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Immagine del redattoreAlessia Bettin

Nota di lettura a “Parlo Ultimo” di Stefano Massari

Dell’opera di Stefano Massari Parlo Ultimo, edita da Industria&Letteratura nel 2024, colpiscono l’autenticità e la coraggiosa precisione di scrittura con cui l’autore sa affacciarsi a una dimensione di attesa della morte. Questo avviene in particolar modo in Serie del ritorno (2009), l’ultimo dei tre volumi presenti nel libro, che raccoglie anche i precedenti lavori Diario del pane (2003) e Libro dei vivi (2006).Con lo sguardo lucido di chi con tenacia, fino a restare spettatore ultimo, sembra accompagnare una persona amata che ha ricevuto una sentenza irreversibile – e in questa consapevolezza continua a sopravvivere –, Massari (rivolgendosi forse a un io camaleontico allo specchio) presenta l’immagine della morte come qualcosa «che dovevi diventare   che dovevi mangiare / che dovevi dividere   come odio dal pane […] che dovevi guardare   che dovevi preparare / ogni volta come fosse la tua». Nel suo angoscioso dialogo con gli interlocutori che si incontrano via via nel libro, con sembianze sempre cangianti, i figli, un’amata forse, la sorella, il padre, la madre, Massari osserva/parla “dal basso, con quell’incarnato dolente, originario che gigantifica le cose nella loro crudele esattezza”, come indica nella sua postfazione Gian Mario Villalta.Parlo Ultimo è un libro tumultuoso, denso di immagini rabbiose in cui «perfino il cemento ringhia» e «le case sputano», che rivela però un desiderio di resistenza e di rinascita lì dove inizia «il lungo silenzio della luce», in cui si congela l’attesa della morte e in cui aspettare gli altri «come fratelli».Il nulla atteso diventa «il luogo del saluto» in cui stringere «il patto con la luce», portatrice di una misteriosa promessa, di pace, ma anche generatrice di altra vita e di futuro:[Il bambino nascerà in fretta   sano   come questo ventospargerà la luce intorno].


Stefano Massari, Alma Poesia, Copertina


dovevamo essere uguali . tu ricordi ?

dicevi tagliati la gola adesso che il presente è cavo

come ogni morte dove stai a sentire a chiudere le porte

a pulire è il secolo che mente che sfugge che inghiotte

*


dovevamo essere liberi . tu ricordi ?

dicevi entrami sotterraneo affamato familiare dopo chiudimi

rimarginami piano ascoltami la pelle l’ossigeno di madre

permanente il sangue che si compie fossile

salutami per sempre


*


[io ho un cancro e nessuno mi chiama per nome

io ho solo cavi dentro elettrodi addosso ovunque e io ho sete

e non posso bere io non posso gridare non riesco

neanche a parlare


faccio gesti lentissimi non chiudo mai gli occhi non posso

non so mai dove sono fisso la mano che mi tiene ferme

le mani il braccio che mi alza la bocca che mi parla


io non sento io non capisco io perdo tutte le parole

mi spostano mi lavano mi infilano continuamente

altri aghi io non chiedo niente non lo so più fare

non so se mi hanno colpito se mi hanno tradito non lo so

io forse dovrei soltanto morire e io vorrei morire

ma nessuno che mi aiuta a camminare un po’

solo un poco verso il sole

quello è il sole tu lo vedi? è tardi ormai mi restano

poche ore fatemi fuoco bruciate questo maledetto odore

lasciatemi andare

la morte è luglio ricordi? luglio]

*

noi noi due prepariamo adesso il luogo del saluto

sconosciuto stringiamo il patto con la luce nel punto esatto

dove batte insiste e chiede di restare apriamo l’anello

degli anni inaccessibili la furia circolare della sepoltura

adesso e nell’ora della nostra chiara e muta erosione

piccolo popolo senza più lacrime senza secolo

senza destino


*


congedo

[ti sarò fedele in una parte di tempo perenne

dove il cancro è negato e la bestia corre rituale

dove la pianura libera ogni addio o ritorno

e risplende e questa vertebra resiste verticale

seminata incessante]


*

chi vive chi muore qui senza alcuna croce

senza fare storie sta lavora mangia tace

non chiede altro al mondo atroce oltre i muri

di santa luce santa pace santo ordine feroce



Stefano Massari, Alma Poesia

Stefano Massari poeta e videoartista, nato a Roma nel 1969, vive e lavora per ora a Bologna. Ha pubblicato in poesia: diario del pane (Raffaelli, Rimini 2003 – postfazione di Alberto Bertoni); libro dei vivi (Book editore, Castelmaggiore 2006 – postfazione di Alberto Bertoni); serie del ritorno (La vita felice, Milano 2009 – prefazione di Milo De Angelis); macchine del diluvio (MC Edizioni, Milano 2022 – presentazione di Pasquale Di Palmo); parlo ultimo (Industria&Letteratura 2024 – postfazione di Gian Mario Villalta). Suoi testi sono presenti su numerose riviste letterarie e antologie, in rete, in Italia e all’estero. Con Alberto Bertoni e Pier Damiano Ori ha pubblicato il saggio Stati di poesia contemporanea (l’Arcolaio Editrice 2017). Ha realizzato video su poeti contemporanei italiani e stranieri e suoi progetti di videopoesia e videoarte sono stati selezionati in vari festival italiani e internazionali. Tra il 2000 e il 2010 ha fondato e curato i progetti culturali: "FuoriCasa.Poesia", "secolozero", "land" e "carta|bianca", progettando e curando blog, videomagazine, riviste e webzine, collane di poesia, organizzazioni di rassegne letterarie e mostre di arte contemporanea. Ha curato per oltre quindici anni i progetti video del Teatro delle ariette. Ha realizzato numerosi film documentari e molti altri progetti video tra teatro, poesia, arti visive, comunicazione istituzionale e promozione sociale. Dal 2022 cura con Carlotta Cicci il progetto per un format video dedicato alla poesia contemporanea zona|disforme. 



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