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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Nota di lettura a "Rivelazioni d'acqua" di Camilla Ziglia

Acqua. Elemento primordiale, originario, costitutivo e che per Talete, in quella Grecia antica che Camilla Ziglia ben conosce, essendo docente di lettere classiche, è addirittura arché, principio di tutte le cose. Dall’acqua si viene e all’acqua si ritorna; acqua che è vita e possibilità di vivere.

Un’acqua chiamata a mostrare qualcosa che prima non c’era, destinata a sorprenderci. E proprio nel senso di stupore - bocca che si apre, occhi che si spalancano - devono essere collocate queste Rivelazioni d’acqua (Puntoacapo Editrice 2021), che di Ziglia costituiscono l’opera prima.

Occorre da subito chiedersi se protagonista della raccolta è allora la natura, con i suoi rami, le sue foglie e quell’acqua, appunto, prima di tutto lacustre, che tiene nel mondo e sospende il corso delle cose o se, invece, il focus è posizionato sugli eventi della vita, fotogrammati nel loro imperturbabile fluire, poiché gli sconvolgimenti riguardano noi molto più di quello che ci circonda. O se, ancora, è la rifrangenza dello specchio, nel quale si riflettono elemento naturale ed elemento umano, il luogo dove cercare il nodo che tiene insieme i fili di questa raccolta, la cui poesia d’apertura, dal titolo Incipit, dice



Senti questo ramo

come s’inarca nell’accordo

- piantato il mio stesso giorno -


e le incisioni del tronco

nelle foglie,

i furori della linfa.


Senti come si riallaccia

la sassifraga che fiorisce

sempre fiorisce prima.


Stai qui, senti

- ti piace? -

è il mio giardino

sulla sponda del lago.


e che farebbe, dunque, propendere per la terza interpretazione, soprattutto per quell’appello finale, per quel desiderio di risposta rivolto a qualcuno, o forse qualcosa, del quale mai conosceremo la propensione; perché ciò che conta per Ziglia è porre il quesito e creare senso di attesa, tempo durante il quale ogni cosa può chiudersi o dischiudersi. Nonostante infatti il verso sempre asciutto, che porta Ivan Fedeli nella prefazione a parlare giustamente di influenze ermetiche, Rivelazioni d’acqua è un’opera che tende all’apertura, all’occupazione mobile degli spazi grandi e all’estensione su cicli lunghi, in primis quelli delle stagioni che danno nome alle sezioni dell’opera e che connotano le sue traiettorie: Stagione di mancanza, Stagione di sangue e perdono, Stagione di promesse, Stagione di percorsi specificano il viaggio di Ziglia, un viaggio circolare dove non è semplice discernere l’inizio dalla fine e viceversa e nel quale gioia e dolore possono manifestarsi nello stesso modo, con sensazioni fisiche analoghe. In effetti, per quanto tutto venga trasposto al di fuori di sé – sul fondo del lago, nella curvatura dell’albero, nel canto dell’uccello – Rivelazioni d’acqua è un’opera che osserva il dentro, anzi, di più, che prova a strapparlo e collocarlo nel fuori per poterlo decifrare e che, alla fine, lo ripone nel punto di origine, unico posto in grado davvero di accoglierlo e di attribuirgli senso. Ziglia scrive, pur con grande attenzione al suono e al lessico, una raccolta viscerale, fatta di strappi laceranti e sapienti ricucite; scrive cioè della vita il cui moto, che lo vogliamo o no, è un flusso ondivago, a tratti calmo, a tratti agitato ma sempre e comunque in movimento, anche quando pare stazionare in una quiete momentanea.





Un grazie di ciglia questa nebbia

che emerge dall’acqua dalla terra

più grassa e si lascia accogliere.


Può essere la morte tanto

pazza della vita, da guardarla

piano negli occhi

e alitarle in bocca?


*


Il sole più freddo

acceca la neve d’alta quota

rimbalza e tuona dritto

all’alone scuro

lo strappo sull’altissimo universo

senza stelle, giovane ancora

a quest’ora del mattino.


*


La nebbia a primavera perde

il fumo dei camini, sbianca

la fioritura del mandorlo

e lascia i rami neri


a ricordare com’erano

sul cielo di gennaio: adolescenti

nudi nelle trame azzurre del possibile.


*


La zona tra due onde

come una molla carica

conserva immobile

la verità dell’acqua


senza forma, colore, senza tempo

e senza neppure il nome.


Camilla Ziglia è nata e vive a Brescia, dove si è laureata all'Università Cattolica del Sacro Cuore (Premio “A. Gemelli”); insegna Discipline letterarie, Latino e Greco in un liceo classico. Per la diffusione della poesia conduce una rassegna di presentazioni di opere di autori contemporanei; collabora occasionalmente alla collana di poesia di una piccola casa editrice. Suoi inediti hanno ottenuto riconoscimenti in alcuni concorsi letterari (silloge finalista Bologna in Lettere, poesia singola menzione speciale Premio Gozzano) e sono inseriti in diverse antologie; compare anche su Atelier online e altri siti o blog (Di sesta e di settima grandezza, Poeti Oggi, Mentisommerse), nell'ebook “iPoet, lunario in versi. Tredici poeti italiani” (Lieto Colle, 2019), nell'agenda poetica 2019 Il segreto delle fragole, Lieto Colle. Rivelazioni d’acqua è il suo libro d’esordio per Puntoacapo Editrice.

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