppe Cavaleri

Nota di lettura a "Vita[amor]te – poesie per Arcani maggiori" di Valeria Bianchi Mian

Per il nuovo appuntamento della rubrica "Le Contaminazioni di Alma" parliamo questa volta di una silloge che ci porta a esplorare un legame che nel corso del tempo ha stuzzicato la fantasia dei più grandi tra narratori e poeti, tra cui Calvino, Butler Yeats e Artaud: i tarocchi e la creazione artistica.

Valeria Bianchi Mian, psicoterapeuta di scuola junghiana, si aggiunge alla lista con Vit[amor]te – poesie per Arcani maggiori (Miraggi edizioni, 2019), un curioso esperimento poetico che associa versi e illustrazioni ispirate alle carte degli Arcani maggiori, disposti e amalgamati dall’autrice stessa in un incastro, sicuramente non casuale, di precise corrispondenze geometriche (44 poesie per 22 illustrazioni).

Quello che colpisce della raccolta è la ricerca di un dialogo costante tra il quotidiano, l’esperienza aneddotica che lo riempie e una profonda alterità fatta di rimandi mitologici e psicanalitici. In questa mescolanza, si vede l’idea forte dell’autrice che lega parole e illustrazioni, esperienza e sua interpretazione. Proprio come la pratica dei tarocchi, la poesia di Bianchi Mian costruisce, infatti, riflessioni che si leggono sempre come tramite un velo, che non approdano a una illuminazione piena del significato, ma permangono vive nel circuito che si innesta tra illustrazione/verso, autore/lettore.

Come giustamente sottolinea Giordano Berti nella prefazione, però, un appiglio ci viene già dal titolo in maniera chiara: Vit[amor]te – poesie per Arcani maggiori, dove «tra i poli opposti che segnano l’eterno ritorno spicca l’amore come elemento unificante». Tra i temi toccati dalla raccolta c’è infatti il rapporto con gli altri e cammina di pari passo a quello della formazione, le varie tappe che costituiscono il percorso di un’esistenza: dalla scoperta che «son la bocca che fu / di mia nonna / e la forma del volto», agli scontri generazionali, passando per momenti decisivi come la maternità, trattati oscillando tra toni ora grotteschi (L’amica che ti ha detto /«Vedrai è come evacuare un melone da davanti»), ora più lirici, fino alla consapevolezza che «la maturità non è un esame. / È senso della terra».

Testi carichi quindi di strali e epifanie, dove l’Io pretende sempre la propria centralità e dove i rimandi continui al mondo della psicologia junghiana quando non al mondo del mito, bucano l’autoreferenzialità dei testi collegandosi a discorsi più ampi e fecondi. Il rimando alla mitologia costituisce una costante, uno specchio che diventa il fondale nel quale immergersi per una comprensione della raccolta stessa. Da Afrodite a Persefone, fino a divinità più ctonie e meno conosciute come Baubo, dea greca dell’oscenità.

Lontani da qualsiasi carica divinatoria, i versi brevi e nervosi, così pieni di assonanze e racchiusi in una forma libera ma sintatticamente contratta, oscillano tra l’andamento di una filastrocca e quello di una danza, suggerendo un’idea di poesia come gioco, metodo di rielaborazione dell’esperienza e creazione irrazionale di contenuto.














I. A muso duro


I decenni allineati in Polaroid

accanto ai morti alle feste sbiadite

generazioni di colletti a punta.

Nei pantaloni a zampa tu sei bella

sul dorso del somaro al Partenone.

Mi stringi forte

sulla neve

fresca

che lui, più tardi, ci farà cadere

e tu sprofonderai in sciatterie

dallo sky-line

dei tuoi giorni

più neri.

Non sei mai stata una mamma da pappa

pronta a far fronte alle mie ribellioni.

Volevo volare

dalla finestra

per schiaffeggiarti questa differenza

e tu

a muso duro

per tre giorni

muta allo specchio

mi tenevi testa.

Via dal viso, i capelli

la molletta

arma letale versus sensualità

poi le modelle io me le sognavo

appese alla parete

e i Duran Duran.

Che è inversamente proporzionale

il tuo comprendermi

alla mia distanza

e che ho dovuto girare il millennio

controluce

(l’oggetto in trasparenza)

ricostruire il mio nome daccapo

chiamarmi “amore”

per volerti bene.


II. Agave


Ero convinta di somigliare

alla cruda agave.

Nuda, dura e appuntita.

Credevo nelle mie necessità:

poca acqua

solitudine

la vista del mare.


Sapevo di andare a morire

dopo il primo fiore.

Un figlio, e via.

Scopro con particolare orrore

e assurdo piacere

che al sale

i accompagna l’acqua

che la maturità

non è un esame.

È senso della terra.


Peccato le rughe

ma, se le radici sono tante

io sono l’agave

non monocarpica


I. I vecchi e il bambino


Quando muoiono i vecchi

e i bambini domandano

che cosa sia il morire.

In marcia con i bastoni

al confine del bosco

io gli parlo di marcescenza.

Elegy written in a country churchyard [*]

raccogliendo primule

per l’insalata – dal muro

cola la colla delle partecipazioni

fresche come le uova dello zio.

Eccolo, il fratello della nonna

e gli auguri dei nipoti

«Saresti tu» – dico a mio figlio.

«Lo posso vedere il cadavere?»

Curiosità infantile chiama

odorama d’ignoto, sguardo

tridimensionale sulla vita.

Perché no? – e annusiamo la terra

buttandoci a pesce giù nel prato.

Strisciamo come vermi

parlando della talpa

con il buco in pancia

povera cieca stecchita al sole d’agosto.

Te la ricordi? Puzzava la nera

creatura piccolina nella sera.

Corriamo, cinque anni e quaranta

sette vite hanno i gatti, lo sai?

Ma noi, prima della morte

possiamo leggere tutte le storie

per scrivere la sorte a colori.

Corriamo, il vento è buono

per l’aquilone, e primavera pulsa.


(* in memoria di Thomas Gray, 1750)


Valeria Bianchi Mian è psicoterapeuta, psicodrammatista e tarotdrammatista (www.tarotdramma.com). Redattrice per Psiconline.it e Oubliette Magazine. Organizza la Rassegna Nazionale di Psicodramma e Sociodramma “L’Io e l’Altro”. Ha scritto: Favolesvelte (Golem Ed.), Utero in anima (Lithos Ed.), Non è colpa mia (Golem Ed.). Ha curato: Poesie Aeree (Matisklo Ed.) e Una casa tutta per lei (Golem Ed.). Suoi articoli, poesie e racconti compaiono in diverse antologie cartacee e online. Ha curato e illustrato Maternità marina (Terra d’ulivi Edzioni). Ha partecipato a saggi corali di psicologia e filosofia (Alpes Italia, Underground? Edizioni, et al.) Con Miraggi Edizioni ha pubblicato Vit(amor)te. Poesie per arcani maggiori (22 carte e 44 poesie).

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