Nota di lettura a "Le contraddizioni" di Alessio Verdone
È nel segno della contraddizione che si muovono i versi dell’esordio poetico di Alessio Verdone: Le Contraddizioni (Transeuropa, 2020) è difatti il titolo della raccolta, azzeccatissimo, che evidenzia sin da subito uno dei tratti fondativi della poetica dell’autore. Ognuna delle quattro sezioni che compongono la silloge mi sembra in effetti giocarsi su una ambivalenza, su un contrasto a volte insanabile, altre volte conciliabile di diversi elementi che l’autore mette in dialogo: ambiguità del linguaggio, binomio Io-mondo, presenza-indifferenza, individuale-sociale. Quella di Verdone è una visione duale non solo della realtà ma anche dell’Io, poetante e non, che si pone in ascolto del cosmo e dell’uomo cercando di riproporne, anche nel dettato del verso, la profonda scissione. Ma mentre il poeta ne prende atto e ce la rende indietro, questa frantumazione, non si esime dal tentare di trovare un ponte («Esiste un punto di equilibrio?»): è un ponte fatto di parole e di poesia, evidente non solo nella sezione che riflette sulla natura e le potenzialità del linguaggio (II) ma sotteso a tutta l’opera, seppure in filigrana. La scrittura, «singhiozzo ininterrotto, esitazione attiva», è lo strumento privilegiato di analisi del reale e delle sue manifestazioni, il collante delle antinomie e specchio di esse: Verdone spezza il verso così come frantuma il mondo, per osservarlo meglio, e ne restituisce indietro il ritmo, complesso intricato e polifonico, ne riproduce l’andamento, boccheggiante. Il rapporto con la realtà in tutta la sua complessità e con il linguaggio che a questo mondo dà forma è conflittuale, un urto che trasmigra anche nel rapporto con l’Io: è un laceramento, che trova nell’immagine della ferita, mai banalizzata, il suo “correlativo oggettivo” («noi, lembi di ferite suturate / slabbrate, lacerate, ricucite, / e tese lacerate e ricucite»; «ferite che discendono / ermetiche al silenzio»; «ogni traccia si volge in fenditura, / ogni segno diventa cicatrice / da cui non sgorga linfa – logorata / da cui non corre sangue - inaridita»). Questo Io, che dialoga con sé stesso oltre che con il reale, si avverte estraneo al suo corrispettivo cronologico nel passato, e frattanto ipotizza una catena di sdoppiamenti di Io, la cui risultante sarà irriconoscibile per il poeta («ogni giorno e domani mi triplicherò / e quadruplicherò e poi mi trecento / sessanta quintuplicherò – e così / fino a che avrò niente in comune con me»). Con la stessa pregnanza e forza di immagini Verdone è in grado di scandagliare tanto gli aspetti socio-economici (dalla giustizia sociale, all’ecologia, al lavoro fino al disagio giovanile) quanto quelli del tutto personali. A leggere la raccolta nella sua interezza si cade dentro a un imbuto: da una visione globale, corale mi sento di poter dire, che non manca di fornire importanti spunti di riflessione, si precipita verso una poesia che trova il suo perno nell’Io. Tuttavia, anche quando è l’Io parlante a essere messo in evidenza, non viene mai meno una visione universale: mentre sorveglia sé stesso e la sua poesia, Verdone spinge ognuno di noi a sorvegliare sé stesso e ciò che ci circonda.
Punti di squilibrio
La responsabilità collettiva
nega se stessa.
Risponde la società illimitata di ecosistemi
ma il tasso di assorbimento è carbonizzato
dal settore estrattivo
tutto nelle spalle di altri
absolutely catastrophic
La responsabilità individuale
inchioda alle azioni compiute
Era la primavera di abbandono della cosa
per denunciare bastava chiamare
lo struzzo che nasconde la supina
condiscendenza
Non mancano casi di derelizione
Vai a piedi ché si decompongono
emettendo metano
Una è troppo fluida
l’altra troppo rigida, totalitaria
Esiste un punto di equilibrio?
La finzione originaria
Sto leggendo e mi fermo.
Leggo e ripeto
rileggo la frase
ritorno indietro
leggo e ripeto
ripeto la frase
rimango indietro
graffio
il significato
intacco la polpa
il guscio lo svuoto
leggo e ripeto
- continuo testardo -
alzo il tono
punto la vista
spingo lo sguardo
mi sfibro la voce
- sfocamento
assuefazione –
della voce della vista
della mente.
Leggo e ripeto
scarto la lingua
tutto mi è chiaro.
Il parossismo amplifica
la verità
l’insistenza l’evidenzia,
qualcuno la nega.
Osservare la ripetizione
diventa giudicarla
come fatto dovuto
trascinato per dovere.
È la lente
del comportamento
primordiale, vitale
e chiarisce
la finzione originaria.
Anamnesi
Ritengo di non sapermi valutare quando vi giudico
(mi pronuncio su di voi, mi pronuncio su di noi?).
Ma so che con questa mania di spartirci
il mondo in parti separate e contrapposte
mi si sta squarciando il cranio. E dopo
la deriva dei continenti sembra appurata
anche quella delle opinioni derivate dai giudizi
integrali sulle cose totali.
Le teorie sono tante. Le sfilate di aderenti,
pure. Schizoide il movimento nel corteo.
E la processione è così conturbante da incantare
tutti e non piacere a nessuno. Le teorie
sono molte. Nessuna ci soddisfa. I pesi
e i contrappesi schizzano da un polo all’altro.
L’ideologia è una corrente alternata.
La chiave della questione è l’ibridismo
da applicare al mondo
(da accettare nel mondo).
Non più evidenza clinica nelle sue polarità,
tutto è opinione, niente è legge.
La legge è un’opinione
e l’opinione è l’unica legge.
Asimmetria (per l’avvenire)
Le righe davanti al tuo sguardo
sono il ricordo di quello che non sei
già ingiuriato dall’urto del vento
non leggi non ascolti che l’eco dei colpi
nel tempo lontani anni luce
non ti si accendono gli occhi né il petto rigonfi
del vecchio entusiasmo lontano
e la scintilla di un’idea si estingue nel silenzio
non sei più quello a cui parlo
ed io non sono che te che non sei
ma scagliato in avanti spostato
da te ci sommiamo io e te - e mi sdoppio
ogni giorno e domani mi triplicherò
e quadruplicherò e poi mi trecento
sessanta quintuplicherò - e così
fino a che avrò niente in comune con me
Alessio Verdone (Caltanissetta, 1995) ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica presso l’Università di Bologna nel 2020, con una tesi in Poesia Italiana del Novecento, intitolata «Sotto falso corpo»: Metamorfosi del soggetto nella poesia di Edoardo Sanguineti. Nello stesso anno è entrato tra i primi trentasei poeti nella selezione per il XV Quaderno di Poesia Italiana Contemporanea di Marcos y Marcos. Il suo primo libro edito, Le contraddizioni (Transeuropa 2020), è stato segnalato al XV Premio Internazionale Mario Luzi. I suoi testi cercano spesso di indagare, con l’ausilio del linguaggio e delle sue forme, il conflitto che intercorre tra la dimensione individuale e la dimensione collettiva nella nostra società.
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