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  • Immagine del redattoreAlessia Bronico

Intervista a Francesco Coscioni (Neo Edizioni)

Per l'ottavo appuntamento con "Le Case di Alma" c'è Francesco Coscioni, ovvero Neo Edizioni, intervistato da Alessia Bronico.


Neo Edizioni, Alma Poesia

«La Neo Edizioni nasce nel 2008, con sede a Castel di Sangro (AQ), nel cuore del crinale appenninico, alle porte del Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise. Un luogo di resistenza (primi e ultimi: Sanniti e Brigata Majella – non a caso un giornalista ci ha definiti “i partigiani della cultura”) per dimostrare che anche da un piccolo ed isolato centro, è possibile fare e diffondere cultura in tutta Italia e Europa», questa è parte della presentazione che troviamo sul vostro sito. Confermo uno spirito partigiano se avete deciso di pubblicare anche poesia, e quindi, Francesco (Coscioni uno dei nei fondatori insieme ad Angelo Biasella), quali sono le motivazioni che vi hanno portato ad avventurarvi nel mondo della poesia e chi è un editore?


Un editore - e un editore che fa poesia - soprattutto di questi tempi, più che un partigiano è un pirata, un corsaro, una figura che fa incursioni nella liquidità della nostra contemporaneità e prende in carico il bottino di forme e proposte culturali, convinto appunto che siano ricchezze da divulgare e far leggere. L'editore è colui che cerca di accendere un faro e puntarlo su dei contenuti precisi, dai contorni definiti, laddove le miriadi di scritture (sia che trovino pubblicazione sia che siano in attesa di trovarla) appaiono confuse in un mare magnum. In questo senso la poesia è una forma espressiva che ci ha sempre affascinato, per la sua capacità di raccontare l'intimo e l'universale in una forma precisissima, ficcante, esiziale, in cui la parola è detta e scritta nel suo massimo grado evocativo. Nella nostra ricerca personale, ciò che ci interessa è una poesia che abbia una forte radice pop (nel senso di radice “pop-olare”) che racconti con immediatezza e, talvolta ironia, il nostro presente. Neo Edizioni è attenta alla sperimentazione e parte da una accattivante teoria: «La teoria del Neo non cerca l’acquirente ma il lettore. Un lettore che cerca la sorpresa non la conferma». Che lettore è, secondo te, il lettore di poesia?


Il lettore di poesia, soprattutto della poesia che ci interessa, è altrettanto pirata, un compagno interessato alla sorpresa che ogni viaggio può nascondere. Una figura pronta a salpare e a lasciarsi cullare, portare, sballottolare da correnti non troppo consuete. Si parte per scoprire terre sconosciute non per una crociera che irreggimenta il viaggio con le sue tappe prestabilite. Detto questo il lettore che siamo noi è comunque un lettore poco attratto dalla sperimentazione fine a se stessa. Sappiamo che per navigare in mare hai bisogno di uno scafo, di remi, una vela, il minimo per non essere inghiottito e travolto; quali maree e onde ti porteranno è tutto da scoprire.

Dove sta andando la poesia e dove si orienta la vostra casa editrice per il futuro?


La poesia contemporanea, più della narrativa, ha pochissime regole intrinseche, forse nessuna, potresti decidere di scrivere anche solo una parola in una pagina bianca, e se questa risuona nel lettore, evoca l'intenzione dell'autore, ha ottenuto il proprio scopo. In questo senso non riesco a dire dove la poesia stia andando ed è il motivo per cui ci interessa. La poesia è molto più libera dalle mode e molto più predisposta, per sua natura, a sovvertirle e metterle in discussione. Il nostro orientamento verso la poesia parte dal corpo, se è una poesia che ci scuote, che ci fa vibrare muscoli, sangue, nervi, pelle, più che intelletto, allora fa per noi. Questo l'approccio che ci ha sempre guidato e ci guiderà. Neo Edizioni e la comunicazione, la sua gestione: quanto e in che modo la promozione ricade sull’autore oggi mentre in passato, in assenza di supporti digitali, era demandata interamente alla casa editrice?


Non credo che in passato la promozione ricadesse più sulla casa editrice ed oggi più sull'autore, sicuramente prima c'era più spazio sui media tradizionali, essendoci meno libri pubblicati, e l'editore poteva far valere meglio i propri contatti, sta di fatto che la disponibilità dell'autore e la sua voglia di promuovere la propria opera, hanno sempre fatto la differenza, allora come oggi. Oggi quasi tutto si è spostato sulla rete, sui social. La carta stampata ha visto ridotto il proprio spazio, pensa anche alle riviste culturali specializzate che oggi si contano su una mano. Certo, alcune hanno trovato una forma digitalizzata, ci sono spazi in rete dedicati alla critica, alle recensioni, ma la rete per sua natura richiede un'attenzione maggiore del lettore che deve scovare, seguire, afferrare ciò che gli interessa. E i social, intesi come la voce di tutti, hanno un'ampiezza e una diversità di contenuti prima inimmaginabile. Nella voce di tutti devi provare a far sentire la tua di voce - penso alla comunicazione che facciamo in casa editrice - una voce che abbia un suono, una tonalità, un registro quanto più caratterizzato e caratterizzante possibile. E l'autore dovrebbe fare un po' lo stesso: se vuole fare quello che ti dicevo all'inizio, dovrebbe trovare la propria voce anche sui social. Tuttavia, ciò che a noi intessa di più, è che la sua voce sia prima di tutto nella poesia che scrive. Neo Edizioni e la rete, con tutti gli aspetti ad essa connessi: blog, social media, riviste digitali, per citarne alcuni: sarebbe interessante conoscere l’impatto sui testi, ma anche sulle vendite e sulla diffusione del libro. Quali i vantaggi e quali gli svantaggi?


Ogni piega che la lingua assume nel suo essere viva e nel registrare i cambiamenti dei tempi, si ripercuote necessariamente sui testi figli del proprio tempo. Certo si può decidere di non farlo ma, appunto, è qualcosa che ha a che fare con la vitalità del linguaggio. È successo con i giornali stampati, con la televisione, il cinema, ogni letteratura non ne è rimasta immune, e sicuramente succede con i social e con le modalità che hanno di usare la lingua. Va da sé che la pagina scritta è un mondo a sé, ha strutture ed equilibri altri, riconoscendo questo, la lingua potrebbe trovare slanci interessanti senza mai chiudersi.

Anche per la diffusione del libro, se da un lato i social appaiono come un grande frastuono dove ogni voce può perdersi, compreso il lancio e la diffusione di un nuovo libro, è anche vero che possono essere lo strumento che sostituisce semplicemente il vecchio passaparola. Magari non si parla più di passaparola, ma di viralità, eppure molti successi editoriali, al netto di qualità e contenuti, si sono realizzati in questa cornice. E non credo all'idea che soltanto ciò che è scadente può prendere una strada del genere, credo semplicemente che sui social si stiano trasferendo modalità già esistenti.

I vantaggi sono appunto quello che ti dicevo, la possibilità di arrivare e coinvolgere un bacino di possibili interessati ampissimo, avere nuove dinamiche da osservare, raccontare e inglobare nel proprio sguardo e nella propria poetica; lo svantaggio è che nel desiderio di rincorrere e emulare qualcosa che ci appartiene poco, ci si snatura e si snatura la propria ricerca letteraria e la propria unicità.

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