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Immagine del redattoreValentina Demuro

Nota di lettura a "Tu sei bellezza" di Federica Ziarelli

Nella precisa indicazione del titolo, Tu sei bellezza (Terra d’ulivi edizioni, 2022), Federica Ziarelli condensa l’oggetto di ricerca del sentire poetico, la volontà di scoprire nel volto degli affetti del passato, del presente, della promessa bambina di luce, la bellezza che li anima e che regge il segreto splendido della vita. Ognuno di essi è colto nella forma e nella suggestione che più lo rappresenta, attraverso le quattro sezioni della raccolta, Aria, Terra, Acqua e Fuoco, elementi-simbolo di significati più complessi. Quasi in continuità con In erba (Terra d’ulivi edizioni, 2019), la cifra stilistica dell’autrice si riconosce e si conferma, attraverso un procedere di immagini originali che portano a chiuse sorprendenti e tramite l’uso di linguaggio poetico consapevole nelle scelte di suono e significato, impreziosito da diminutivi dolcissimi (manina, piccina, grembiulino). Ritorna anche la forte empatia con la natura che spesso assume carattere simbiotico, divenendo estensione dell’identità dell’autrice (la primavera, con la sua esigenza di luce, è privilegiata stagione-sentimento). Si intravede certamente la lettura attenta e interiorizzata di Emily Dickinson (a cui è dedicato un testo e i cui versi accompagnano la sezione Fuoco) e della sua evocativa sensibilità verso il mondo naturale.

La sezione Aria si apre con Danza, movimento emblematico che esprime l’idea di forza e leggerezza insieme, l’idea di percepire l’ineffabile, come Odette, che è cigno, volo, bellezza che si manifesta e non si afferra. L’aria è anche un cammino di bambina, sempre custodito dalla madre, ricorda che l’amore è cosa viva e libera, ci tiene per il cuore ma non ci appartiene «bimba che girato l’angolo / è già sparita in un altro mondo». In tutti i versi si nasconde l’invito a disubbidire al tempo e alle sue leggi, per rimanere bellezza in pura fioritura: «Una ragazzina, ora avrà quarant’anni / il viso solcato / è una semina di peonie», «Smetti di piangere e scrivi la tua storia. / Tua madre ti chiama / è di sera che si fa così lilla fiorito / disubbidisci: / non uscire dal mare».

Terra è la sezione delle radici, del ricordo, di ciò a cui l’autrice da sempre appartiene, all’origine della propria natura, come «Il lupo che ulula alla notte cerca / nella luna una parte di sé / il pelo dei primordi / il suo originario luccichio». L’io poetico guarda dentro se stesso e ricerca qui quella bellezza, quella ragione di esistenza che coincide spesso con la libertà di essere ciò che si è: «Non resisto a questa sete di primavera / sarò ubriaca / ancor prima della sera / faccia in giù tra i cespugli di menta / per fortuna / a questa stagione piaccio così: disponibile e spettinata».

Con Acqua si scende ancora più in profondità, il ricordo è più antico, è ancestrale. È la natura primigenia che qui parla, il ribollire della primissima esistenza d’acqua, come un brodo primordiale, un utero-culla della madre («Capita che l’erba si alzi / e commossa di rugiada / ci restituisca alle antiche gocce / il conforto il nutrimento / del latte abissale»). Questo è lo spazio in cui sono possibili le intimità affettive più potenti, intrecciate sotto pelle, nel sangue, o che hanno il carattere del germoglio, forza primeva in procinto di accadere (ritorna l’immagine della figlia o dell’autrice da bambina «Sono stata qui / in blu silenzio / bambina serissima / nel mio profondo elementare.»). Ecco, dunque, apparire figure sorelle, la madre e il padre, con cui il legame è sempre vivido, anche ci si addentra nell’infanzia.

Fuoco chiude la silloge e rivela la scintilla più pura, l’amore che nel suo pulsare muove ogni cosa e travalica gli ostacoli, i dolori, con l’impeto dolce che è proprio della linfa vitale: «amore impazzisce per gli ostinati / perde la testa, lo conosco, / si dimentica / che sei stato un unico / ti assolve, / in farfalle ti moltiplica» Ma è anche amore che sublima, si scopre voce di Dio nel creato, custodita in ogni traccia luminosa dell’esistenza, visibile se il cuore impara a riconoscerla e ad accoglierla, se impara a ritornare sempre a ciò che è stato amore.



La ballerina con l’Alzheimer

sa ancora la coreografia

del Lago dei cigni.

Sa, non la ricorda.

E all’infermiere dice

che servirebbero le scarpe con le punte.

L’arte non abita la memoria

è un muscolo involontario

cuore.


*


Proprio perché

non mi concede tregua

riguardo al mondo

tutto questo sentire

vorrei appoggiarmi

sopra il riposo della collina

ignara come la luna

non chiedere altro

se non l’ottuso sguardo

di una gallina

- trasecolata -

sotto il suo niente

di cielo stellato.


*


Abbiamo scoperto presto

che l’amore insegue il noi dello scambio

il plurale dei pani e dei pesci

un cibarsi nel piatto del dare e ricevere

che sazia per giorni e giorni.

Forse per questo siamo uscite doppie

dal cuore di Dio.

Ci ripresenteremo al suo cospetto

ape e fiore.


Federica Ziarelli nata a Perugia il 25 luglio del 1980, ha esordito con il romanzo di formazione “Sono venuto a portare il fuoco”(Porzi editoriali, 2010). Nella primavera del 2016, pubblica “Aspettando l’aurora”, una raccolta di poesie e di racconti a sfondo mitologico (Midgard edizioni) e nel medesimo anno, la silloge poetica “Gli occhi dei fiori”con la quale si avvale del premio “Midgard poesia.” Nel 2019 è coautrice insieme alla poeta Nicoletta Nuzzo e alla scrittrice e poeta Silvana Sonno, del saggio sulla poetica femminile umbra “Un’oscura capacità di volo” (Era Nuova edizioni) opera vincitrice del Premio internazionale di scrittura al femminile “Il Paese delle donne, 2020.” È del novembre 2019 la raccolta di poesie “In erba” (Terra d’ulivi edizioni) che riceverà anteprime editoriali e recensioni su importanti testate giornalistiche e cartacee online come “Atelier”, “Clandestino”, “Alma Poesia”, L’estroVerso, Carteggi letterari, Menabò. Sue poesie sono state tradotte in lingua spagnola da Antonio Nazzaro per il Centro cultural “Tina Modotti”, da Mario Pera per “Vallejo and Company”, da Marisol Bohorquez per “Vuela Palabra, e in lingua inglese da Julia Anastasia Pelosi Thorpe” per “Journal of Italian Translation.” In occasione del concorso letterario “Dimmi l’amore” organizzato dal Centro di poesia contemporanea di Bologna, vince il premio con una poesia contenuta all’interno della sua ultima silloge “Tu sei bellezza”(Terra d’ulivi, 2022). Dall’ottobre 2020 è socio fondatore dell’associazione culturale “Spazio Humanities” presieduta da Maria Borio e che organizza il festival letterario PoesiaEuropa. Coordina per “Spazio Humanities” in collaborazione con “Umbrò Cultura”, eventi online per promuovere giovani esordienti e opere di importanti poeti e scrittori, tra cui Umberto Piersanti, Giovanna Rosadini, Ida Travi, Italo Testa.


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