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  • Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Nota di lettura a "Per segni accesi. Password per un cammino", di Annamaria Ferramosca

La raccolta Per segni accesi. Password per un cammino (Giuliano Ladolfi Editori, 2021) di Annamaria Ferramosca è un'opera complessa, nel senso migliore del termine; un'opera cioè che ingloba e si muove su piani diversi, che non si snoda intorno a un unico tema ma che, nel perseguire la sua traiettoria di freccia scoccata verso l'alto, tocca cime differenti e si costituisce per rimandi di senso, ognuno indagato nella sua profondità strutturale. I due punti-fondamenta di questo lavoro, in relazione tra loro come anodo e catodo, sono costituiti dall'evento della nascita, intesa come inizio e come atto concreto del generarsi delle cose, e dalla finitudine, che Ferramosca presenta come cessazione di uno stato più che come morte connotata empaticamente, anche perché, e bene lo evidenzia Maria Grazia Calandrone nella prefazione «la consapevolezza della finitudine coincide […] con l’accettazione, più che con una rivolta e una costruzione di illusioni di eternità. Tanto più vero perché Ferramosca sembra spesso guardare il mondo da una distanza incommensurabile: non il mondo come entità astratta, bensì il mondo come pianeta fisico e concreto […]».

È, dunque, tra origine e fine che Ferramosca inscrive i suoi versi e mai sé stessa o un io lirico ipertrofico e ipervedente; la visione è affidata al frammento, insito negli altri, negli elementi della natura, negli oggetti, in tutto ciò che noi condivide in qualche modo l’esistenza, ma che non ci appartiene mai del tutto e che, in virtù di questo, dovremmo comprendere – ossia prendere con noi – e rispettare, per tornare all’intero o costruirne uno nuovo. Il viaggio da compiersi per raccogliere le schegge sparse e rimetterle insieme è, nelle pagine di questa raccolta, sempre illuminato da una luce ariosa e radiosa e mai silente, poiché in sottofondo qualche forma di vita lascia sentire, anche sommessamente, la propria voce. Voce e luce sono, in effetti, le due parole chiave di Per segni accesi, i lemmi ai quali è affidato il compito di lasciare trapelare la necessità-dovere di uscire dai solipsismi individuali per allargarsi a un abbraccio totale, in cui braccia e gambe si fondano, in cui si possa recuperare l’unità. In quest’ottica devono essere letti gli accostamenti di parole di cui Ferramosca fa uso («felicetriste» o «polveresilenzio» ad esempio) che non solo generano termini nuovi ma, soprattutto, annullano separazioni, volgono, ancora una volta, all’uno. E subito il pensiero va alle “giovani parole” di Beppe Salvia, come già notato da Alfonso Guida, ma anche Remo Pagnanelli viene alla mente in queste dualità che si fanno unica cosa. Il percorso inscritto da Ferramosca, il quale trova nei titoli delle tre sezioni di cui si costituisce le indicazioni da seguire per poterlo portare avanti (le origini l’andare; i lumi i cerchi; per segni accesi), si muove nel mito per approdare al contemporaneo, che resta il focus su cui il fascio luminoso del proiettore-poesia è puntato.

Già a partire dal titolo, Ferramosca unisce piani temporali differenti e terminologie diverse, conscia che, per parlare di qualcosa di non semplice, occorra abolire barriere cronologiche, lessicali e conoscitive perché, se la società digitale ributta mescolate le carte sul tavolo, tocca ancora una volta a noi prenderle in mano una per una e rimetterle in ordine. Con pazienza, con coraggio, con lungimiranza; quella lungimiranza di cui Per segni accesi. Password per un cammino, per fortuna, trabocca.



