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I Ponti di Alma: Claudia Vaca

  • Immagine del redattore: Barbara Herzog
    Barbara Herzog
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 8 min

Nei testi di Claudia Vaca si sente l’abbraccio palpitante della natura.

Tutto quello che è necessario esprimere viene ruggito dal vento, rombato dalle onde, cantato dalle rocce; bisbigliato dalla corteccia degli alberi, evocato dalle lucciole; ri-cordato e ri-donato attraverso il battito cardiaco intrauterino.

La poetessa è in profondo ascolto delle voci che hanno pianto e riso, attraverso le epoche che fluiscono in un grande cerchio.

Porta sonoramente allo scoperto l’innominabile, delicata ferita, quanto la delicatezza sfavillante dell’inabbattibilità.

Accetta, ringraziando, che la terapia dell’amore vinca l’insuperabile, con una musicalità inaspettata, eppure là in attesa di colei che la sapesse cogliere.

Il corpo è centrale, come veicolo di pensieri ed emozioni, come estensione del mondo naturale.

Contiene e dà la vita. Contiene e dà la morte. Vigila suo malgrado su ciò che esce, ciò che entra, fino a volte rimanerne tramortito.

È nello specchiarsi che corpo e anima trovano comprensione, talvolta conforto.

E lo specchio è fatto di acqua, di occhi. Di sangue che non è morte ma vita. Di mantra e canti, con e senza ostia. Di linfa poetica.



Llamas


Dormía, soñaba con tus ojos y tu aroma,

vos estabas despierta

subiendo las escaleras,

para llegar a mi cuerpo y a mi alma

yo te esperaba sin saberlo,

mi mano te tendió flores

en ritual de luna rojazulada

tu boca me dio agua de canela

las horas empezaron a crecer,

vos decías:

-no demores más, soy tu lugar, somos nuestro hogar

Oía hurañamente tus afirmaciones

recordaba que a veces soy la luz que no ha brillado aún

hay días que persisto en la oscuridad,

en la memoria llena de nudos sin desatar,

en las corrientes de ira atravesándome.

Se asienta en estas corrientes tu sabiduría

tus palabras nuevas

tus letras eslavas y mis señas rupestres

nuestras huellas cosmogónicas conversan

crean el nuevo código

el de la fe

en estas llamas

oyendo el llamado.


Fiammate


Dormivo, sognavo i tuoi occhi e il tuo profumo

tu eri sveglia

stavi salendo le scale,

per arrivare al mio corpo e alla mia anima

ti stavo aspettando senza saperlo,

la mia mano ti porgeva fiori

nel rituale della luna rossa-azzurrina

la tua bocca mi regalava acqua di cannella

le ore cominciavano a crescere,

tu dicevi:

-non indugiare oltre, sono la tua casa, siamo la nostra dimora

Ascoltavo scontrosamente le tue affermazioni

rammentavo che a volte sono la luce che ancora non ha brillato

in alcuni giorni rimango nell’oscurità

nella memoria piena di nodi non sciolti,

nelle correnti d’ira che mi attraversano.

Si poggia in queste correnti la tua saggezza

le tue parole nuove

le tue lettere slave e i miei simboli rupestri

le nostre tracce cosmogoniche conversano

creano il nuovo codice

quello della fede

in queste fiammate

sentendo la chiamata.


Estirpe


En el rojo de nuestros nacimientos

miro con mis manos la semilla arrojada del desdén

toco con los ojos tus piedras se dispersan todas

soplo la brisa para que no entre tu estirpe en mis pulmones.

Mi madre me mira

el miedo le come las entrañas donde botas la semilla

¡a punta de pedradas!

arde en llamas

abona con cenizas la tierra

quiere transformar la semilla del dolor

quiere que brote el amor en el fruto de su vientre.


Stirpe


Nel rossore delle nostre nascite

guardo con le mani il seme del disprezzo lanciato

tocco con gli occhi le tue pietre si sparpagliano tutte

soffio la brezza per non far entrare la tua stirpe nei miei polmoni.

Mia madre mi guarda

il terrore le divora le viscere dove getti il seme

a colpi di sassate!

è in fiamme

concima la terra con le ceneri

vuole trasformare la semenza del dolore

vuole che germogli l’amore nel frutto del suo ventre.


