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  • Immagine del redattoreSara Vergari

Le Rubriche di Alma: Alma & Campo (II Appuntamento)

La poesia e il tappeto islamico


Per Cristina Campo la poesia è legata indissolubilmente alla sua dimensione orale e, ancora più precisamente, alla sua dimensione liturgica. Questo anche perché la poesia si configura come la ricerca di un altrove, di uno stare appesi tra due mondi tendendo sempre all’altro, quello più lontano. Una delle migliori analogie utilizzate da Campo stessa per esprimere il potenziale simbolico della poesia è l’immagine del tappeto. Innanzi tutto, si tratta del tappeto islamico, funzionale alla preghiera e considerato come uno spazio sacro dove è possibile l’accadimento di qualcosa di misterico come la rivelazione del divino. Il tappeto, quindi, è a sua volta un oggetto reale che tiene attaccati alla dimensione concreta e un tramite per l’altrove. Inoltre, questo si compone di una tessitura di figure geometriche, di disegni e losanghe soggettivamente interpretabili, e che aprono la via ai “sentieri delle sorgenti di vita”. Il tappeto permette all’occhio visionario di vedere e intuire oltre la cosa materiale. Allo stesso modo, la poesia è una tessitura di immagini reali che possono assumere un significato simbolico, nonché divenire un luogo di orazione.

In realtà c’è di più dietro a questa associazione con il tappeto islamico, perché Cristina Campo riprende alcune figure proprie della mistica iraniana che hanno a che vedere con il tessere. In Il flauto e il tappeto (in In medio coeli) Campo dice che “la meta cammina al fianco del viaggiatore”, e qui sembra riprendere una bellissima figura dei testi persiani, Daênâ, arcangelo femminile e parte più pura dell’anima, che guida in vita e che incontriamo dopo la morte. In tal senso, l’espressione citata poco fa di Campo sembra riferirsi a lei, guida e meta al tempo stesso. In termini più generali, la mistica iraniana riconosce l’esistenza di un mondo intermedio, luogo della coscienza visionaria, dove si manifestano le visioni. Non si tratta di un mondo utopico o immaginario, ma di un luogo reale che non è però percepibile solo con i sensi esterni. Qui confluiscono il qui e l’altrove, qui si percepisce l’invisibile. Questo concetto è caro a Cristina Campo, nella cui poesia tenta di far accadere l’invisibile. Dunque, è propriamente questo sostare in una dimensione intermedia, nella continua tensione trai due poi del sensibile e del trascendente che crea la poesia e, più in generale, genera la forza vitale. L’apertura a uno spazio intermedio, ripreso dalla mistica iraniana, risulta essere un punto chiave per interpretare la poetica campiana, tutta volta all’ordire la trama che riveli l’invisibile.



Cristina Campo, Alma Poesia
Cristina Campo



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