quegli occhi sulle vette

quell’assenza d’ali

quelle città sepolte

divenute miraggio

polveresilenzio affidata al vento

pietre impietrite della storia


nell'ombra il telaio continua

a tessere letale una tela

in motivo greco a catena

profili alternarsi senza fine

uomodonnauomodonnauomo

curvi a battersi il petto


*


fare tabula rasa dei pensieri

affidarsi al buio

con la sicurezza dei ciechi


sostare ad ogni angolo della notte

afferrare i lumi al baluginare dell’alba

sulla bocca delle sorgenti

nel luccichio delle nascite


verrà l’oceano

verranno le sue vele

saremo nuovi per nuovi continenti


2020 di buio e password


lontani ormai quanto lontani

i passi attenti gli occhi

che cercavano il vero tra le macerie

chiavi per riaprire l’alba


non basta più il semplice

meccanismo del ricordo

racconti dell’infanzia amori replay di film

le cose più intoccabili non bastano

per riordinare la materia in disordine

la terra che più non riconosce il suo seme


nemmeno io riconosco te l’altro

nemmeno me stesso non ricordo

com’ero come

avrei voluto essere

quali corde scegliere

da far vibrare quali suoni o grida

lanciare ai quattro venti


eppure sento che avrei voluto

vederti correre – tedoforo di Olimpia –

a perdifiato con la tua torcia di bellezza-luce

attraversare i continenti


attesa ormai soltanto

amara attesa intanto

dare un nome al prossimo tornado

al prossimo virus

rinchiudersi in casa ad ascoltare

dati norme statistiche

formulazioni entropiche

per un futuro d’ombra


preferisco

battere ancora la fronte sui muri

sulle miopi porte sprangate

svestirmi del superfluo come i nativi

parlare le loro lingue dei fiumi

dai codici leggeri

password del vero

per abitare il mondo



Annamaria Ferramosca è pugliese e vive a Roma, dove ha lavorato come biologa docente e ricercatrice, ricoprendo al contempo l’incarico di cultrice di Letteratura Italiana per alcuni anni presso l’Università RomaTre. Ha all’attivo collaborazioni e contributi creativi e critici con varie riviste nazionali e internazionali e in rete con noti siti italiani di poesia. È stata ideatrice e per molti anni curatrice della rubrica Poesia. Condivisa nel portale poesia2punto0. È ambasciatrice di Sound Poetry Library (mappa mondiale delle voci poetiche) per Italia e Puglia. Ha pubblicato in poesia: Per segni accesi, Giuliano Ladolfi Editore (Selezione Premio Camaiore, finalista ai Premi Lorenzo Montano e Poesia Onesta); Andare per salti, ArcipelagoItaca (Premio Arcipelago Itaca, nella rosa del Premio Elio Pagliarani, Premio Una vita in poesia al “Lorenzo Montano”, finalista ai Premi: Guido Gozzano, Europa in Versi); Other Signs, Other Circles - Selected Poems 1990-2008, volume antologico di percorso edito da Chelsea Editions di New York per la collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti, a cura di Anamaría Crowe Serrano e Riccardo Duranti (Premio Città di Cattolica); Curve di livello, Marsilio (Premio Astrolabio, finalista ai Premi: Camaiore, LericiPea, Giovanni Pascoli, Lorenzo Montano);Trittici - Il segno e la parola, DotcomPress; Ciclica, La Vita Felice; Paso Doble, raccolta di poesie a quattro mani, coautrice la poetessa irlandese Anamaria Crowe Serrano, Empiria; La Poesia Anima Mundi, monografia a cura di Gianmario Lucini, contenente la silloge Canti della prossimità, puntoacapo; Porte/Doors, Edizioni del Leone (Premio Internazionale Forum-Den Haag); Il versantevero, Fermenti (Premio Opera Prima Aldo Contini Bonacossi). Ha curato la versione poetica italiana del libro antologico del poeta rumeno Gheorghe Vidican 3D- Poesie 2003-2013, CFR (Premio Accademia di Romania per la traduzione). Inclusa in numerose antologie, ha ricevuto recensioni critiche su riviste italiane e straniere. Suoi testi sono stati pubblicati anche in numerosi volumi collettanei e sono stati tradotti, oltre che in inglese (Anamaria Crowe Serrano, Riccardo Duranti), in greco (Evanghelia Polimou), rumeno (Eliza Macadan), spagnolo (Antonio Nazzaro), turco (Mesut Senol), arabo (Sayed Gouda). Ulteriori notizie, testi e materiale critico sono disponibili nel sito personale www.annamariaferramosca.it







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