Nota di lettura a "Scavi urbani" di Giovanni Lovisetto
La dualità che connatura la silloge Scavi urbani (Transeuropa, 2021) di Giovanni Lovisetto emerge sin dall’Epigrafe del testo. Infatti, per indirizzare i lettori ai contenuti, l’autore decide di affidarsi al pungente drammaturgo e pittore svizzero Friedrich Dürrenmatt. In dettaglio, la frase di cui sceglie di avvalersi è la seguente: «Così per tutta l’eternità quelli che reputano il mondo un sistema ordinato dovranno confrontarsi con coloro che lo ritengono un mostruoso caos».
Nella poetica di Lovisetto l’approccio duale, che ramifica a partire dal caos e dal cosmo, necessita di continue definizioni. Su tutto, l’incessante formicolare del campo di ricerca mira ad accogliere proprio il tema decisivo del confronto, che, come si nota facilmente, caratterizza la citazione poc’anzi riportata, in particolare nel legame necessario che intesse col verbo dovere.
Il bisogno di costruire e definire accuratamente il terreno del confronto – che porta all’armonia degli elementi – scaturisce dalla faticosa indagine riguardante i tratti distintivi del quotidiano. Protagonista indiscusso di questa meticolosa osservazione è l’uomo. A tal proposito si può asserire che quanto sosteneva il celebre storico Marc Bloch in merito al bravo storico, che, come l’orco della fiaba, avrebbe dovuto fiutare incessantemente la carne umana, vale anche per l’immagine del poeta che fuoriesce dai componimenti di Lovisetto.
Dunque, Scavi urbani mostra come solo dimorando a lungo sulla superficie del dibattito e della comparazione certosina degli elementi antropici si diventa in grado di originare intervalli proficui per la comprensione. Andare a fondo, scavare, principalmente l’urbano, cioè quanto riconducibile all’uomo e alla comunità, presuppone sempre un rischio che, per dirla con Jaspers, si lega alla precarietà e attiene alle scelte dell’io. Eppure, proprio come il filosofo tedesco ha chiarito nella sua produzione, queste decisioni cariche di incognite devono essere inevitabilmente compiute affinché si possa giungere a essere in grado di cogliere l’assoluto. Va da sé che il rischio presuppone in ogni ciglio del percorso la possibilità concreta del fallimento.
Lovisetto discute sulla dimensione sorgiva dell’azione poetica e sull’affinità che intercorre ineluttabilmente tra sogno, ricordo e assenza. Ad esempio, sul peso del ricordo, tema cardine della raccolta, basta anche soltanto riportare questi versi: «Ricordo // questa stanza / in cui mi appiglio a un foglio / mentre il silenzio si posa/ sugli oggetti / come una mano di polvere».
In questo ciclico e interminabile processo poetico, le composizioni che formano Scavi urbani spingono verso il superamento di ogni orizzonte spazio-temporale e sopravvivono camaleonticamente alle nuove e inevitabili sfide. Quanto appena affermato è sottolineato anche da Durati nella Postfazione al testo in cui, discutendo del linguaggio adoperato dall’autore, sottolinea come il vocabolario poetico di Lovisetto mantenga «la tensione tra echi del passato e urgenza del contemporaneo, fondendoli in questi componimenti scelti e montati con estrema cura in maniera efficace».
Così, in primo luogo, la qualità che distingue e definisce le composizioni che formano la raccolta è il superamento di ogni orizzonte spazio-temporale attraverso le sfide poetiche – mosse da stimoli interni ed esterni – che marcano le sue ricerche urbane. Saper cogliere i tratti di quel confronto di cui si diceva in apertura significa anche e soprattutto sporgersi sulla possibilità della felicità. Quest’aspetto si cela in diverse composizioni, ma si mostra limpidamente in versi quali: «Anche se a intermittenze / anche se un po’ sgualciti / si può essere felici».
