Le Rubriche di Alma: Alma & Anedda (II Appuntamento)
Anedda e il Canone
Come ormai ben sappiamo, risulta difficile figurarsi un canone per la poesia dagli anni ’70 in poi. La pluralità di voci e le molteplici direzioni in cui le singole poetiche muovono rendono inefficaci gli strumenti critici della tradizione, e annullano il valore istituzionale delle antologie, principali indicatori del canone poetico. Questione ancora più critica riguarda la poesia delle donne, nella maggior parte dei casi silenziata, sottovalutata e ignorata dal panorama ad esse contemporaneo. In quest’ottica di attuale recupero e interesse per le voci femminili non in quanto donne ma in quanto poeti con una forte individualità, e dunque nella prospettiva di un’unica Storia della poesia Anedda costituisce, oltre che a uno dei più preziosi nomi, un interessante caso critico.
Anedda esordisce nel 1992 con Residenze invernali (Crocetti) e dopo pochi anni entra per la prima volta nell’antologia di Roberto Galaverni Nuovi poeti italiani contemporanei (1996). Non viene invece inclusa nella selezione dello stesso anno di Cucchi-Giovanardi, Poeti italiani del Secondo Novecento, a testimonianza, al di là delle tendenze editoriali o del gusto dei critici, di un ancora incerto posizionamento. Già dagli anni Duemila è però riconosciuta in modo pressoché unanime: è presente tra gli altri in Parola plurale, Dopo la lirica, Il pensiero dominante. Nel 2020 Riccardo Donati le dedica uno studio monografico sulla produzione poetica e in prosa fin lì realizzata (Apri gli occhi e resisti. L’opera in versi e in prosa di Antonella Anedda, Carocci), segno di un evidente riconoscimento critico per un’autrice ancora nel pieno della propria produzione. Anche a livello editoriale nel 2023 esce l’opera completa delle poesie (Tutte le poesie, Garzanti), operazione che certamente indica un intento canonizzante. Come era accaduto per Amelia Rosselli, pressoché unica donna a essere inserita nelle antologie d’autore da Mengaldo in poi, e per Patrizia Cavalli al suo esordio negli anni ’70, Anedda sembra aver fin da subito convinto universalmente per una poetica e una scrittura che, attraversando la tradizione, innovano le principali questioni del genere poetico, dalla lingua al soggetto poetante, dal rapporto con la Storia a quello con le geografie («La Notte è questione di spazio non di tempo»).

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