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  • Immagine del redattoreDiego Bertelli

Nota di lettura a "Mura amiche" di Alessandro De Santis

Il ponte Bailey è una costruzione militare che permette in pochissimo tempo il montaggio e lo smontaggio delle sue parti: si tratta di una costruzione provvisoria versatile, capace di reggere anche mezzi pesanti come i carri armati. Leggendo Mura amiche (Transeuropa, 2019) di Alessandro De Santis ho pensato che il libro fosse così: simile a quella tipologia di ponte che permette un passaggio veloce da una zona conosciuta a un’altra, tuttavia, ancora da esplorare. Forse, anche per questo, l’immagine delle mura amiche del titolo ha una funzione che va oltre l’espressione agonistica del basket e della pallavolo: quelle mura segnano invece un perimetro, contengono, difendono e rendono infine riconoscibile una ricerca che vuole mettere in collegamento la soluzione netta tra due parti. Non ho mai avuto modo di leggere l’esordio poetico di De Santis, Il cielo interrato, ma ho letto il volume successivo, Metro C, un libro che aveva una forza e una definizione che ho sinceramente apprezzate. È da qui che a mio parere De Santis si muove e in Mura amiche se ne sente il riverbero, specie in alcuni momenti (penso a una poesia come Ragazze). Ma Mura amiche è ben altro, appunto, per risultati e anche per dimensioni: esile, provvisorio, non del tutto lavorato ma funzionale, come un Bailey, perché ci porti sicuri in un luogo ulteriore; un luogo che è, per altro, familiare all’autore, dove la sua poesia vuole o deve o può o sa (a voi il modale che preferite) mettere in atto una varietà che risponde allo scopo di provare, allargare, verificare uno spettro stilistico-espressivo forse più ampio o semplicemente diverso. Si sente per questo, al di là dei testi più o meno buoni, del progetto più o meno centrato, cui sicuramente dovrà seguire un libro maggiormente coeso, la provvisorietà. Che non è necessariamente un difetto, ma anzi la cifra attraverso la quale leggere questo volume che segna il punto esatto dove il ponte è crollato e dove sarà ricostruito, più saldo, il successivo, una volta terminato il conflitto.



OMBRA

Fa’ attenzione alla luce

Alla regione piccola

radice intaccabile

lentissima gemma

che è un passo di sonno e di paura

e sfilato sogno

Ti ho visto

affondare con poco

come un cane tra due anse

nei fuochi di stagione

Per mano mia

orfano bianco del tuo orlo.

CHIODO

Il gambo

ficcato

nel muro

Metallo, riluce

la testa

Destinato a

tenere, a

innalzare

un quadro

un corpo

un’idea

fino a prova

[contraria.

RAGAZZE

Dalla casa le vedo

sporgersi dai balconi

e scese in strada

disporsi con ordine

e disciplina sportiva

In presenza

di una breve speranza

per l’ultima incerta stagione

per l’anno bisestile

I capelli mossi

lunghi sulle spalle

o raccolti in code

per la calura che strugge

per l’ingrato invito a nozze

di un’invincibile estate.

SPORCIZIA.2

Il gioco consiste nell’accontentarsi di niente. Vi sono esercizi d’oblio appuntati sul muro. Nomi e cognomi serviti col lime. Gli invitati scendono dai rami, riconoscenti. Inciampi, indizi, ustioni, appuntati sulla pelle come spille, di ritorno dalla spiaggia libera. Le cartilagini dei padroni di casa tintinnano nell’aria. Il gioco appunto consiste nel porsi sempre la stessa domanda: in che luce cadranno, in che luce cadranno, in che luce cadranno…

Alessandro De Santis è nato a Roma nel 1976; laureato in Storia Moderna e Contemporanea, vive a Lanuvio, paese dei Castelli Romani dove è assessore alla Cultura e alle Scuole. Ha diretto il blog letterario Luminol ed è stato curatore ed editor dell’omonima collana di narrativa italiana breve per le Edizioni Socrates. Suoi testi poetici sono stati pubblicati su diverse riviste: Nuovi Argomenti, Nazione Indiana, Il Primo Amore, Interno Poesia, El Ghibli, Letras, Sagarana. Ha esordito con Il cielo interrato (Joker Edizioni, 2006) cui è seguito Metro C (Manni Editori, 2013). La sua silloge Il verso del taglio è presente nel XII Quaderno di Poesia Italiana Contemporanea (Marcos y Marcos, 2015).

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