Dunque, la silloge è un invito è all’azione e al pensiero indipendente che, in quanto tale, è segnato da regole proprie e non è mai imposte dall’esterno. Questo presuppone il bisogno della responsabilità, significa conformare l’azione alla legge morale rifuggendo principalmente dalla mera passività. Si tratta di una trasformazione graduale che non prevede necessariamente migliorie rispetto alla collocazione precedente.
La strada che viene indicata nei versi della raccolta è impervia e le esposizioni dell’autore non rispondono a un principio generale e necessario a cui sottostare. Tutt’altro: le scelte da compiere sono spesso inusuali e prevedono finanche il disconoscimento delle proprie convinzioni: «Ho ripudiato la via dove sono nato, / famiglia amici animali domestici, / ho rinnegato i petali / di chi mi portava la rosa / strappando la prima pagina / di ogni libro con incisa una dedica».
A conclusione, si sarà ormai compreso come queste azioni muovano sempre a favore di recuperi o di nuovi orizzonti da esplorare e di come sottendano sempre il bisogno di dare piena ragione alla vita, come evidenzia l’altra citazione utilizzata da Lovisetto per instradare i lettori ai contenuti della sua silloge d’esordio.
ho ripudiato la via dove sono nato,
famiglia amici animali domestici,
ho rinnegato i petali
di chi mi portava la rosa
strappando la prima pagina
di ogni libro con incisa una dedica.
Ho negato il nome e il cognome,
stracciato il diploma,
gettato i titoli nel camino.
Ho annacquato il sangue
fino a renderlo acqua piovana,
invertito sesso con sesso,
scambiato palpebre e unghie,
immerso la pupilla nel sale
dei ricordi.
Ho sradicato da me stesso
me, fino alle ossa…
cercavo la voce che dice
io,
io soltanto
oltre l’eco dei padri e delle madri
l’eco di tutti i figli
nella stanza vuota.
*
frequento treni come pensatoi
paesaggi sfumano tra bisbigliati
sonni e alito che sa di fumo
storie d’amore e noia
libri labbra cellulari
ipotesi di vite sotto le giacche;
riflessa sul finestrino
mando a memoria la storia tra me e te.
Sul treno nulla da perdere, nulla
da lavorare. È solo una parentesi
che si apre,
l’inizio e la fine di ogni galleria.
*
la flagranza in cui ci colse il bacio
fuori dal locale sul momento
ci diede qualcosa in pegno,
un usignolo tascabile
un reminder, memento:
anche se a intermittenze
anche se un po’ sgualciti
si può essere felici.
*
San Giovanni
prima di mezzogiorno
l’ombra di molti è andata già in vacanza,
tutti soffrono il caldo, la cattedrale tace.
Una biblioteca piena di quello
che è al di là di me
trabocca giorni di maturità
e chimere mai addomesticate
tra l’Oltrarno e via della Colonna.
A San Miniato ti portai di notte
a respirare la città dall’alto,
ora scendendo alla Pescaia
alla tregua dell’Arno
mi immergo tra le ossa
dei ponti e dei palazzi
ripeto il gesto solito
di un nuovo battesimo.
*
di roccia è il seme del mondo
incontrollabile.
Stalattiti franano sul tuo
sul mio sentiero
mentre a testa alta
vai cantando il nome
… si poteva fare di più / se solo
avessi / la prossima volta…
non c’è formula o calcolo che tenga
solo una brezza, la mattina presto
mentre dormi e il bulbo
che piantasti buca il terriccio.
Giovanni Lovisetto è nato nel 1994 a Firenze, dove ha frequentato il liceo classico Michelangiolo. Dopo il liceo ha proseguito gli studi a Pisa alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa, laureandosi in Lettere Classiche e Archeologia. Da quattro anni vive tra l’Italia e New York, dove sta portando avanti un dottorato in Classical Studies alla Columbia University, insegnando corsi di lingua greca e storia dell’arte. Essendo la letteratura da sempre una sua passione, scrive poesia e ha partecipato a manifestazioni e concorsi letterari. Alcuni suoi testi appariranno sul volume 2021 della rivista Italian Poetry Review. Scavi Urbani, pubblicato da Transeuropa a maggio 2021, è la sua prima raccolta poetica.
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