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  • Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Gli inediti di Lavinia Martinelli

Le poesie di Lavinia Martinelli si caratterizzano per l'intersecarsi armonico di due elementi: il corpo, considerato sia nelle parti che lo compongono sia come intero e sempre in veste di tramite per accedere all'esperienza viva delle cose, e la natura, con i suoi cicli e i suoi rigogli ma anche con le sue arsure e il suo sfiorire. Martinelli, nel prendere la parola attraverso questi versi, si trasforma in una moderna Psiche, osservabile nel momento della luce accesa e cioè un attimo prima della fine; sono infatti la perdita e il disincanto ad animare questi testi, dove l'obiettivo, apparentemente puntato sull'oggetto dell'amore, è in realtà tutto rivolto sul sentimento dell'amante che, come sempre accade, è un ibrido di percezioni contrastanti ed emozioni ambivalenti. Si spiega così il passaggio dal caldo al freddo, dalla pienezza al vuoto, dal prima al dopo e dove l'unica costante è la spinta tellurica che muove lo scrivere di Martinelli, uno scrivere che scava oltre la profondità per esporre l'autentico, con tutte le sue contraddizioni, con tutta la sua violenza creatrice.



Requiem


Dentro la gola

stalattiti cui non so dare voce.

Con i ceri accesi nelle mani

veglio sul mio amore morto

e innalzo mausolei di cenere.


Vorrei prendere il tuo viso nei palmi,

mentre raccogli ciò che cade,

e per l'ultima volta guardarti

prima di dirti

che abbiamo fatto il nostro inverno.

I tuoi "forse" non scioglieranno

la mia bocca arida:

non crescono più baci

ormai

dalle molli carni dei campi calvi,

dove facevo "m'ama non m'ama"

strappandomi di dosso

i petali.


Nella nebbia di brughiera

ora ti vedo

lattiginoso e sbiadito,

cimiteriale illustrazione della mente

cui porto fiori

di tanto in tanto.


Sera


L'ultimo fiato di sole

si sigilla in una palpebra

e il giorno ripiega il suo calice.

Il mondo tace

sulle labbra viola della sera

e io tiro il mio primo

respiro

dell'intera giornata.


Ripenso l'oro alla campagna


Ripenso l'oro alla campagna

di vigneti ventosi.

Ricordo gettavo lo sguardo dal borgo

come una lenza di grano

nel lago, alla luce mezzonotturna.

Il coro bruno delle cicale

mi accompagnava al sonno le palpebre,

l'amore mi annegava le pupille.


In alto, il cielo oggi è mio padre,

veste i campi arati e mi apre gli occhi.

E la polvere

nei granai muti,

dove la mattina è di latte appena munto,

mi sussurra che le donne innamorate

hanno il viso

giallo di sole.


Come storia che muore


Lontana sul bagnasciuga,

sola Agata di seta

chiama il corpo alla soglia,

scioglie la carne.

Lo sguardo

vitreo,

salmastra

la bocca.


Un'ultima volta le mani

si appigliano allo scoglio

e su un lenzuolo di sabbia buia

si adagiano i seni ancora caldi:

onda alle onde,

come storia che muore,

così finisce una donna

nel mare.


Ritorno a casa


In ginocchio per implorare la distanza,

venerare il mattino

fioco con la bocca asciutta,

e un po' parlarsi

che fa brutto guardarsi

rimanendo in silenzio.

Poi, svanire:

siamo canti muti

da sentirsi alle labbra

con le dita.


Lavinia Martinelli nasce a Erba il 7 settembre del 2000. Nel 2017 prende parte all'evento "Festa delle Api" di Erba dove, con lo Studio d'Arte Crippa, co-conduce un laboratorio di Suminagashi, tecnica giapponese di marmorizzazione della carta. Nel 2017 e nel 2018 collabora a "The Big Draw - Festival del Disegno", patrocinato da Cartiere Fabriano, co-conducendo un workshop di collage per bambini per lo Studio d'arte Crippa nella Riserva Naturale Parco del Segrino. Nel 2019 si classifica al secondo posto della sezione studenti del "Premio Internazionale di Poesia Isabella Morra", e risulta fra i finalisti del "Premio Poetico Nazionale Amici di Ron". Nel 2020 partecipa al "XVII Concorso di Poesia d'Amore Inedita - Verrà il mattino e avrà un tuo verso" e al "XV Concorso Internazionale di Poesia - Dedicato a", risultando finalista ad entrambi. Conseguita la maturità artistica, attualmente studia pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera.

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