Trance


Hay una fuente de agua y paz

donde trasmuta el cuerpo

los ojos se diluyen en la piel

las manos hablan con el alma

es posible ser otra y la misma

sobria y ebria

sol tras sol

listas para saltar a otros planetas

tomadas de las manos

levantar la mirada

volar hacia las partículas de luz y oscuridad

ser nos habitar nos

honrar nuestros pasos

recitarnos poemas

navegar con tu voz en la mía hablar con tu idioma

encendiendo nuestras memorias.


Trance


C’è una fonte d’acqua e di pace

dove trasmuta il corpo

gli occhi si diluiscono nella pelle

le mani parlano con l’anima

è possibile essere un’altra e la stessa

sobria ed ebbra

sole dietro sole

pronte per saltare su altri pianeti

mano nella mano

alzare lo sguardo

volare verso le particelle di luce e oscurità

esser ci viver ci

onorare i nostri passi

recitarci poesie

navigare con la tua voce nella mia parlare nella tua lingua

accendendo i nostri ricordi.


Sol


Antes de llegar

vos eras árbol yo hoja

yo era tierra vos flores

vos llovías yo nevaba

vos pintabas yo me dejaba pintar

vos pez yo agua

vos fuego yo leña

escuchamos el eco de nuestras voces

entre las llamas de aquel incendio

en las olas de aquella tormenta

caímos por once mil años

nos sabían muertas

planeamos nuestra vuelta al sol

escuchamos la calma del lago

nos dijo que para la fe no hay obstáculos

el sueño de encontrarnos

cumplió con nosotras en los rayos del sol.


Sole


Prima di arrivare

tu eri albero io foglia

io ero terra tu fiori

tu piovevi io nevicavo

tu dipingevi io mi lasciavo dipingere

tu pesce io acqua

tu fuoco io legna

sentimmo l’eco delle nostre voci

tra le fiamme di quell’incendio

nelle onde di quella tempesta

cademmo per undicimila anni

ci seppero morte

organizzammo il nostro ritorno al sole

ascoltammo la calma del lago

ci disse che la fede non ha ostacoli

il sogno di incontrarci

si è avverato con noi nei raggi del sole.


Domingos


Cuando toca comulgar en misa

caminamos juntas hay hábitos imposibles de dejar

comulgar es uno de ellos

siento que soy la última poeta con fe en la fila

vos piensas que sos la última terapeuta traduc-

tora comiendo hostias

siento que la homilía tiene mucho sentido

vos dices que yo nunca la escucho, hago mi

propia homilía

tal vez es cierto o tal vez es todo

un asunto de traducción.

Luego tus cantos y los míos en domingo

nos recuerdan el tiempo con disfraces de sa-

cristanes en nuestros países

vos con nieve yo con tierra colorada

nos miramos sonreímos

Luego vienen a pedir la limosna

humildes como un puente de madera en la orilla del río

reunimos la lluvia de tristeza que todavía guardamos

en los bolsillos

al dar la transformamos en lluvia de alegría

agradecemos.



Al momento de dar la paz

compartimos nuestras manos con otros

en este gesto del saludo se abren mundos

se sanan viejas heridas

se liberan las balas de dudas

entonces me sonríes, y tu sonrisa como incienso purifica

el aire

tu mirada como vela encendida en mi timo, quema

todas las dudas

que, aunque vuelven

siempre tienes el cirio de cera enorme iluminando los

siete días de cada semana

con todas las lunas donde me tomas en la aurora de

tus brazos

me cultivas en las palmas entrañables de tus manos

exhalas con tu idioma los miedos y dudas

me invitas a soplarlos

a cantar mantras

acepto la invitación

despierto a tu lado cada día

vos en tu orilla yo en la mía

avanzamos al centro de nuestras páginas

escribimos las palabras que nos abrigan

al dormir

comulgamos juntas en la misa de cada

domingo

solo Dios nos entiende y nos acepta.


Domeniche


Quando bisogna fare la comunione durante la messa

camminiamo insieme ci sono abitudini impossibili da perdere

fare la comunione è una di quelle

sento che sono l’ultima poetessa credente nella fila

tu pensi di essere l’ultima terapeuta traduttrice che mangia ostie

sento che l’omelia ha molto senso

tu dici che non l’ascolto mai, mi faccio la mia personale omelia

magari è vero o magari è tutto

una questione di traduzione.

