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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Gli inediti di Luigi Finucci

In un altrove connotato semanticamente dal grande freddo e dall'asetticità di colori e paesaggi, in quel Polo Nord algido e apparentemente sterile, Luigi Finucci fa suonare lo sparo che segna l'inizio di una riflessione sul senso dell'esistenza, in cui a dominare sono la staticità della glaciazione e il silenzio. Eppure, anche in questo luogo dove il tempo pare essersi fermato, anche il più piccolo gesto è in grado di fare rumore; la luce della luna, l'atto della caccia, l'accensione del fuoco assumono la funzione di rito, ricollocano l'appartenenza dentro l'inevitabilità di non potere essere altro.



La prima notte al mondo

ho piazzato una tenda al Polo Nord.


La luce lunare splendeva ovunque

e il ghiaccio si scioglieva

solo in determinati punti.


Ero spoglio e sotto di me

le foche nuotavano aspettando

il mio essere cacciatore.


Il silenzio d’altronde

non si può ricordare.


Questo è l’istante in cui

il mio coltello taglia il ghiaccio.


Il vento assente mentre

costruisco un’abitazione, e le

fondamenta si sciolgono.


Intorno a me c’è molto gente

ma non la vedo: sono in qualche

landa desolata. Così continua

la fatica di muovere i primi passi


tra le braccia di mia madre.


Ho ricevuto in dono un coltello,

dicono che mio padre fosse un cacciatore.


Il Polo Nord può essere duro con gli uomini

ma non con Dio.

Dio lì si annoia.


Ho pianto due notti il giorno in cui ho ucciso

un animale, ma è l’unica cosa

per sopravvivere.


In quelle notti ho parlato con Dio

tra le lacrime,

e Lui cosa ha fatto?


MI ha mostrato diversi colori nel cielo.


Ho sognato un adulto.


Tutti lo volevano cacciatore,

e sbadato si è portato

un libro di poesie:

è stato sbranato dai lupi.


Rimasto sepolto tra la neve

è divenuto scheletro

ma anche nel totale sconcerto


chi l’ha trovato per primo

ha sorriso nel raccogliere


un libro bagnato di poesie.


D’estate, la notte al Polo Nord

non esiste.


I cacciatori partono con le loro slitte

e restano nei deserti bianchi per mesi.


Scelgono un lago ghiacciato

e bucano il loro guscio,

finché dei pesci vengono a galla.


La sera accendono un fuoco

e lì

decidono che non potevano

essere altro.


Luigi Finucci pubblica due libri di poesia: Le prime volte non c’era stanchezza - Eretica edizioni nel 2016 e Il Canto dell’Attesa – Ladolfi Editore nel 2018. Ha poi pubblicato anche tre libri per bambini, in rima, per la Giaconi Editore: L’aspirante Astronauta, Il paese degli Artigiani e Il mondo di sotto. Collabora con alcune riviste e alcune sue poesie sono tradotte in diverse lingue, tra cui il rumeno e lo spagnolo.

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