Nota di lettura a "Il gesto è compiuto" di Adriana Tasin
Il gesto è compiuto (Puntoacapo Editrice 2020) è la raccolta di esordio di Adriana Tasin e che arriva quando l’autrice ha ormai raggiunto i sessant’anni. Un dato che potrebbe apparire irrilevante, come spesso lo è il rapporto età/scrittura ma che, in questo caso, assume una valenza non trascurabile se si considera che l’opera ha il suo fulcro nella mancata maternità. Tasin sembra dirci che la vita, prima ancora della poesia, deve decantare per potersi fare voce autentica.
Così l’autrice attende ed elabora e, solo dopo, scrive. Non a caso Il gesto è compiuto è tutto giocato sul senso dell’attesa e sulla necessità di poter determinare un inizio e una fine, come se avere un punto di partenza e uno di arrivo attenuasse l’imprevedibilità dell’esistenza. Anche la poesia, specchio letterario di questa convinzione, è netta e precisa nello scrivere di Tasin, che raggiunge la massima forza espressiva nella prima sezione, In_fertilità, dove quel senso amoroso che domina tutta la raccolta riesce a farsi, pur nella misura del vuoto, tangibile e concreto.
Tasin ci insegna che la compiutezza può assumere sembianze diverse da quelle che avevamo preventivato e che la pienezza della vita può coincidere con il riporre ciò che con cura avevamo preparato.
Una raccolta di resistenza che, sebbene in alcune parti debba ancora rafforzare il suo linguaggio poetico, riesce a trasmettere con efficacia il sentimento che unisce dolore e dignità.
Parola prima
Madre,
parola prima,
che ho attesa senza udire.
Non è per me l’ora di creare
in questa vita.
Forse rinascerò figlia.
Ecografia
Nell’angolo smussato
il monitor ferma immagini.
Bianco angelo volteggia
e sprofonda.
Silenzio e attesa.
Sono paziente davvero paziente
e osservo il chiaroscuro.
Ma il mio sguardo va a te,
lucciola,
ai bagliori punteggiati,
ai rami e alle foglie
che ti fanno siepe
in scala ridotta sulla scrivania.
Illumini penombra di vita.
Il tuo pulsare tra il verde
si fa insistito:
sistole e diastole di luce.
Alfabeto morse. Alfabeto muto.
Sei conforto ultimo.
Bianco angelo si muove
sullo sgabello girevole.
Vedo. Ora misuro. Dice.
E poi sussurra: due centimetri.
È un carcinoma. Dice.
Nella parola carcinoma
è contenuta la parola amor.
E amore risuona ancora
nella stanza spoglia.
Dolore anestetizzato. Assicura.
Si rimuove e tutto tornerà
come prima. Dice.
Tutto tornerà
come prima.
Il mio corpo analfabeta
non comprende.
Il fiocco si fa scuro.
Adriana Tasin risiede a Madonna di Campiglio, dove insegna scienze matematiche e naturali nella scuola secondaria di I° grado. Dal 2011 al 2014 ha frequentato corsi di scrittura creativa tenuti da Giulio Mozzi c/o Spazio14 a Trento. Nel 2016 ha frequentato, per un’annualità, la Scuola di Scrittura Virginia Woolf a Padova. Ha ottenendo riconoscimenti in svariati premi di narrativa e di poesia e le sue opere compaiono nelle relative antologie. Nel gennaio 2020 ha pubblicato la sua raccolta poetica d’esordio, Il gesto è compiuto, con Puntoacapo Editrice, Collezione letteraria.
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