Dopo i tuoi canti e i miei di domenica

ci rammentano l’epoca del travestimento

da sagrestane nei nostri paesi

tu con la neve io con la terra colorata

ci guardiamo sorridiamo

Dopo passano a chiedere l’elemosina

umili come un ponte di legno sulla riva del fiume

raccogliamo la pioggia di tristezza che ancora conserviamo

nelle tasche

nel dare la trasformiamo in pioggia di allegria

ringraziamo.


Al momento del fare un segno di pace

condividiamo le nostre mani con altri

in questo segno di saluto si aprono mondi

guariscono vecchie ferite

si liberano le pallottole dei dubbi

quindi mi sorridi, e il tuo sorriso come l’incenso purifica

l’aria

il tuo sguardo come candela accesa nel mio timo, brucia

tutti i dubbi

che, seppur tornino

tieni sempre il cero enorme ad illuminare i

sette giorni di ogni settimana

con tutte le lune dove mi prendi nell’aurora

delle tue braccia

mi nutri nei palmi affettuosi delle tue mani

espiri con la tua lingua paure e dubbi

mi inciti a spegnerli

a cantare mantra

accetto l’invito

mi sveglio al tuo fianco ogni giorno

tu sulla tua riva io sulla mia

procediamo al centro delle nostre pagine

scriviamo le parole che ci riscaldano

mentre dormiamo

facciamo la comunione insieme durante la messa

di ogni domenica

solo Dio ci comprende e ci accetta.


Duelo ancestral


Hay lágrimas que nunca se derraman

heridas que nunca se abren

permanecen intactas para recordarnos a Quirón

algunas sonrisas brotan de sangre antigua

algunas heridas también

no son tuyas

no son mías

pero las sentimos

vinimos a liberar esas lágrimas

las de los hombres fuertes y acólitos de tu familia

las de los hombres trabajadores y rudos de mi familia

las de las mujeres firmes y templadas de nuestras familias

las de nuestras tías casadas a la fuerza.


Vinimos a liberar las lágrimas

de las paridoras del viejo mundo que no pudo sostenerlas

ni darles una vasija para sus lágrimas un abrigo para

el frío de sus heridas

un espejo para sus sonrisas.


Lutto ancestrale


Esistono lacrime che non vengono mai sparse

ferite mai aperte

rimangono intatte per ricordarci Chirone

alcuni sorrisi germogliano da sangue antico

anche alcune ferite

non sono tue

non sono mie

ma le sentiamo

siamo qui per liberare quelle lacrime

quelle degli uomini forti e accoliti della tua famiglia

quelle degli uomini lavoratori e rudi della mia famiglia

quelle delle donne solide e temprate delle nostre famiglie

quelle delle nostre zie sposate con la forza.


Siamo qui per liberare le lacrime

delle partorienti del vecchio mondo che non ha saputo sostenerle

né darle un recipiente per le loro lacrime un mantello

per il freddo delle loro ferite

uno specchio per i loro sorrisi.


Claudia Vaca Alma Poesia Barbara Herzog

(Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, 1984). Poetessa, scrittrice di narrativa, filologa, ha conseguito un master in Etica Sociale e Sviluppo Umano presso l'Università Alberto Hurtado (Cile). Si è inoltre specializzata in Gestione Socioculturale presso il Centro Golda Meir Monte Carmel di Haifa (Israele) e in Educazione Interculturale. Ha conseguito un dottorato in Educazione presso l'Università Cattolica della Santa Concezione in Cile ed è co-fondatrice del Lee Collective, insieme alla scrittrice Jéssica Freudenthal. È editorialista per i quotidiani El Deber , Los Tiempos e Página Siete (Bolivia) e El Mostrador (Cile). Attualmente è tirocinante di ricerca presso la Facoltà di Traduzione e Documentazione dell'Università di Salamanca (Spagna) e tiene lezioni presso università e centri culturali in tutta l'America Latina. Ha pubblicato le raccolte di poesie Versos de agua* (2008), Como vuelan las mariposas (2012), Incendio en el agua (2018), Pasaporte de un elettore (2019), e Curucusí (2023); il romanzo Dálogos del silencio (2017); El manual didactico de educación profes fuera de la caja (2019); e il saggio El libro es un territorio y el lector un habitante (2019).

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