Nota di lettura a "Peso specifico dell'attimo" di Pietro Pisano
Ombra e luce, corpo e mondo, città e individuo. L’esordio poetico di Pietro Pisano, Peso specifico dell’attimo, (Oedipus 2020) si muove lungo assi creative binarie, dove però il cortocircuito poetico si crea dal deragliamento di questo linee, dalla crepa nel loro percorso che le costringe a incontrarsi.
Sin dalle primissime sezioni la raccolta si snoda come un percorso tra le oscurità, esteriori e soprattutto interiori, per (ri)trovare una nuova, e ancora più luminosa, luce. Un cammino dove è proprio la parola («l’enigma sulla pagina») a poter «misurare il giorno», a farsi strumento di decriptazione del mondo.
Suddivisa in sette sezioni, poesie intervallate da brevi prose, nelle prime parte Pisano esordisce con un approccio più logico e razionale per poi ritrovarsi, via via che i testi scorrono, a una dimensione più meditativa, dove sempre più chiara emerge la forza dello sguardo (il tema degli occhi che guardano e vengono guardati è centrale). Il poetare, a tratti lucido e ragionato più evocativo e sfumato in altri (dove anche le apparizioni di altri corpi assume toni quasi epifanici), insiste sull’identificazione della percezione come autentico “luogo” dove si esperisce il reale, il mondo che ci circonda.
Tuttavia, se nelle parole Pisano rimane saldo a una certa razionalità espressiva, il sostrato, o l’approdo dipende dai punti di vista, è nella mitologia nordica. Concetti arcani come quello di Ansuz, l‘anima nei miti di Odino, o le varie figure come la Regina di spade o The hanged man non sono solo cornice in cui inquadrare concetti e parole, ma imprescindibile fonte da cui cavare risposte e materiale creativo «runa che attraversa le ossa». Così allora il quotidiano diventa non solo luogo in cui trascinare la propria inscindibile soggettività, ma vero e proprio Valhalla, luogo finale in cui provare a rimanere in piedi, in un confronto con le altre forme dell’esperienza che non diviene mai scontro ma incontro di vita, dato dalla condivisione dello stupore che è essere nel mondo.
Al moto biologico di sistole e diastole, Pisano sostituisce dunque quello poetico di oscuramento e svelamento, in un continuo alternarsi dove lo scioglimento del coagulo tra sensi, percezione e mondo oggettivo si rivela nella limpida sinestesia del titolo: la temporalità che si fa corpo e materia e che, se da un lato si fa pesantezza, dall’altro, proprio come corrispettivo, dà identità e una conquistata consapevolezza: la scoperta di un personale e sempre diverso hic et nunc coincide con la realizzazione del proprio peso nel mondo.
.
[…]
V
Nel regno intero dell’attimo
qualcuno sta ridendo
e noi nell’angolo acuto del giorno
lo guardiamo disegnando
la risposta
come un unico cervello
per due corpi sconosciuti
e ritrovati nel medesimo
stupore: da questo viso
si dipartono le linee di luce
che forse un altro
ancora dovrà afferrare
per azionare
come una ferita di gioia
la vita.
*
Fuoco che divampa dai grappoli
di sillabe vermiglie: fino a te
queste parole che solcano il fondo
del dire nell’abbraccio
del buio con la fiamma
si potenzia
l’enigma della pagina.
Ansuz
Con il segnalibro
sulla pagina
che ha rapito la quarta lettera
ora
stiamo indicando la fine
degli occhi negli occhi,
la luce delle sillabe
dentro le labbra che divenute
familiari pronunciano il giorno,
avviciniamo
a ralenti
i passi
agli altri che eravamo
e l e n t a m e n t e
qualcuno ci chiama
dove abbiamo imparato
il respiro dell’alba:
così la dolcezza del gesto
scende femmina
nel dire le cose, dirle
nel pieno
risvegliarsi, il segno tra i rami
mentre lui riconosce
quella chiara fermezza
in un battito d’aria
dove c’era il sopracciglio di lei,
come l’arco da cui parta
la freccia di una vocale
e poi la parola
intera
prendendo realtà, dona ritmo
al succedersi dei mesi
e attorno a questa runa
che mi attraversa le ossa
le mie ossa ripetono Ansuz.
*
Le parole raccolgono il poco
di ogni giorno
il discorso
incompiuto
che la città scrive
sui nostri sensi, dentro il dolore
dei tendini, dentro i passi
le finestre non ricordano
la pelle si stacca
dal nome, non finisce
la strada dove camminano
i desideri
qui si prolunga all’infinito
la vita e il suo contagio
Pietro Pisano (Ascoli Piceno, 1979). Laureato in lettere moderne con una tesi sulla prosa di Rilke, è stato finalista in diversi concorsi letterari e sue poesie sono presenti in antologie e blog. Primo classificato al Premio Laurentum 2012 (sezione social network), segnalato al Premio Montano 2013 (per una raccolta inedita), nel 2020 ha vinto il Premio Ossi di Seppia (poesia singola). Peso specifico dell'attimo (Oèdipus editore, 2020) è la sua prima pubblicazione in volume.
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