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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Nota di lettura a "Spunta per il viaggio verso Ovest" di Claudio Dal Pozzo

Nella raccolta di Claudio Dal Pozzo, Spunta per il viaggio verso Ovest (Arcipelago Itaca, 2022), l’Ovest non è solo un punto da raggiungere: è una tensione, una parabola di sviluppo che percorre e scavalca se stessa fino all’approdo mai definitivo. Allo stesso modo, la poesia di Dal Pozzo è una parabola con fasci di pensieri a grappolo -eterogenei nel loro formarsi, condursi e ragionare sulla propria forma.

La riflessione e la meditazione sono due perni fondativi dell’io poetico, in parte anche momento di osservazione sul Se, «hai iniziato ad avere amabilmente cura di te?” /chiedesti e io risposi di circostanza/ aggiungendo peso allo zaino delle frottole».

– un vecchio sacco di canapone senza basto-/”

Un approdo che, ciononostante, è collettivo, sociale prima che individuale, con un pensiero che si forma partendo da oggetti e azioni residuali. Come ha scritto Mauro Barbetti «Leggendo questa silloge capita spesso di scontrarsi, e duramente, con un reale che arriva di fronte, come un treno […][1] ».

Un reale che è opaco, frastellato di oggetti che comunicano e combinano la sorte dello scarto, della marginalità, della velocità del passaggio di status; così come i pensieri, sempre in movimento, a volte strabici di un linguaggio che babela se stesso, ma in misura accorta e precisa sulla variazione del novenario: «sono un bicchiere pieno di pioggia/di quelli abbandonati in piazza/sotto le panche di abete verniciato/le gambe verdi come i cappelli/degli alpini panciuti e sessantenni/penna in testa e t-shirt del dopolavoro»; a volte concresce in versi tonici, musicheggia un ritmo quasi jazz, «se sei veloce/ e chiami tra i primi venti/ pagherai solo novantanove e novanta/(più un piccolo contributo spese)/ il set di coltelli che taglia anche l’insonnia». Ed è attraverso la musica, «un pane di luce», che si può ancora comunicare e indagare l’oggetto forma-idea nella sua unità linguistica.

Delle quattro sezioni che compongono l’opera, Un Moleskine già scarabocchiato, Isol-azioni, Preghiere laiche e La cassetta degli attrezzi si segnala il felicissimo esito di un metro elastico ed energico nel rinnovarsi, come chiarisce anche l’io poetico: «hanno detto che ognuno ha il proprio metro/ il proprio endecasillabo il proprio ritmo/ le assonanze che arrivano dal fiato e dalle vene/un timbro inconfondibile che sale dall’inconscio/[…] forse qualche immagine di repertorio/ che muoverà ricordi e sensi diversi/ a chi risa a chi pianto a chi rabbia a chi gioia».

Maieuticamente, Dal Pozzo compie un gesto coraggioso, provando a tenere insieme una partitura dove non c’è l’orchestra, dove due epoche convivono a scatola cinese, e quando l’altra è riprodotta una è vissuta.

I gesti meccanizzati e falsificati da una poetica degli oggetti, nell’epoca post-umana di cui ha scritto Marchesini, sono riportati qui come frammenti, oggetti senza sorte, movenze e abitudini, ma diventano amuleti, utensili per l’esplorazione del linguaggio da usare anche per decifrare ciò che li produce, oltre che lo scopo.

Nel riprendere un interrogativo fondativo di tale modo di operare il linguaggio, monito di Holderlin ripreso da Heidegger, «A cosa serve il poeta nell’epoca della povertà?»,



le primule non si scrollano di dosso

fiocchi di neve e muschi natalizi

trombe ai comandi di Burt Bacharach

al ciglio della provinciale

si azzuffano con i bending di Jimi

che escono come un parto dall’hi-fi

vivere è così

un colpo alla ruota della sintonia

stazione rock

stazione pop

giornale radio

speriamo almeno

le notizie non siano tutte cronaca nera


01:05

se sei veloce

e chiami tra i primi venti

pagherai solo novantanove e novanta

(più un piccolo contributo spese)

il set di coltelli che taglia anche l’insonnia

hot line

aste di orologi

litanie in romeno

un b-movie pecoreccio

e un classico del Neorealismo

lungo la strada a senso unico

cinque lampioni a singhiozzo

scivolano via i latinos

nella Golf trionfo del tuning

“Si necesita reggaeton dale”

Ginza, J. Balvin, 2016



SPUNTA PER IL VIAGGIO VERSO OVEST


una ciambella da gonfiare con la bocca

e la giuntura che ti graffia l’eritema

un libro con il dinosauro che salta fuori

e tu fai grrr e la faccia cattiva

tre spille sopra il bavero di jeans

e un pacchetto azzurro pallido di Gauloises

l’ultimo numero di Ciao 2001

con il poster dei Van Halen nella pagina di mezzo

la sciarpa fintoBurberry dei banchetti del mercato

i Ragazzi di Via Paal e un po’ di lacrime

che poi alla fine muore Nemecsek

uno zaino vuoto da riempire di silenzi

e riporci le scarpe quando camminerai

dentro te stesso

[1] Dalla Motivazione della settima edizione del Premio nazionale editoriale di poesia “Arcipelago Itaca” - Raccolta inedita di versi - Opera prima.


Claudio Dal Pozzo (1967), è nato a Verona, dove vive e lavora presso l’Università di Verona, come coordinatore dei servizi dipartimentali di Scienze Giuridiche. Tra i recenti premi e segnalazioni ricorda nel 2021segnalazione nella sezione premi speciali del Premio di Poesia Inedita “Ossi di Seppia”, Taggia (IM); segnalazione d’onore per la raccolta inedita “Spunta per il viaggio verso ovest” Premio “Lorenzo Montano” (VR), opera con cui risulta vincitore della VII edizione del Premio “Arcipelago Itaca” (2021), Osimo (AN) sezione “opera prima”, (pubblicazione integrale nell’aprile 2022); nel 2022 risulta tra i quattro vincitori nella sezione poesia inedita del Premio di Poesia Inedita “Ossi di Seppia”, Taggia (IM); secondo posto nella sezione poesia inedita Concorso Nazionale di Poesia in lingua italiana “Umbertide XXV aprile”, Umbertide (PG).

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