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Immagine del redattoreAlessandra Corbetta

Gli inediti di Michele Ortore

La poesia di Michele Ortore, come questi inediti palesano, ha qualcosa di straordinario, da intendersi innanzitutto nell’accezione etimologica del termine e cioè di extra-ordinarietà; Ortore, infatti, dimostra un’inconsueta capacità di giustapposizione di accurata ricerca terminologica, scaturente e volta all’ambito scientifico, e di fluidità del verso, che non perde mai la sua carica patemica. In altre parole, Ortore, pur mantenendo accesa la loquacità del componimento, non sottrae nulla all’accuratezza linguistica, alla precisione del dire. Così, quel processo di “doppia vista” che la vera poesia richiede e secondo il quale il piacere non deriva dalla prima vista, e cioè dalla visione ottica delle cose, bensì dalla seconda vista, additabile nell’immaginazione, si esplica in tutte le sue fasi e arriva qui a compimento. L’io esemplare, quell’everyman ben definito da Guido Mazzoni in Sulla poesia moderna (Il Mulino 2005), non fa sentire la mancanza dell’io identificativo e viceversa, perché Ortore, come in uno spettacolo teatrale riuscito, fa attuare al lettore la sua catarsi, restituendogli qualcosa che prima non aveva.



Meccanismi


non si può resistere

ai soffitti alti se non lasci

le imposte aperte, se non

permetti alla luce di tracciare


nello sci una manche può essere decisa

dalla testa del tracciatore, che dispone

le porte in base a principi di sicurezza

senza trascurare le fibre bianche,

l’indole e la capacità di curva

dei suoi atleti, cercando quale

duna di neve sarà meglio ferita

dallo spigolo, dal rapporto angolare

tra ginocchio e terreno


è fondamentale, nonostante tutto,

l’ordine in cui scenderanno


sei stata, forse sei, un karren del pomeriggio

l’imposta aperta nel calcare

qualcosa che scivola:



Compiti per casa


a Davide C.


era lì a pescare senza saperlo fare

voleva vivere il sepolcro per essere

nulla e finalmente finalmente


un giardino camminato dalla mente.


Compiti per casa.

Aprire lo spartito a pagina

- ogni affetto che si piega

- gassa dei ricordi

- non farlo crepuscolando


Ripassare:

- il punto in cui l'Islanda è vapore e meno mondo

- il vicino che afferra il cellulare e dice

"Ho una terzina giusto qui", senza concedersi

alcuna mazurka egolalica e lui

è davvero convinto di aver solo premuto tasti


Imparare a memoria anzi ri

accostare u

e slegarle dalla bocca

perché si compiano anche senza

confondersi



Diagnosi


Finché non abbia raggiunto un'adeguata conoscenza,

il paziente sarà mantenuto in come farmacologico.


Michele Ortore è nato a San Benedetto del Tronto nel 1987. Ha pubblicato la raccolta di poesie Buonanotte occhi di Elsa (Vydia, 2014, prefazione di Maria Grazia Calandrone) e la monografia La lingua della divulgazione astronomica oggi (Fabrizio Serra, 2014). Suoi testi sono leggibili in antologie e siti come «Nuovi Argomenti», «Poetarum silva», «Carteggi letterari», «Golden blog». Si occupa di lingua italiana e ha collaborato con il portale Treccani.it, Mondadori Education e Zanichelli; scrive di teatro e poesia per riviste cartacee e on line.


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