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  • Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

«Fino al grilletto da incolpare»: recensione a "Sistemi" di Dimitri Milleri

Maria Borio, nella prefazione a Sistemi (Interno Poesia 2020) di Dimitri Milleri, sceglie due aggettivi che ben si prestano a incasellare l’opera dentro una cornice unitaria di senso: strutturale e sostanziale. In effetti la raccolta, in ciascuna delle tre sezioni che la compongono, Detentivi, Complessi e Chiusi, si muove continuamente tra la struttura e la sostanza, mantenendo stabile la coesione tra forma e contenuto. Si potrebbe dire, in altre parole, che Milleri non perda mai la bussola, riuscendo a trasporre quello che vuole sostenere sia nella costruzione metrica e fonica dei versi sia nel significato che a essi affida; resta cioè coerente all’intenzione originaria del suo scrivere, intuibile già a partire dal titolo scelto per questo lavoro.

Il termine “sistema” rimanda infatti a un complesso di elementi diversi e distinguibili che però, nella loro interconnessione e interazione reciproca, reagiscono e si evolvono come un tutto. È proprio la necessità di trovare un ordine e far sì che ogni cosa abbia una precisa ragione d’essere il filo rosso che cuce insieme le poesie di Sistemi, nelle quali l’esplorazione della vita, sembra dirci l’autore, non può avvenire se non sotto un rigido controllo e una metodica ricerca di rapporti causa-effetto. In quest’ottica si spiegherebbe il continuo uso di termini tecnici o comunque fortemente specifici, a cui Milleri ricorre come se un’altra parola non fosse proprio possibile: «I catadiottri e i fari si deformano/ senza disuguaglianze,/ il GPS/ disegna un lungo parassita azzurro:» oppure «Supera il talamo, l’amigdala il vecchio/ cervello rettile che si contorce.». E anche quando vengono inserite espressioni più generiche «troppo, per non chiedersi/ che cosa accada quando impari a trattenere./ Se sia una morte o cosa.» o mutuate dal parlato «Ne siamo usciti male solo questo/ vorrebbero scambiarsi e non lo fanno.» la loro funzione è quella di mostrare la fragilità della vaghezza e, quindi, l’impellenza di tornare immediatamente dentro la scatola chiusa dell’ordinamento predisposto: «E se anche non chiedessi niente, il corpo/ abbarbicato in dure geometrie,/ sarebbe già messaggio —/ e quanto costi trovare i pigmenti/ in questo nero davvero non so/ se tu lo sappia o meno, né so cosa sperare».

La ricerca linguistica, dunque, che Milleri fa confluire in questo processo di progressiva individuazione, anche laddove crei un senso di straniamento e di percezione dell’eccesso, continua a trovare una valida motivazione di utilizzo nella volontà di spiegare la malattia, le relazioni, i rapporti familiari, il mondo e cioè nel tentativo di fornire una risposta agli interrogativi di sempre. Così, anche la sottile ironia con cui vengono descritte alcune scene di vita quotidiana «Non c’era più nel cavo della mente/ (senza scherzare adesso, balbuziente/ di fronte alla seriosa commissione/ revisione patente).», e ancora «l’estate dei diciotto, dei ventuno, donne amate/ come casine del monòpoli.» è funzionale a confermare la forza del sistema, al quale Milleri torna in continuazione.

Guido Mazzoni, in La pura superficie (Donzelli 2017), scrive questi versi: «Ma per quanto si dica che uno è parte di tutto/ c’è un conflitto implicito, c’è una resistenza,/ essere parte è uno sforzo che declina,/ si sente la vita di ciò che dà la vita così com’è.»; Milleri lo sa, per questo prova a negarlo. Ed è nella consapevole abnegazione dell’imprevisto e nell’ossessionato tentativo di sistematizzare ogni cosa il limite e, allo stesso tempo, la cifra identificativa di Sistemi a cui, più di tutto, va riconosciuta la forza della compattezza e della coerenza, quasi a farci credere che un sistema perfetto possa, chissà dove, davvero esistere.


Dimitri Milleri nasce a Bibbiena nel 1995. Sui testi sono apparsi nelle antologie Poeti nati negli anni ’80 e ’90, curata di Giulia Martini (Interno Poesia, 2019), Abitare la parola (Ladolfi, 2019) e IV repertorio di poesia contemporanea (Arcipelago Itaca, in uscita nel 2020), oltre che in vari lit-blog e siti online, tra cui Perigeion, Succedeoggi, Interno Poesia,YAWP, Inverso. Alcune sue traduzioni da Ocean Vuong sono apparse sul sito di Nuovi Argomenti. Vincitore della XVI edizione del premio A.V. Reali (sez. giovani), è risultato fra i segnalati al premio Montano con la silloge Sistemi, pubblicata a febbraio 2020 per Interno Poesia.

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