"I Fumetti di Alma" (XVII Appuntamento)
- Valentina Demuro

- 6 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Coma Empirico (alias Gabriele Villani) è l’autore dell’omonimo progetto divenuto celebre sul web attraverso i canali Instagram e Facebook e approdato nel mondo dell’editoria con diverse pubblicazioni, tra cui, per Becco Giallo, Venti Giorni senza D.I.O. (2020), Tutta la notte del mondo (2019) e Nubivago (2023).
Il lavoro di Coma Empirico è immediatamente riconoscibile: ci si trova davanti a delle tavole in bianco e nero in cui si svolgono dialoghi tra personaggi di vario genere, secondo un’impostazione teatrale. Infatti, Villani ci parla del reale manifestandolo, però, attraverso un minimalismo che sfiora, talvolta, il simbolismo come se ci trovassimo in un piccolo teatro. Su sfondo – tendenzialmente – nero, il protagonista (con le fattezze dell’autore), la Luna, il Gatto, la Donna, il Cavaliere (questi i principali soggetti) intrattengono brevi conversazioni di spessore a tema filosofico-esistenziale che non mancano di assumere, spesso e volentieri, un carattere poetico. La scelta della semplicità grafica si confà a una resa estetica più efficace, quasi sottolineando, per sottrazione, ciò che nella parola e nel simbolo si rivela elemento essenziale, comunicazione, verità.
I dialoghi partono sempre da spunti di introspezione ma assumono, nel corso nella narrazione, un carattere collettivo, toccando, con molta delicatezza, anche temi come la fragilità sociale, la solitudine dei nostri tempi, il senso di precarietà esistenziale che assedia e intossica più di una generazione. Gli stessi personaggi sembrano vestire un ruolo metaforico, come se fossero personificazioni dei lati della coscienza, piccoli specchi della voce interiore di Coma Empirico e, laddove universalizzata, di quella di tutti noi. Molta importanza viene data anche all’elemento dell’acqua, in particolar modo al mare che compare molte volte nei suoi lavori, se non come personaggio, in qualità di sfondo privilegiato. Come dichiarato dall’autore, il mare rappresenta per lui il ritorno a casa, il nostos che anima e tormenta tutti i figli del sud quando si spostano per vivere altrove. La sua importanza non è esplicitata, ma si intuisce dalle vicende che vi si ambientano (ruotando intorno a turbamenti, quiete, moti dell’animo, come metafora di imprese o difficoltà) e dal fatto che venga utilizzato come sfondo per i momenti di contemplazione interiore del personaggio (con tutta probabilità, una consuetudine dello stesso Villani che ama visitare il mare tarantino).
Nonostante i temi trattati siano spesso seri, molte volte vengono raccontati con ironia. Questa, però, non ne spegne la gravità, anzi, per rovescio, ci permette di affrontarli con il sorriso e un maggiore senso di condivisione che ci scopre umani e fragili con più dolcezza, con quella leggerezza di cui parlava Calvino nelle sue Lezioni Americane.
Frutto della fantasia e della vita dell’autore, le tavole non sono scevre di influenze culturali provenienti da altre forme di espressione artistica. Laureato al DAMS di Roma, Villani è anche un musicista e non di rado utilizza riferimenti musicali o rende gli strumenti e la musica in generale oggetto dei suoi brevi racconti.
Forse però, le immagini più poetiche, sono, a mio parare, quelle mute: nello spazio immaginifico della tavola, ogni elemento della “scena” è di per sé un elemento parlante, che significa e comunica per il fatto stesso di essere presente in una data forma o posizione, provocando una suggestione che si apre nella mente di chi legge e lascia che germogli, per ognuno, una propria parola rivelatrice.








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