Gli inediti di Vanni Schiavoni
Questi testi di Vanni Schiavoni, che costituiscono l'incipit di un'ottima raccolta di prossima pubblicazione, mettono a fuoco con compiutezza alcuni dei temi cari alla poetica dell'autore, primo tra tutti lo spostamento contestuale nello spazio e nel tempo che qui si manifesta attraverso la figura dell'atleta, emblema di forza e bellezza fisica ma anche di rigore, compostezza e perseveranza. Mutuato sui modelli antichi della tradizione ellenistica, il soggetto impegnato nell'attico ginnico è anche individuo portatore di una storia, la propria, immersa in una più grande, che l'esito delle proprie prodezze, insieme all'arte, contribuiranno a tenere raccontata. Schiavoni, con un uso sapiente della parola e una raffinata costruzione del verso, riesce a ricreare una temporalità circolare, nella quale a diventare senza epoca sono le paure e le angosce dell'uomo e, contestualmente, le sue virtù e le imprese di cui è capace, destinate a permanere nel bronzo, sulla carta e dentro chiunque si assuma il compito di tramandare.
Si ricompone in superficie a pezzi
il figlio di Eeto che era stato tradito
in un sentimento aspro che annienta
e come parti del corpo di Assirto
lungo il canale che porta a Lussino
sale dal residuo degli abissi di Cherso
la tua vita bronzea di Apoxyómenos.
Strappato all’abbraccio asfittico della dimenticanza
a un sonno posato di lato e uno sull’altro
venti i secoli e quaranta i metri da contare
col modo infinito della tua adolescenza
riposata nell’acqua quarnerina come sansa
nell’immenso di un grande tormento
da salvare, serbarne il segreto
e all’ora propizia trainare in rada.
*
E potrai dire che è vero
il pantano in cui hai nuotato
quasi gigante e una forza di stagno
tiene assieme le fibre poderose
alla polpa vuota dell'avambraccio
ai capezzoli di rame, alla caviglia fragile
che ti fece covo sicuro di topi
e immersa più distante è persa
la posatura d’avorio degli occhi.
Fu questo, forse il peso a condannarti:
la gola della tempesta dalmata
che supponente sussultò dal cielo
col suo tumulto irrisolvibile
vi sorprese e t’inghiottì.
*
Tu, carne nella lotta
quando torni a raschiarti
vincitore o vinto o solo stanco
lo sai che non servirà a questa esistenza
né a qualcosa l’indifferenza che c’è
nel colore del bronzo
ma solo la tua impresa
impressa nella stasi.
La sostanza resiste e morde i suoni
quando le epoche sgranano ruvide e pagane
si soppiantano imbriacate
come non bastassero.
Ma finisce qui il tuo letargo liquido:
hai avuto gli anni per rovistare i fondali
sentire dall’immenso il lanciare sovrastante
di bombe a tremolarne la scorza.
Vanni Schiavoni (1977) ha pubblicato le raccolte poetiche “Nocte. Nascita di un solstizio d'inverno” (Firenze Libri, 1996), “Il balcone sospeso” (Lisi editore, 1998), “Di umido e di giorni” (Lietocolle, 2004), “Salentitudine” (Lietocolle, 2006), “Guscio di noce” (Lietocolle, 2012), “Quaderno croato” (Fallone, 2020). Ha curato l'antologia poetica “Rosso. Tra erotismo e santità” (Lietocolle, 2010). Ha pubblicato i romanzi “Come gli elefanti in Indonesia” (LiberArs, 2001) e “Mavi” (Emersioni, 2019). Come performer ha calcato, e continua a farlo, molti palchi in Italia con gli spettacoli “Quaderno croato e alte province” (in solo), “L(‘)at(t)itudine” (in trio con la cantante Martina Alberi e il chitarrista Renato Minguzzi) e “Gli atleti” (in duo col chitarrista Gregorio Pasanisi).
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