I Ponti di Alma: Jo Shapcott
Shapcott nelle sue opere usa un linguaggio colloquiale, i versi appaiono spesso come estratti da un flusso di coscienza. Dotata di senso dell'umorismo, arriva ad essere tagliente, evidenziando il non necessario o l’assurdo. I temi ricorrenti nelle sue composizioni sono relativi alla sfera personale, dalla malattia alla morte, dalle relazioni di genere agli abusi sessuali, mentre tante altre riguardano l'intimità tra amanti. Of mutability è un libro scritto dopo diversi anni di silenzio e proprio durante il periodo di stesura del libro le viene diagnosticato un cancro, l'esperienza della malattia ha un impatto forte sull’intera scrittura di Shapcott. Mutabilità è una parola non necessariamente dall’accezione negativa, segnala la possibilità che qualcosa possa cambiare. Le direzioni sono diverse ma la speranza appare sempre come variabile in questa mutabilità.
[1] Il divano Rumba è conosciuto per le linee sinuose e morbide
[2] Letteralmente avrei dovuto tradurre: addormentarti come un tappeto, per rendere lo stesso significato in italiano, l’espressione migliore è pera cotta.
Jo Shapcott, da Of Mutability (Faber & Faber, London 2010)
trad. Elena Verzì
LA SERENISSIMA
I was on land, but the land didn’t belong
to earth any more, was allowed to rest
in floating patches here and there.
The pavement rippled under my shoes.
Everything I could see belonged to water:
liquid churches, theatres, monuments, houses,
liquid sun and sky. My hands wandered
into water, cupped water. My face turned
toward rainclouds. I could feel the membranes
in my body tremble with the fluid
they contain, and the stately flow of lymph,
the faster pulse of blood. A boat’s engine
vibrated through land, through waves, through my feet
into my torso. Slow – slowly moving, I stepped on.
LA SERENISSIMA
Ero sulla terra, ma la terra non apparteneva
più al mondo, mi era permesso riposare
in zone galleggianti qui e là.
Il marciapiede si increspava sotto le scarpe.
Tutto quello che vedevo apparteneva all’acqua:
chiese, teatri, monumenti e case, tutti liquidi,
liquidi il sole e il cielo. Le mie mani vagavano
nell’acqua, bevevano acqua. Il viso rivolto
alle nuvole cariche di pioggia. Potevo sentire
tutte le fibre del corpo tremare con il liquido
che contengono, il fluire solenne della linfa,
il pulsare veloce del sangue. Poi il motore di una barca
fece vibrare la terra, attraverso le onde, fino ai miei piedi
fin dentro al petto. Così lenta – lentamente, salii a bordo.
HAIRLESS
Can the bald lie? The nature of the skin says not:
it’s newborn-pale, erection-tender stuff,
every thought visible - pure knowledge,
mind in action – shining through the skull.
I saw a woman, hairless absolute, cleaning.
She mopped the green floor, dusted bookshelves,
all cloth and concentration, Queen of the moon.
You can tell, with the bald, that the air
speaks to them differently, touches their heads
with exquisite expression. As she danced
her laundry dance with the motes, everything
she ever knew skittered under her scalp.
It was clear just from the texture of her head,
she was about to raise her arms to the sky;
I covered my ears as she prepared to sing, to roar.
SENZA CAPELLI
Possono mentire i calvi? La natura della loro pelle dice di no:
è una neonata pallida, l’erezione di sostanza tenera,
ogni pensiero visibile - pura conoscenza,
mente in atto – brilla attraverso il cranio.
Vidi una donna, senza capelli, fare le pulizie.
Aveva lavato il pavimento verde, spolverato gli scaffali;
tutta concentrazione e strofinaccio, la Regina della luna.
Si può dire che ai calvi l’aria parli
diversamente, sfiori le loro teste
con un tocco delicato. Così come lei danzava
il suo ballo del bucato con le parole, ogni cosa
che avesse mai conosciuto le schizzava via sotto il cuoio capelluto.
Era chiaro dalla struttura della sua testa,
era sul punto di alzare le braccia al cielo;
che io coprii le orecchie mentre si preparava a cantare, a urlare.
SOMEWHAT UNRAVELLED
Auntie stands by the kettle, looking at the kettle
and says, help me, where it the kettle?
I say, little auntie, the curlicues and hopscotch grids
unfurling in your brain have hidden it from you. Let me
make you a cup of tea. She says ah ha! but I do
my crossword, don’t I, OK not the difficult one, the one
with the wasname? Cryptic clues. Not that. I say,
auntie, little auntie, we were never cryptic
so let’s not start now. I appreciate your straight-on talk,
the built-up toilet seats, the way you wish poetry
were just my hobby, our cruises on the stair lift,
your concern about my weight, the special seat in the bath.
