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  • Immagine del redattoreValentino Fossati

«Cicatrici o paura di stelle»: recensione a "Il tempo di una cometa" di Stella N’Djoku

Nella poesia di Stella N’Djoku, che nasce sicuramente da una capacità di elaborazione dell’esperienza e di visione autentica, pure se ancora abbozzata e allo stato iniziale, si può già intuire, per ulteriori sviluppi, una direzione precisa; un tema, un filo rosso che la percorre, sia esplicitamente sia a livello sottocutaneo.


Nei versi di Il tempo di una cometa (Ensemble 2018) c’è la giovinezza che trascorre e c’è, nella premonizione, l’attesa in uno spazio sospeso, la giovinezza che sta per passare ad altro tempo. Tale sospensione del tempo avviene in una calma provvisoria e quasi irreale in cui, quasi fosse la prima volta, ci si guarda indietro e si conosce il sentimento del non ritorno, dell’addio. La giovane autrice sospende il movimento, l’attraversamento e allo stesso tempo si prepara al transito, quasi contemplando ciò che è intorno a sé e soprattutto dietro di sé. Vorrebbe seguire, credere alla promessa di un tempo nuovo e allo stesso tempo vorrebbe fermarsi ancora, farsi lei stessa natura, immobile, prima del saluto: «Ma le mani a cui ti hanno sradicato e questo cuore/ mi che pare esploso di gioia di stelle/ non bastano/ a chiedere il ritorno di impronte/ su cui imparare a camminare».

Quella di Stella N’Djoku è poesia dell’iniziazione al distacco, alla percezione dell’assenza; il presagio, forse, che la promessa di un tempo nuovo non sarà mantenuta. La sua poesia si prepara così a guardare in faccia l’assenza, gli assenti: «Mi avessero detto/ non tornerai a casa/ avrei riso (…) ma mi ritrovo dove non rimangono/ cicatrici o paura di stelle». Guardare in faccia il presagio del vuoto.

Le poesie di questa raccolta sono esse stesse impronte, lasciate magari per poter ritornare, ma che verranno cancellate dalla pioggia; o per lasciare qualcosa di sé in una pallida luce. La giovinezza stessa sembra incrinarsi, proprio in questo sguardo proteso sul vuoto: «Rimane vuota la stanza/ la carrozza 15, i posti centootto e centonove.» – sullo staccarsi progressivamente dalla radice, per conoscere il movimento delle ombre: «Chi oserà dire eri/ e non sei/ oggi che è ottobre/ e la pioggia che cade/ ha milioni di anni di vite/ passate».


Ph. Valentina Mazza


Stella N’Djoku nasce il 27 giugno 1993 a Locarno ed è laureata in Filosofia.

Con l’inizio degli studi universitari all’Istituto di Studi Filosofici della Facoltà di Teologia di Lugano, inizia il suo percorso giornalistico con il mensile, inserto del Corriere del Ticino, L’Universo, il giornale universitario studentesco indipendente della Svizzera italiana, del quale è stata anche direttrice, vincendo il Premio Speciale del Credit Suisse for Excellent Writing nel 2015 e nel 2016. Collabora con alcune testate giornalistiche svizzere, tra queste Corriere del Ticino, ExtraSette, catt.ch e Syndicom Rivista.

Nel 2012 si classifica quarta al Premio Chiara Giovani con il racconto Il Carillon e nel 2013 con Morire per amore è possibile? Due miti a confronto vince la nona edizione del Matheton Agon. Dal 2015 organizza atelier legati al mondo della scrittura per L’Universo e per l’istituto Casa della Giovane di Lugano e dal 2016 cura la direzione artistica di alcuni eventi del LongLake Festival di Lugano (Divisione eventi e congressi) e collabora con eventi puntuali a favore dell’integrazione sociale per la Divisione socialità e sostegno della Città di Lugano. Nel 2017 inizia a lavorare per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. Attualmente lavora anche come insegnante ed è Responsabile di progetto per la Svizzera italiana di Dialogue en Route, un progetto che si occupa di dialogo interreligioso, voluto da IRAS-COTIS, la Comunità di lavoro interreligiosa in Svizzera.

Alcuni suoi versi vengono pubblicati sulla Rivista Letteraria Graphie, in Atelier – Gli artigiani della parola. Trimestrale di letteratura, poesia e critica, da Web Radio Giardino, Carteggi Letterari, e altri blog letterari e vengono tradotti in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti.

Il tempo di una cometa (Ensemble, 2019) è la sua prima raccolta di poesie. Alcune di queste, insieme ad alcuni inediti, sono state pubblicate nell'antologia di Ladolfi Abitare la parola - Poeti nati negli anni Novanta.

Nel 2020 è presente in Dal sottovuoto. Poesie assetate d'aria, edita da Samuele Editore.

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