Nota di lettura a "Smentire il bianco" di Silvia Patrizio
Silvia Patrizio nella sua raccolta d’esordio Smentire il bianco (Arcipelago Itaca, 2023) edifica una strada e su questa decide di intraprendere un percorso personale dove cose, azioni, persone dibattono con lei in un dialogo che diventa un attraversamento intenzionale dal quotidiano concreto all’infinito non tangibile.
La silloge si sviluppa in due sezioni, rispettivamente Una stanza, dopo il treno e Col digiuno negli occhi. Nella prima sezione, Patrizio traccia «lo stretto perimetro di perdita / su ciò che rimane», la voce interiore dell’autrice è diretta, rinomina le cose e ne chiarisce i significati «nel suo lessico d’aghi». In primo piano la ferita: «il danno ha i contorni del corpo», e in questo dolore «recidivante, remittente» si inserisce la poesia con il suo ruolo salvifico. In due poesie che traggono il titolo dall’opera surrealista di Salvador Dalì, La persistenza della memoria, Patrizio riflette sulla relatività del tempo ristabilendo una scala delle priorità, tra queste: «riordinare il ripiano dei reperti / esigere fedeltà dalle parole». Eppure in un altro componimento l’autrice scrive non sia sufficiente «riparare le parole: il gioco è riscrivere il corpo». Volendo citare Davide Ferrari nella postfazione al libro «prima di ordinare le parole è necessario ri-ordinare la voce», quantificare il danno, segnare i contorni della paura, fino a mettere ordine «alle cose fuori posto». Nella poesia di Patrizio, la dimensione temporale, nello specifico il dopo, si interseca alla perfezione con l’uso di verbi con il prefisso re- e ri-, dimostrando non solo consapevolezza all’avvicendarsi degli eventi ma la necessità del ripetersi, forse fino a darne nuova vita, rigenerandosi.
La seconda sezione è invece caratterizzata da versi e poemetti che lasciano riconoscibili le voci femminili di eroine appartenute alla storia o tratte dal mito e accomunate da virtù e dramma. Donne come Maria Maddalena, Cassandra, Penelope, Medea, che l’autrice presenta con massima aderenza alle loro vicende. Come dinnanzi a uno specchio, queste storie sono riflesso della sezione precedente, compaiono infatti, un’altra volta, la necessità di un ordine «C’è un ordine, in ogni morire, che conquista»; il voler «essere tregua» e soprattutto confermare la reiterazione: «Così attendo ancora e ancora e ancora / che quest’eco ricomponga / la mia vita».

Come ricavare dal fango
il senso corale del danno?
Ci si addestra a enumerare
i personaggi della storia:
la matta l’adultera la vedova
la madre la croce l’esercito
di girasoli in marcia compatta
a rinominare la luce.
*
Immagina nell’ordina:
una donna il corteo la ferocia
un dialetto aspro come scoglio
somma la solitudine
e una madre compromessa
immagina una parola:
infanticidio
gli elementi dispongono il giudizio
l’esattezza della diagnosi.
*
Mi hai intrecciato ai capelli una promessa:
non recidere una trama che non sboccia
lascia assopire i petali
fino a un’altra primavera
quando cadranno
le ciocche dalle guance
e farai vasi
di segreti di donne senza madre
col digiuno negli occhi
e sentiero di pazienza
tra le gambe.
Maria Maddalena
Non potevo muovermi
senza che il suo sguardo strofinasse
la mia ombra. Ho deciso di seguirlo
corteggiami pensavo
confondendo il suo volto con l’innocenza
di dio.
Di chi è il sacrificio
quando non sai se restare è coraggio
o gioia malriposta cosa
significa amare
se la sua vita è tutto e la tua
un accanto.
È la sua guerra
ad avermi cambiata: la violenza
di oltrepassare la cruna
e darmi intera al suo progetto –
c’è un ordine, in ogni morire, che conquista.

Silvia Patrizio è nata a Pavia nel 1981. Diplomata al liceo classico, dopo la prima laurea in Scienze filosofiche e il lavoro di anni in libreria decide di addentrarsi in un nuovo cammino, questa volta lungo i sentieri della filosofia indiana. Consegue il master di primo livello in “Yoga Studies: corpo e meditazione nelle tradizioni dell’Asia” all’università Ca’ Foscari di Venezia e la laurea magistrale in Scienze delle Religioni, interateneo tra Padova e Venezia. Intrecciando la pratica alla pratica dei testi, consegue anche il diploma di insegnante di yoga. Smentire il bianco è il suo primo libro di poesie.
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