We know where we are. She says, nurse told me I
should furniture-walk around the house, holding on to it.
I say, little auntie you are a plump armchair
in flight, a kitchen table on a difficult hike without boots,
you do the sideboard crawl like no one else, you are a sofa
rumba, you go to sleep like a rug. She says,
I don’t like eating. Just as well you’ve got
a good appetite. I say littlest auntie, my very little auntie
(because she is shrinking now, in front of me)
let me cook for you, a meal so wholesome and blimmin’
pungent with garlic you will dance on it and
eat it through your feet. Then she says don’t you
ever want to go market and get lost
in pots, fruit and random fabric? Don’t you
want to experiment with rain, hide out in storms,
cover your body with a layer only one raindrop
thick? Don’t you want to sell your nail-clippings
online? She says, look at you, with all your language,
you never became the flower your mother
wanted but it’s not too late, come with me
and rootle in the earth outside my front window,
set yourself in the special bed, the one only
wasname is allowed to garden and we will practise
opening and closing and we’ll follow the sun
with our faces until the cows come home.
ALQUANTO DISFATTA
La zia è accanto al bollitore, lo guarda
e dice: aiutami, dov’è il bollitore?
Dico, zietta, i ghirigori e le griglie della campana
che si dipanano nel tuo cervello te lo hanno nascosto. Lasciami
prepararti una tazza di tè. Lei dice ah ah! ma io faccio
il mio cruciverba, no, certo non quello difficile, quello
come si chiama? Criptico. No, non quello. Io dico,
zia, zietta, non siamo mai stati criptici
quindi non cominciamo adesso. Apprezzo il tuo parlare schietto,
i sedili del water rinforzati, il modo in cui vorresti che la poesia
fosse solo un hobby per me, le nostre crociere sul montascale,
la tua preoccupazione per il mio peso, l’apposito sedile nella vasca da bagno.
Sappiamo la situazione. Lei dice, l'infermiera me lo ha detto io
dovrei camminare per casa aggrappandomi ai mobili.
Dico, zietta, tu sei una poltrona grassa
in volo, un tavolo da cucina durante un’escursione difficile senza stivali,
tu fai il giro della credenza come nessun altro, sei un divano
non mi piace mangiare. Meglio così tu invece sei
di buona forchetta. Dico piccola zietta, mia piccolissima zietta
(perché ora sta rimpicciolendo, proprio davanti a me)
lasciami cucinare per te, un pasto sano e gustoso
pungente d'aglio e i tuoi piedi balleranno
quando lo mangerai. Allora lei dice non
desideri mai andare al mercato e perderti
in vasi, frutta e stoffa a caso? Non vuoi
sperimentare con la pioggia, nasconderti nelle tempeste,
e coprirti di un sottile strato
di gocce di pioggia? Non vuoi vendere online
le unghie tagliate? Dice: guardati, con tutto il tuo linguaggio,
non sei mai diventata il fiore che avrebbe voluto tua madre
ma non è troppo tardi, vieni con me
e rovista nella terra davanti alla mia finestra,
sistemati in questo letto speciale, quello che
come si chiama si può coltivare e noi faremo pratica
ad aprirci e a chiuderci e con i nostri volti
seguiremo il sole fino alla fine.
STARGAZER
If I’m not looking at you,
forgive; if I appear
to be scanning the sky,
head thrown back, curious,
ecstatic, shy, strolling
unevenly across the floor
in front of you, my audience,
forgive, and forget what’s
happening in my cells.
It’s you I’m thinking of
and, voice thrown upwards,
to you I’m speaking, you.
I’m trying to keep this simple
in the time left to me:
luckily, it’s a slow
and selective degeneration.
I’m hoping, mainly, to stay present
and straight up despite
the wrong urge that’s taken hold,
to say everything, all
at once, to everyone, which
is what I’d like if only
I could stay beyond this moment.
SOGNATRICE
Se non ti guardo,
perdonami; se appaio
scrutare il cielo,
con la testa all'indietro, curiosa,
incantata, timida, girovagando
senza equilibrio sulla scena
davanti a te, mio pubblico,
perdonami e dimentica ciò che sta
accadendo alle mie cellule.
È a te che penso
e, con la voce in alto,
è a te che parlo, a te.
Cerco di farla semplice
nel tempo che mi resta:
fortunatamente, è una degenerazione
lenta e selettiva.
Spero, innanzitutto, di esser lucida
e rimanere onesta nonostante
l'errato impulso insinuato in me,
di dire tutto, tutto
subito, a tutti, che
è quello che mi piacerebbe, se solo
potessi restare oltre questo momento.
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