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Immagine del redattoreGiuseppe Cavaleri

Nota di lettura a "Peso specifico dell'attimo" di Pietro Pisano

Ombra e luce, corpo e mondo, città e individuo. L’esordio poetico di Pietro Pisano, Peso specifico dell’attimo, (Oedipus 2020) si muove lungo assi creative binarie, dove però il cortocircuito poetico si crea dal deragliamento di questo linee, dalla crepa nel loro percorso che le costringe a incontrarsi.

Sin dalle primissime sezioni la raccolta si snoda come un percorso tra le oscurità, esteriori e soprattutto interiori, per (ri)trovare una nuova, e ancora più luminosa, luce. Un cammino dove è proprio la parola («l’enigma sulla pagina») a poter «misurare il giorno», a farsi strumento di decriptazione del mondo.

Suddivisa in sette sezioni, poesie intervallate da brevi prose, nelle prime parte Pisano esordisce con un approccio più logico e razionale per poi ritrovarsi, via via che i testi scorrono, a una dimensione più meditativa, dove sempre più chiara emerge la forza dello sguardo (il tema degli occhi che guardano e vengono guardati è centrale). Il poetare, a tratti lucido e ragionato più evocativo e sfumato in altri (dove anche le apparizioni di altri corpi assume toni quasi epifanici), insiste sull’identificazione della percezione come autentico “luogo” dove si esperisce il reale, il mondo che ci circonda.

Tuttavia, se nelle parole Pisano rimane saldo a una certa razionalità espressiva, il sostrato, o l’approdo dipende dai punti di vista, è nella mitologia nordica. Concetti arcani come quello di Ansuz, l‘anima nei miti di Odino, o le varie figure come la Regina di spade o The hanged man non sono solo cornice in cui inquadrare concetti e parole, ma imprescindibile fonte da cui cavare risposte e materiale creativo «runa che attraversa le ossa». Così allora il quotidiano diventa non solo luogo in cui trascinare la propria inscindibile soggettività, ma vero e proprio Valhalla, luogo finale in cui provare a rimanere in piedi, in un confronto con le altre forme dell’esperienza che non diviene mai scontro ma incontro di vita, dato dalla condivisione dello stupore che è essere nel mondo.

Al moto biologico di sistole e diastole, Pisano sostituisce dunque quello poetico di oscuramento e svelamento, in un continuo alternarsi dove lo scioglimento del coagulo tra sensi, percezione e mondo oggettivo si rivela nella limpida sinestesia del titolo: la temporalità che si fa corpo e materia e che, se da un lato si fa pesantezza, dall’altro, proprio come corrispettivo, dà identità e una conquistata consapevolezza: la scoperta di un personale e sempre diverso hic et nunc coincide con la realizzazione del proprio peso nel mondo.



.

[…]

V

Nel regno intero dell’attimo

qualcuno sta ridendo

e noi nell’angolo acuto del giorno

lo guardiamo disegnando

la risposta

come un unico cervello

per due corpi sconosciuti

e ritrovati nel medesimo

stupore: da questo viso

si dipartono le linee di luce

che forse un altro

ancora dovrà afferrare

per azionare

come una ferita di gioia

la vita.


*


Fuoco che divampa dai grappoli

di sillabe vermiglie: fino a te

queste parole che solcano il fondo

del dire nell’abbraccio

del buio con la fiamma

si potenzia

l’enigma della pagina.



Ansuz

Con il segnalibro

sulla pagina

che ha rapito la quarta lettera

ora

stiamo indicando la fine

degli occhi negli occhi,

la luce delle sillabe

dentro le labbra che divenute

familiari pronunciano il giorno,

avviciniamo

a ralenti

i passi

agli altri che eravamo

e l e n t a m e n t e

qualcuno ci chiama

dove abbiamo imparato

il respiro dell’alba:

così la dolcezza del gesto

scende femmina

nel dire le cose, dirle

nel pieno

risvegliarsi, il segno tra i rami

mentre lui riconosce

quella chiara fermezza

in un battito d’aria

dove c’era il sopracciglio di lei,

come l’arco da cui parta

la freccia di una vocale

e poi la parola

intera

prendendo realtà, dona ritmo

al succedersi dei mesi

e attorno a questa runa

che mi attraversa le ossa

le mie ossa ripetono Ansuz.


*


Le parole raccolgono il poco

di ogni giorno

il discorso

incompiuto

che la città scrive

sui nostri sensi, dentro il dolore

dei tendini, dentro i passi

le finestre non ricordano

la pelle si stacca

dal nome, non finisce

la strada dove camminano

i desideri

qui si prolunga all’infinito

la vita e il suo contagio


Pietro Pisano (Ascoli Piceno, 1979). Laureato in lettere moderne con una tesi sulla prosa di Rilke, è stato finalista in diversi concorsi letterari e sue poesie sono presenti in antologie e blog. Primo classificato al Premio Laurentum 2012 (sezione social network), segnalato al Premio Montano 2013 (per una raccolta inedita), nel 2020 ha vinto il Premio Ossi di Seppia (poesia singola). Peso specifico dell'attimo (Oèdipus editore, 2020) è la sua prima pubblicazione in volume.

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